Sempre più lontani dai valori liberali

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Sempre più lontani dai valori liberali

Gli avvertimenti riguardanti il rafforzamento della destra populista in Europa hanno preso forma e sono diventati realtà. In alcuni Paesi membri dell’UE i partiti populisti di destra sono già al governo, da soli o in coalizione con altre forze politiche; è successo in Austria, in Italia, nella Repubblica Ceca, in Ungheria, in Polonia… La loro forza, cresciuta in particolare dopo il referendum sulla Brexit, potrebbe riversarsi anche sul blocco di partiti antiliberali e separatisti rappresentati nell’UE. Il progetto UE corre dunque un rischio serio. Constatarlo non basta. Per fermare questa tendenza non basta lanciare avvertimenti e scandire slogan. Bisogna, innanzitutto, chiedersi che cosa stia alla base di questa crescita della destra populista. L’Europa democratica non potrà fermare il dilagare dei partiti di estrema destra se non si soffermerà a ragionare sul proprio ruolo e sulle proprie responsabilità. Purtroppo, questa necessità non è ancora avvertita. L’establishment UE continua al momento a cercare le risposte al fenomeno in atto in luoghi dove non le troverà. Il Partito popolare europeo e il Partito socialdemocratico europeo (che includono l’HDZ, rispettivamente l’SDP, e che attualmente governano l’UE), continuano a non vedere, o a non essere consapevoli del fatto che la destra estrema e populista ha una visione e un progetto ben chiari: un’Europa “fortezza” nei confronti dei migranti, “cristiana”, basata sugli Stati nazionali, sulla postdemocrazia illiberale e sui regimi autoritari. Siffatta destra sta ottenendo via via sempre maggiori consensi. C’è quindi da chiedersi che cosa ci possiamo aspettare alle prossime elezioni europee? C’è da riflettere se i nazionalismi e i valori etnici avranno la meglio sull’attuale idea dell’Europa fondata sul multiculturalismo, sulla democrazia liberale, sulla tolleranza? Nonostante tra i partiti della destra populista e radicale ci siano forti differenze non bisogna dimenticare che alcuni valori di fondo rappresentano uno straordinario collante. Pensiamo alla postdemocrazia, un concetto che presuppone l’abbandono della democrazia basata sui valori liberali; o a quello di Stato nazionale in cui la comunità etnica più numerosa ha il primato e esclude il diverso, le minoranze e gli immigrati.
Al momento la battaglia non è tra la “destra” e la “sinistra” bensì tra i globalisti – che sono sia di sinistra sia di destra, e i sovranisti, i cosiddetti patrioti, che sono pure loro sia di sinistra sia di destra. Ma anche questo è solo quanto appare in superficie. Sotto agiscono una “destra” che fragorosamente e ingenuamente propaga le sue idee nella convinzione di combattere il “pericolo comunista” e una “sinistra” che avverte sull’imminente “rischio della deriva fascista”. Nella sostanza sia gli uni sia gli altri ricorrono a una retorica e a metodi ideologici obsoleti e continuano ad accusarsi a vicenda facendo così (consapevolmente o inconsapevolmente) il gioco di chi amministra nel mondo il capitale, il debito pubblico, il patrimonio, l’esercito, le armi, le risorse d’acqua, greggio, gas…. Questi signori non si candidano alle elezioni, i cittadini non li votano e non li conoscono; ma loro non hanno bisogno del consenso per svolgere il loro lavoro e per curare i loro interessi. Stando ai dati dell’FMI il debito pubblico mondiale è salito a oltre 140mila miliardi di dollari. I debitori sono proprio quelli che si occupano di democrazia e che pensano alle strategie elettorali: la “destra” e la “sinistra”. L’uno per cento di questi potenti che governano il mondo dispone con circa il 46 p.c. della ricchezza globale. Un altro 9 p.c. di ricchi dispone di un ulteriore 40 p.c. della ricchezza complessiva. La maggior parte della popolazione (70 p.c.) che vota, sceglie Parlamenti, governi, consigli di “destra” o di “sinistra”, ma dispone di non più del 3 p.c. della ricchezza globale. È questo il punto sul quale bisogna riflettere e del quale bisogna prendere coscienza perché altrimenti non ci saranno passi avanti nello sviluppo della società, della democrazia e delle libertà.

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