Sissano, ovvero il coraggio di battersi per l’italianità

0
Sissano, ovvero il coraggio di battersi per l’italianità

  
Sissano ha festeggiato mezzo secolo di scuola in lingua italiana, istituzione che è sinonimo di affermazione identitaria, crescita civica e culturale della cittadina. Sono trascorsi cinquant’anni dopo l’operazione di recupero della propria italianità avvenuta nell’anno scolastico 1967/68 con la riapertura della Sezione scolastica, oggi periferica, dell’elementare “Giuseppina Martinuzzi” di Pola. Alla locale Comunità degli Italiani si è voluto rendere la cittadina partecipe di questa ricorrenza, importante per un’attività formativa istituzionalizzata, che impartendo le prime nozioni basilari, insegnando a leggere e a far di conto, ha formato e cresciuto molte generazioni sissanesi; alunni che poi sono diventati studenti, genitori, a loro volta insegnanti, lavoratori professionisti, rispettabili cittadini. Tutti assieme, si sono ritrovati, alunni di ieri e di oggi, genitori di alunni di domani, in una festa collettiva fatta di ufficialità, di discorsi, di riconoscimenti ai tanti insegnanti che hanno contrassegnato la storia della sezione e ai direttori della scuola centrale, di omaggi agli allievi della prima generazione dell’epoca della riapetura, di menzioni onorevoli per ben 90 ex alunni della scuola, di canzoni solenni del coro della CI, diretto da Franca Moscarda, esibizioni esuberanti in dialetto sissanese degli attuali scolaretti e mega-foto di gruppo sul palcoscenico.

Ripercorse le tappe storiche

E quel che conta in particolare, sono state percorse le tappe storiche degli anni del ripristino dell’istruzione in lingua italiana a Sissano. Nel ruolo di presentatori del cerimoniale, Valmer Cusma e Manuela Mišan hanno salutato e chiamato a intervenire Antonio Dobran, presidente della Comunità degli italiani di Sissano, promotrice dell’evento, graditi ospiti nonché autorità quali il vicepresidente del Sabor, deputato della CNI e presidente dell’UI, Furio Radin, il vicepresidente della Regione istriana e presidente della Comunità degli Italiani di Pola, Fabrizio Radin, il Console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri. Presenti in sala pure la vicepresidente della Regione istriana, Giuseppina Rajko, il sindaco di Lisignano, Marko Ravnić e la consigliera comunale Laura Manzin con brevi sentiti complimenti. Nel raccontare l’impresa storica della Sezione e il suo cammino didattico, Antonio Dobran non ha celato entusiasmo e sprazzi di emozione. Partenza da quel famigerato 1951 che fece chiudere la scuola italiana in maniera assai poco gentile per poi rinascere dalle ceneri nell’anno scolastico 1967/68, incominciato con il breve capoclassato dell’insegnante Simeone Craisa, poi assunto dall’ancora compianta Alice Poropat nata Mariani, maestra che per più tempo di altre guidò la Sezione con successo. A ritmo di prime nenie e filastrocche con cui erano ripartiti gli insegnamenti negli anni Sessanta, Antonio Dobran ha completato il viaggio di ritorno nella storia della scuola. I controlli delle “pignole” commissioni pedagogiche di allora non ebbero nulla da eccepire a proposito della qualità dell’insegnamento. Parole di encomio particolare non sono mancate per coloro che diedero il maggior contributo al ritorno degli scolari italiani: Ludovico Dobran in primis (che tra l’altro di casa in casa raccolse le firme dei genitori per ridare una formazione in lingua italiana ai propri figli), Massimiliano Volghieri (attento a impedire che l’iter di riaccensione della Sezione non si infrangesse sugli ostacoli della burocrazia), Luigi Ferri, Petar Radolović, Paolo Lettis, Anton Crnobori, Antonio Borme e altri ancora. Nei saluti rivolti a nome della Regione istriana, Fabrizio Radin si è congratulato con tutti, inclusi i genitori che ancora insistono a iscrivere i propri figli alla scuola italiana, il personale scolastico, gli ex ed attuali direttori e consulenti pedagogici della Martinuzzi (Mario Lonzar, Mario Stepcich, Susanna Cerlon, tutti presenti), ma i complimenti più sentiti sono andati ai sissanesi alla loro tenacia nel conservare la loro dignità italiana. Qui l’augurio per altri secoli di autentica identità sissanese.

Forza e orgoglio

La parola quindi all’On. Furio Radin con considerazioni veritiere sul destino di coloro che vogliono la chiusura delle scuole: non avranno mai fortuna, come nemmeno i sistemi totalitari che mai hanno avuto esito felice. Grazie ai tempi cambiati negli anni 60, i sissanesi, ma anche i polesani, che sempre hanno voluto che la scuola venisse riaperta, erano riusciti nell’intento. Ora, con fenomeni di nuovo risveglio nazionalista, a chi vorrebbe chiudere, Furio Radin dice: “Non ce la farete o per un improbabile caso contrario, non avrete mai fortuna”, a differenza di Sissano che ha dimostrato forza e orgoglio. Grazie per tutto questo. Dal Console generale Palminteri ancora compiacimento per la celebrazione che rievoca un avvenimento importante nella vita della Comunità. Lunga vita alla medesima, che da sempre ha voluto studiare nella propria lingua. L’excursus dei cinquant’anni di esistenza è stato completato con la visione di una piccola mostra (ritagli di vecchi giornali de La Voce del Popolo).
La manifestazione è stata preceduta da due cerimonie di deposizione di corone di fiori in segno di riconoscenza sulle tombe di Alice Poropat (Cimitero di Pola) e di Ludovico Dobran (Camposanto sissanese) in presenza della vedova Maria Dobran.                                                     

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display