Karadžić condannato, il suo progetto no

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Karadžić condannato, il suo progetto no

Con la sentenza di primo grado il leader dei serbi di Bosnia, Radovan Karadžić, era stato riconosciuto colpevole e condannato a 40 anni di reclusione. In seguito la Corte d’appello del Meccanismo per i Tribunali penali internazionali ha emanato la sentenza definitiva con la quale Karadžić è stato condannato all’ergastolo. Il leader dei serbi di Bosnia è stato processato per genocidio, crimini contro l’umanità, pulizia etnica ai danni dei musulmani e dei croati. La sentenza però ci parla anche di quello per cui Karadžić non è stato condannato, ma che è strettamente legato ai crimini che ha commesso. Dopo quest’ultima sentenza si pongono alcune questioni importanti: era possibile processare Karadžić per aver commesso i crimini più gravi in Bosnia e nello stesso tempo sottacere completamente e amnistiare il progetto per il quale si era battuto? Com’è possibile che la Repubblica di Serbia quale Stato venga esclusa dal contesto delle responsabilità? È indicativo il fatto che nel corso del lungo procedimento giudiziario contro Karadžić non sia stata posta la questione dell’Accordo di Dayton, che di fatto ha legalizzato ciò che Karadžić e i suoi collaboratori hanno conseguito.
In quest’ambito non dobbiamo dimenticare che la Serbia è diventata uno Stato sovrano e indipendente in base alla sua Costituzione del 28 settembre 1990, un anno prima della proclamazione dell’indipendenza della Slovenia e della Croazia: da quella data l’Armata popolare jugoslava è diventata di fatto un esercito serbo, che ha offerto poi un sostegno importante dall’ottica militare, finanziaria e logistica ai serbi di Bosnia. Del resto le paghe degli ufficiali dell’esercito della Repubblica Srpska continuavano a essere corrisposte da Belgrado.
La Bosnia ed Erzegovina, oggi, a 23 anni dalla firma dell’Accordo di Dayton continua a essere ostaggio delle circostanze internazionali degli anni Novanta, che definirono il carattere del Trattato di pace. Gli Stati Uniti e l’UE fin dall’inizio della guerra in Bosnia basavano tutti i piani di pace sul principio etnico e “risolvevano” i problemi richiamandosi alla situazione di fatto, frutto dell’azione di Karadžić e dei suoi più stretti collaboratori, con l’appoggio di Belgrado. Quello che Karadžić rilevava negli anni Novanta, ossia che “il carattere del nuovo Stato serbo sarebbe stato esclusivamente etnico”, coincide pienamente con il comportamento tenuto dalla comunità internazionale. È particolarmente scioccante il fatto che a partecipare a tutto questo sia stata anche l’UE.
L’Accordo di Dayton contempla un elemento pericoloso per tutti, ossia il fondamentale pomo della discordia per il quale è scoppiata la guerra: la questione se la Bosnia ed Erzegovina sarà uno Stato unitario o diviso. Proprio per tale motivo l’attuazione di questo documento si configura spesso oggi come la continuazione della guerra con altri mezzi.
Proprio l’accordo di Dayton ha creato una struttura di potere che ha permesso ai nazionalisti di restare in sella fino a oggi e di impedire l’ulteriore sviluppo dei processi democratici in Bosnia ed Erzegovina. Per tale motivo appare illogica la sentenza del Tribunale penale internazionale con la quale Radovan Karadžić è stato, giustamente, condannato all’ergastolo, senza però che in questo contesto sia stato menzionato il progetto per il quale egli ha commesso i crimini. In questo modo non si è fatto altro che amnistiare la comunità internazionale (in particolare l’UE) dalle sue responsabilità, ovvero dal fatto di aver permesso che scoppiasse la guerra, che si verificassero il genocidio e gli altri crimini e in ultima analisi che venisse legalizzato il progetto per il quale sono stati processati Karadžić e gli altri. Tutto questo può essere compreso da un punto di vista logico? Ben difficilmente. Per cui la cosa migliore è forse chiedere aiuto a George Orwell: “Ma come posso fare a meno…” borbottò Winston “come posso fare a meno di vedere quel che ho dinanzi agli occhi? Due e due fanno quattro. Qualche volta, Winston. Qualche volta fanno cinque. Qualche volta fanno tre. Qualche volta fanno quattro e cinque e tre nello stesso tempo. Devi sforzarti di più. Non è facile recuperare il senno”.

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