Fiume non permetterà che si calpestino i diritti delle minoranze

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Fiume non permetterà che si calpestino i diritti delle minoranze

La Croazia sta affrontando negli ultimi anni una crisi d’identità senza precedenti che sta mettendo a dura prova la società civile, costretta a incrociare i guantoni con perniciose frange nazionaliste e conservatrici che sembrano voler contrastare qualsiasi spinta al progresso, portando a una cupa medievalizzazione del Paese. Intendiamoci, fenomeni del genere esistono in ogni angolo del mondo, ma in alcuni “angoli” ottengono il consenso, più o meno tacito, degli organi istituzionali, che non reagiscono come dovrebbero nemmeno di fronte a una ripresentazione apologetica di periodi storici che ogni società civile vorrebbe poter cancellare dalla memoria collettiva. Nel nostro piccolo “angolo” del mondo si vorrebbero negare diritti umani acquisiti ed eliminare i meccanismi che li garantiscono. Diritti umani che vengono deliberatamente calpestati dai promotori di entrambe le iniziative referendarie che stanno inquinando l’aria in un Paese in cui stabilità è progresso non sono proprio dei punti di forza.

Rapporti di forza

Da una parte troviamo quelli che stanno cercando di propinare alle masse “la verità sulla Convenzione di Istanbul” dopo che il Sabor ha ratificato – con colpevole ritardo, ma lo ha fatto – questo importante documento, che permette al Paese di dotarsi di strumenti di tutela e di intervento nei casi di violenza contro le donne, cosa di fondamentale importanza per una società che ambisce a essere progressista, civile e libera. I referendisti vorrebbero, quindi, mantenere quei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi e quei pregiudizi, costumi, tradizioni basati sull’idea dell’inferiorità della donna.

Denominazioni accattivanti

Dall’altra parte troviamo un’altra iniziativa referendaria che ci cela dietro il nome accattivante “Il popolo decide” e che invita i cittadini a essere complici delle modifiche al sistema elettorale, che il “popolo” vuole sia più giusto e più equo. Talmente giusto da voler creare due “categorie” di deputati, quelli che possono e quelli che non possono esprimere il proprio giudizio su tutto. Nella fattispecie, i deputati delle minoranze non potrebbero avere voce in capitolo su questioni che riguardano il governo e il bilancio.

Silenzio istituzionale

Queste iniziative hanno trovato in Fiume un “osso duro” e il sindaco Vojko Obersnel è uno dei pochi che abbia espresso ad alta voce la propria opinione in merito, negando, peraltro, l’utilizzo del suolo pubblico “a chi promuove iniziative che calpestino i diritti umani”. Vox clamantis in deserto? È lecito chiederselo, perché tutto ciò avviene in un clima di silenzio istituzionale. Qui tacet, consentire videtur? Queste masse silenziose appoggiano la medievalizzazione della società oppure hanno paura di parlare? Oppure rischiano di essere corresponsabili? Sono argomenti che abbiamo affrontato col sindaco di Fiume al primo piano del Palazzo municipale, proprio mentre sotto il suo balcone si levavano dal Corso nuvole di farina che però non sono riuscite a coprire gli atti vandalici compiuti da “bande” di maturandi che inneggiavano al regime ustascia e imbrattavano con graffiti un monumento eretto in onore di chi ha contribuito a liberare Fiume dal nazifascismo, ignorando (???) che sono stati proprio questi regimi a produrre milioni di morti e inondare di sangue anche queste terre.

Un pericoloso revisionismo storico

Sindaco, dove sta andando la Croazia? Verso una deriva pericolosa?

