Il «duro» che costruirà il nuovo Rijeka vincente

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Il «duro» che costruirà il nuovo Rijeka vincente

“Mi scuso…”. “Perdonatemi…”. Igor Bišćan, nuovo allenatore del Rijeka, sembra andare in giro per la città vestito da uomo sandwich, con queste parole stampate sulle spalle. Si scusò anche con il sottoscritto quando gli raccontai che più di dieci anni fa, mentre era in forza al Panathinaikos, non si presentò a un appuntamento per un’intervista. I greci all’epoca erano in preparazione a Bormio. Lunedì scorso mi spiegò anche il motivo di quell’assenza. Alcuni colleghi zagabresi lo avevano “crocifisso”, dopo uno dei suoi numerosi… colpi di testa, le classiche “cassanate”. Come quando abbandonò la nazionale, andandosene nel cuore della notte; oppure quando chiuse le porte della Dinamo all’epoca dell’allenatore Ante Čačić; oppure quando malmenò un tassista…
Non intendiamo spargere altro sale sulla ferita del rapporto con i tifosi fiumani, quelli radicali dell’Armada, ma il tecnico ha dimostrato di avere gli attributi di un toro dell’Andalusia… I tifosi stanno esagerando, farebbero meglio a guardarsi allo specchio e fare un esame di coscienza.
Igor Bišćan, dunque, nuovo allenatore del Rijeka, è un duro con le idee chiare. Niente compromessi e peli sulla lingua nella comunicazione con i giocatori. L’onestà nei confronti degli uomini che allena è il suo cavallo di battaglia. In questi anni di carriera in panchina ha vinto tutto. Con il Rudeš ha ottenuto la promozione nella massima divisione croata, con l’Olimpija di Lubiana vinse la scorsa stagione il campionato e la Coppa nazionale. Non sposando la linea del padrone Milan Mandarić e dei suoi collaboratori, a fine stagione salutò tutti. Era ormai a Cipro, a Famagosta, quando gli arrivò la telefonata dei sogni, quella di Srećko Juričić, direttore sportivo del Rijeka. Con il presidente Damir Mišković sono bastate poche parole per trovare l’intesa.
Il giorno in cui il Rijeka batteva l’Hajduka a Spalato (1-0), dopo aver trionfato anche nella prima partita a Cantrida (2-1), conquistando la Coppa Croazia dopo 27 anni (2005), Igor Bišćan vinceva ai rigori la Champions League con il Liverpool a Istanbul contro il Milan, dopo che i “diavoli” furono in vantaggio di 3-0. Bišćan, uno dei migliori giocatori in quella stagione, era in panchina e non entrò in campo. Una scelta tecnica di Rafael Benitez. “Meglio così, forse avrei rovinato tutto”, ha detto nei giorni scorsi, parlando un gran bene di Benitez, della sua filosofia calcistica, di un allenatore da cui ha imparato molto. Oggi il suo modello sono ovviamente Klopp e il Liverpool, che considera con il Manchester City e la Juventus tra i candidati per la conquista della Coppa con le grandi orecchie.
Il Liverpool è la curva Kop – tifosi che cantano meglio dei Beatles – ed è importantissima: dà la spinta in tante partite, un modello da seguire. Quello che Bišćan attende dalla curva Nord di Rujevica. Non si crea illusioni: sa che sono le vittorie, dopo le ripetute scuse fatte a tutti e per tutto quanto successo vent’anni fa, l’unico mezzo per accattivarsi le simpatie dei tifosi. Anche quelli più radicali, se veramente l’amore per il Rijeka è al primo posto.
Venerdì a Zaprešić Igor Bišćan inizia l’avventura sulla panchina fiumana. Poi sarà la volta di Spalato. Due trasferte impegnative. Fare punti è d’obbligo, per la situazione in classifica, ma soprattutto per dimostrare a quei tifosi ultrà che Damir Mišković ha ingaggiato l’uomo giusto per calcare le orme di Matjaž Kek. Bišćan è deciso: va a caccia del secondo posto e dell’Europa. Merita fiducia.

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