Il Rijeka non trova l’uscita dal tunnel della crisi

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Il Rijeka non trova l’uscita dal tunnel della crisi

Il Rijeka è messo davvero male se, come aveva annunciato il tecnico Matjaž Kek, la sfida con l’Osijek doveva essere la partita della verità, per dimostrare che la squadra è sulla buona strada. Con il pari (1-1) ci ha guadagnato soltanto la Dinamo. L’Osijek ha stappato una bottiglia di champagne (a Rujevica il pari è un successo per chiunque), mentre il Rijeka si è bevuto due gocce di veleno (punti persi), confermando di essere in crisi d’identità. Viene spontaneo chiedersi dove sia sparita quella squadra che nella fase discendente dello scorso campionato aveva macinato punti e gioco, collezionando a Rujevica sette vittorie su sette (Istra 1961, Dinamo, Lokomotiva, Cibalia, Osijek, Inter e Hajduk)? Mettendo paura alla Dinamo, che dopo un +15 rispetto al Rijeka si era “impossessata” del titolo dopo la prima parte del torneo.
Dov’è sparito quel Rijeka dal pressing alto e gioco armonioso, tanta velocità e fantasia, ma soprattutto dai tanti gol (37-14 e 35 punti), squadra della quale i tifosi andavano fieri? Nella sfida con l’Osijek si è visto poco o niente. Un gol di Heber, che la Var avrebbe annullato per fuorigioco, e tanto disordine, soprattutto a centrocampo, dove Kek ha iniziato con Grahovac e Capan, dimenticando il fantasioso Lončar, entrato dopo la papera di capitan Sluga, che si è fatto infilare su calcio di punizione da pivellino. Costruendo un muro troppo breve… Dentro anche Čanađija nel finale, ma la squadra non si sbloccava. Era troppo tardi per una partita tutta in salita, preparata male con una formazione sbagliata. Spesso non sono in forma i singoli giocatori, ora sembra che a essere in crisi sia l’allenatore. Quattro trofei conquistati in cinque anni e mezzo – due Coppe Croazia, un campionato e una Supercoppa – nonché tre qualificazioni alla fase a gironi di Europa League, sono un bilancio strepitoso. Mai nessuno come Matjaž Kek. Ora, però, questa squadra sembra non essere firmata da Kek. Con un gioco difficilmente digeribile e una tattica difensiva che è come un pugno allo stomaco… Una squadra lenta e macchinosa, poca transizione e reparti che si cercano con il cannocchiale. Sprecona con l’Hajduk (1-1) – spalatini mai così deboli – e un colabrodo con l’Istra 1961 (3-3), che avrebbe meritato di vincere, come del resto l’Osijek (1-1) domenica scorsa. Sei punti gettati alle ortiche nelle prime sei partite casalinghe. Il Rijeka è imbattuto come la Dinamo, ma con quattro pareggi, che equivalgono a due sconfitte. Sei punti. Due le sconfitte della Lokomotiva, a quota 13 come il Rijeka, squadre che si affronteranno sabato a Zagabria. Sarà un’altra partita della verità?
Il Rijeka è a meno quattro dalla Dinamo grazie al pareggio al Maksimir. Finalmente un pari, in trasferta, a conferma che il Rijeka ha perso la propria identità. In casa non riesce a costruire gioco, fuori dalle mura amiche si difende e colpisce in contropiede. Maurizio Sarri, ex Napoli e ora Chelsea, aveva detto che se qualche sua squadra avrebbe giocato “difesa e contropiede” sarebbe ritornato a lavorare in banca…
Da oltre tre mesi (11 giugno, inizio della preparazione) Kek ha a disposizione tutti gli uomini: nessuno se n’è andato. Una decina di amichevoli, sette partite di campionato e due in Europa, ma la squadra non c’è. Né schemi, né uomini pronti a lottare con il coltello tra i denti, ma soltanto tanta confusione e frasi confezionate prima e dopo ogni partita. Una squadra dall’identità perduta.
Sabato con la Lokomotiva per il Rijeka sarà sicuramente la partita della verità.

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