È un dato di fatto che negli ultimi tempi in Croazia stanno prendendo piede idee conservatrici che purtroppo vengono avallate da buona parte del partito al potere. Il risultato di questo conservatorismo lo abbiamo davanti ai nostri occhi. Naturalmente, sono dell’avviso che questo non sia soltanto il risultato della situazione attuale, bensì di una sistematica noncuranza, negli ultimi 25 anni, nei confronti del sistema scolastico. D’altra parte, in questi 25 abbiamo assistito a intrallazzi più o meno pubblici con queste idee conservatrici, molto spesso abbinati a un pericoloso revisionismo storico. Ed ecco il risultato di questo atteggiamento.
Certa gente sfrutta poi in maniera abile gli strumenti garantiti da un sistema democratico, come quello del referendum. Attraverso il referendum si sta cercando di presentare il volere del popolo, e impugnando il volere del popolo si cerca di influire su documenti fondamentali della nostra società, dalla Costituzione alle leggi. Il referendum è, sì, uno strumento democratico, però non può essere organizzato nella maniera in cui viene fatto da noi, dove un gruppetto di dieci persone definisce in una decina di giorni il quesito referendario e inizia con la raccolta di firme, senza aver precedentemente organizzato dibattiti pubblici sulla questione, negando così ai cittadini la possibilità di sentire gli argomenti a favore e quelli contro.

Propinatori di menzogne

Il popolo decide? Mi sembra che il popolo abbia già deciso eleggendo i propri rappresentanti al Sabor?

Tutte queste iniziative sfruttano con destrezza dei concetti resi accattivanti in modo da risultare accettabili alla gente, a partire dall’iniziativa “per la famiglia”. In fin dei conti chi non è a favore “della famiglia”? In questo senso possiamo soltanto discutere sul modo in cui il termine “famiglia” viene concepito dalle persone. C’è qualcuno che sia contrario al concetto “per la vita”? C’è qualcuno che si opponga al fatto che “il popolo decide”, trattandosi di un fattore fondamentale della democrazia. Stiamo assistendo a un’abile manipolazione di questi concetti, del significato di queste locuzioni, delle parole e dei principi della democrazia. Una società bene ordinata non dovrebbe accettare cose del genere. Tantissime volte ho esposto l’esempio della Svizzera, il Paese che indice il maggior numero di referendum. In Svizzera, però, un referendum viene preparato per uno o due anni e non dal giorno alla notte. Ci troviamo allora nella situazione in cui le persone firmano qualcosa senza sapere precisamente cosa stanno firmando, perché accecati dalle menzogne.

Manipolazione di concetti

Limitare i diritti delle minoranze in un Paese civile è qualcosa di inconcepibile. Dovremmo avere un parlamento fatto esclusivamente da Croati puri, possibilmente cattolici osservanti (che vanno a messa, ma evitano il confessionale…), che magari maltrattano (impunemente) le proprie mogli?

Io mi sono dichiarato apertamente contrario al fatto che con un referendum vengano decise questioni che riguardano i diritti umani in genere e quelli delle minoranze nello specifico. Sono d’accordo che si possa discutere della validità di un sistema elettorale. Valutiamo pure se quello attualmente in vigore vada bene o no, se vada cambiato o no. Non possiamo accettare, però, che si cerchi di distinguere due tipi di deputati parlamentari, quelli “veri” e quelli con prerogative limitate. I promotori del referendum vogliono proprio questo. I deputati delle minoranze potrebbero, sì, fare i deputati, ma non potrebbero esprimere la propria opinione né votare su due questioni fondamentali, ossia sulla fiducia al Governo e sul Bilancio. Nessuno, però, ha messo in discussione i deputati della diaspora. Il bilancio non può essere votato gli appartenenti alle minoranze nazionali che vivono in Croazia e pagano le tasse in Croazia, ma lo possono fare quelli che né vivono né pagano le tasse in Croazia. È chiaro, quindi, che manipolando il concetto di “modifiche alla legge elettorale” si voglia limitare e ridurre i diritti acquisiti delle minoranze.

Diritti inviolabili

La storia insegna che quando le minoranze vengono prese di mira succedono cose bruttissime…

Dobbiamo partire dai principi fondamentali della Costituzione, ossia riconoscere e garantire a tutti i cittadini i diritti inviolabili dell’uomo, pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. In Croazia esiste una Costituzione che garantisce tutto ciò e noi siamo tenuti a rispettarla. Non possiamo permetterci di tollerare questa “moda” di voler cambiare la Costituzione mediante referendum. Alla Croazia è stato riconosciuto se non altro di aver risolto in maniera positiva la questione delle minoranze, dando ai rappresentanti delle minoranze nazionali la possibilità di essere impegnati nella vita sociale e politica del Paese. Limitare questi diritti è inammissibile.

La «maggioranza silenziosa»

Lei è uno dei pochi a essersi esposto in prima persona. Questo silenzio generale potrebbe essere indicativo della situazione nella nostra società?

Sono convinto che ci siano tantissime persone che la pensano come me, ma nella nostra società esiste purtroppo una “maggioranza silenziosa”. Le persone che svolgono funzioni pubbliche elettive hanno anche il dovere e la responsabilità di esporre pubblicamente le proprie opinioni in modo da indurre questa “maggioranza silenziosa” a una reazione. Il mio intervento è stato bene accolto a Fiume e credo lo abbia dimostrato anche la “marcia per la libertà” di sabato scorso, che ha assunto un significato ben più ampio di una mera protesta contro i tentativi di limitare i diritti delle donne a disporre del proprio corpo. Quella marcia è stata in effetti un grido di protesta contro la lesione dei diritti dell’uomo in genere, non soltanto delle donne vittime di violenza, ma anche delle minoranze nazionali, delle comunità omosessuali.

Deluso dai politici

Il silenzio concede alla “minoranza rumorosa” la possibilità di imbrogliare e raggirare l’opinione pubblica?

Se nessuno fa capire alla gente che si tratta di una manipolazione della democrazia, allora sì, l’opinione pubblica viene ingannata. Devo ammettere di essere deluso da alcuni miei colleghi, politici, specialmente da quelli che operano nell’area della sinistra liberale, i quali non hanno ritenuto opportuno esprimere pubblicamente e in maniera decisa la propria opinione su questo argomento.
Si tratta forse di un tentativo di “inquinamento ideologico” di Fiume, una città storicamente aperta e multiculturale, tollerante, che è stata sempre una spina nel fianco per buona parte della leadership politica del Paese?
L’apertura, la tolleranza e la convivenza sono caratteristiche peculiari di questa città e dei suoi cittadini. Questi 25 anni di noncuranza nei confronti dell’educazione civica nell’ambito del sistema scolastico, dando allo stesso tempo sostegno alle idee conservatrici, la mancata reazione della società a determinati fenomeni si sono riflettuti anche su Fiume. Sono convinto, però, che Fiume saprà reagire e resistere a queste tendenze. Ce ne siamo potuti rendere conto anche sabato in occasione della “Marcia per la libertà”.

Ingerenze della Chiesa

In Croazia viene tollerata anche l’intromissione della Chiesa nella politica, nelle questioni della società. Com’è la situazione a Fiume in questo senso?

Sia io personalmente che la Città come unità d’autogoverno locale abbiamo degli ottimi rapporti con l’Arcivescovado e incontro molto spesso l’arcivescovo, mons. Ivan Devčić, per il quale posso dire che per le sue idee e vedute è un vero “arcivescovo fiumano”, sempre aperto e disponibile al dialogo, un dialogo improntato alla tolleranza. Purtroppo, nel resto del Paese la situazione è decisamente diversa. Parlando di ingerenza della Chiesa nelle questioni politiche, ciò è impensabile nella maggior parte dei Paesi europei, anche in quelli che hanno una componente cattolica marcatamente pronunciata, come l’Italia e la Spagna. Nessuno mette in dubbio l’importanza della fede, ma in questi Paesi è impensabile che la Chiesa cerchi di influire in maniera così marcata sulla società.

Se la laicità è un ostacolo…

Sembra abbiano il consenso di chi sta al potere…

Si tratta di un’interazione. Anche in Italia esiste un accordo tra il Vaticano e lo Stato italiano, addirittura più forte e concreto rispetto alla Croazia, ma nonostante ciò in Italia non possiamo assistere a una partecipazione attiva della Chiesa nella vita politica del Paese. Tutto dipende poi dal modo in cui viene interpretato il concetto di Stato laico, che per definizione dovrebbe perseguire una chiara separazione tra potere religioso e potere politico, rivendicando la propria indipendenza da ogni condizionamento di tipo confessionale e lasciando che le rispettive organizzazioni gestiscano come meglio credono le questioni di fede. Se succede, però, come è successo in Croazia, che una persona che ricopre l’incarico di vicepremier (Davor Ivo Stier n.d.a.) affermi pubblicamente che la laicità rappresenta un ostacolo verso il pluralismo, non possiamo aspettarci niente di meglio di quello che stiamo vivendo oggi.

La verità va detta ad alta voce

Abbiamo tanti motivi per poter essere orgogliosi della nostra città. Si può fare di più?

Anzitutto sono dell’avviso che sia assolutamente necessario parlare, esprimere le proprie opinioni e spiegare alla gente quello che sta succedendo. Ripeto ora il concetto che avevo espresso sabato scorso e cioè che non dobbiamo aver paura di parlare. L’unico modo per contrastare i fenomeni che si stanno verificando nella nostra società è quello di parlare, di dire la verità ad alta voce. Credo che la maggioranza dei nostri concittadini la pensi in questo modo e che a Fiume non accadranno cambiamenti rivoluzionari in questo senso. Fiume, naturalmente, fa parte della Repubblica di Croazia e dovrebbe essere più impegnata in certi altri segmenti per evitare che si ripetano certe cose. Se vi ricordate, quando è stato indetto il referendum “per la famiglia”, Fiume e l’Istria sono state quasi le uniche in Croazia ad aver bocciato il referendum. Personalmente mi aspetto che su queste questioni scottanti si esprimano anche le istituzioni competenti. Non posso accettare che sventolando i principi della democrazia vengano messi in predicato i diritti dell’uomo, i diritti acquisiti delle minoranze. È chiaro che la situazione impone alla Corte costituzionale di esprimersi. È interessante osservare in che modo si manifesti questa manipolazione. A me viene rinfacciato di aver fatto qualcosa nonostante diversi “noti esperti costituzionali” avessero affermato il contrario. Io sono un funzionario pubblico e anche se non lo fossi avrei il diritto di esprimere la mia opinione. Ma cosa vuol dire “noto esperto costituzionale”? L’unica sede presso la quale possono essere discussi certi argomenti “costituzionali” è la Corte costituzionale. Non possiamo mettere sullo stesso piano i presunti e sedicenti “esperti costituzionali” e i giudici della Corte costituzionale. Credo che sia giunto il momento che la Corte costituzionale assuma una posizione in merito.

«Pro et contra»

Lei è stato già oggetto di denunce e altre sembra siano in arrivo…

Beh, al giorno d’oggi tutti possono denunciare penalmente tutti. Per quanto mi riguarda, non è né la prima né l’ultima denuncia nei miei confronti, ma ciò non mi turba minimamente.

Indire un referendum costa e a pagare sono i contribuenti…

Certo, bisogna pensarci sopra, anche se i costi di un referendum non dovrebbero rappresentare un fattore limitativo. La cosa che mi disturba maggiormente è che i referendum che vengono proposti non sono stati preparati. Lo sono certamente i promotori, ma un’iniziativa referendaria dovrebbe essere assolutamente preceduta da un ampio dibattito pubblico. Il modo in cui oggi vengono raccolte le firme consente una chiara manipolazione dei fatti.

Il ruolo dei media?

Questo è uno dei motivi per i quali ho addotto la Svizzera come esempio. Un anno o due prima che si cominci con la raccolta delle firme viene aperto un dibattito durante il quale i cittadini hanno la possibilità di sentire tutte le campane, i proponenti e gli oppositori, e di crearsi un’opinione in merito. All’opinione pubblica devono essere forniti tutti gli argomenti “pro et contra”.

Consiglio, maggioranza assicurata

Il Consiglio cittadino non è troppo omogeneo. Qual è la posizione dei consiglieri in merito a queste iniziative referendarie?

Ho potuto constatare che gran parte dei consiglieri cittadini, anche quelli che rappresentano per me l’opposizione in sede di Consiglio, erano presenti alla “Marcia per la libertà”. Per quanto riguarda la “concezione del mondo”, credo che la maggioranza in Consiglio sia assicurata.

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