Prima l’America. E dove sta l’Europa?

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Prima l’America. E dove sta l’Europa?

Si è concluso con l’approvazione di una Dichiarazione congiunta il Summit NATO svoltosi l’11 e il 12 luglio a Bruxelles. “Noi capi di Stato e di governo dei 29 Paesi membri dell’Alleanza atlantica ci siamo incontrati a Bruxelles nel momento in cui la sicurezza dei nostri Paesi e il diritto internazionale stanno vivendo sfide importanti”, si legge nel documento che si sviluppa in 80 punti e riafferma l’unità politica dei Paesi membri della NATO, non riuscendo però a evitare il prosieguo del dibattito e delle polemiche tra l’UE e gli USA. I media hanno dedicato grande attenzione alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente USA Donald Trump che si è più volte soffermato sul futuro della NATO e che non ha mancato di esprimere considerazioni critiche nei confronti della Cancelliera tedesca Angela Merkel, che, a detta di Trump, starebbe lavorando a due politiche distinte con la Russia. Ad esempio, rimane da vedere se il progetto Nord Stream diventerà un progetto comune a tutti i Paesi NATO che fanno parte anche dell’UE o se questo continuerà ad essere un progetto tedesco. Ma la vera questione rimane sullo sfondo: conta quanto emerge dalle polemiche o quanto è stato concordato a Bruxelles? Per capirlo va puntualizzata una cosa: nessuno ha posto in questione l’organizzazione interna della NATO, né le modalità di funzionamento dell’Alleanza atlantica. Dunque, la competenza a nominare il comandante supremo della NATO in Europa rimane in capo al Presidente degli Stati Uniti. È stato inoltre confermato il primato degli USA anche per quanto riguarda l’allargamento dell’Alleanza e la sua presenza nei Paesi dell’Est Europa.

Più soldi per la difesa

Ancora, Trump ha fatto presente in modo molto chiaro agli alleati che devono innalzare i finanziamenti destinati alla difesa. A parte la Grecia (2,32 p.c.), l’Estonia (2,14 p.c.), la Polonia (2,01 p.c.), la Gran Bretagna (2,14 p.c.) e gli USA (3,58 p.c.), tutti gli altri Paesi membri, inclusa la Croazia (1,27 p.c.) destinano alla difesa un importo inferiore al 2 p.c. del PIL. Va detto quindi che Trump ha ragione perché gli USA versano nelle casse NATO 683.414 miliardi di dollari, mentre l’importo complessivo versato alla NATO da tutti i Paesi che sono membri anche dell’UE e i Paesi non membri dell’UE ammonta a 242.234 miliardi di dollari (dati NATO per il 2017). “Sembra che io non possa prendere da solo la decisione sull’uscita dalla NATO. Deve esserci l’assenso del Congresso. Ma questo non sarà necessario considerato che tutti i Paesi membri dell’Alleanza si sono detti concordi sulla necessità di incrementare gli stanziamenti destinati alla NATO”, ha detto Trump ai giornalisti al termine del summit. Va detto anche che durante gli incontri il Presidente USA ha rivolto dure critiche alla Germania e ad alcuni altri Paesi alleati riguardo all’atteggiamento nei confronti dell’Ucraina. Molto probabilmente perché non condivide la posizione della Merkel stando alla quale “l’Europa deve impostare il suo futuro con le proprie mani”. Ma a complicare ulteriormente la situazione c’è anche la guerra dei dazi tra l’UE e gli USA iniziata dopo che Trump ha abbandonato il G7 e avviato i preparativi per il dialogo con Putin. Uno scenario visto con il fumo negli occhi dall’Unione considerato che proprio Trump preme su Bruxelles perché proroghi le sanzioni alla Russia. Ma in tema di rapporti tra NATO e UE vanno citate anche alcune altre circostanze che incidono direttamente pure sulla Croazia e sulla sua politica estera e di difesa. Prima tra tutte la conferma della subordinazione dell’UE all’Alleanza atlantica in linea con l’Accordo di Maastricht nel quale è stabilito che “l’UE (inclusa la Croazia) rispetta gli obblighi dei suoi Paesi membri che ritengono che la loro difesa poggi sulla NATO“.

Difesa UE

Inoltre, nel Protocollo 10 dell’Accordo sull’Alleanza atlantica sta scritto: “La NATO rimane la base della difesa UE”. Ebbene, tutto questo ha trovato conferma nella Dichiarazione approvata prima del vertice di Bruxelles nella quale si legge, tra l’altro, che “la NATO proseguirà a realizzare il suo ruolo di pietra miliare della difesa collettiva di tutti i Paesi alleati nell’ambito degli sforzi dell’UE tesi a rafforzare la NATO”. Ma nel concreto quali sono gli obblighi dei Paesi alleati? Ad esempio il Presidente francese Emmanuel Macron ha promesso che entro il 2024 la Francia destinerà alla difesa il 2 p.c. del Pil attualmente lo stanziamento si ferma all’ 1,81 p.c.). Complessivamente Trump ha ottenuto un aumento degli stanziamenti per la difesa pari a 33 miliardi di dollari. Entro il 2024 si prevede che gli alleati europei e il Canada aumenteranno i rispettivi stanziamenti per la difesa di complessivi 266 miliardi di dollari portando così il Bilancio NATO a quota 1.000 miliardi. A questo punto è fondamentale capire che cosa significa l’accoglimento della richiesta di Trump: l’incremento dei finanziamenti consentirà di equipaggiare ulteriori 30 battaglioni meccanizzati, 30 gruppi aerei e 30 navi da guerra. All’opinione pubblica vanno però fornite notizie esaustive sullo stato dell’arte e va detto che la portaerei USA “Harry S. Truman” si trova nel Mediterraneo e che lo affiancano l’incrociatore “Normandy” e i cacciatorpedinieri “Arleigh Burke”, “Bulkeley”, “Forrest ShermaneFarragut”, “Jason Dunham” e “The Sullivans”. Accanto a questi nel Mediterraneo c’è anche la fregata tedesca “Hessen”. A bordo di queste ci sono 8.000 soldati e va tenuto conto che nell’area non mancano aerei ed elicotteri militari e al contempo sono in corso attività anche nell’Europa orientale. Tutto sta quindi ad indicare che la NATO sta rafforzando la sua presenza in Europa. Va quindi tenuto a mente che la NATO non ha più come unico obiettivo la difesa dei suoi Paesi membri, né le sue attività sono limitate al territorio europeo in quanto la sua espansione va di pari passo con l’acquisizione di nuovi alleati in tutto il mondo e alla definizione di accordi di collaborazione. Intese di questo tipo sono in vigore con la Finlandia, la Svezia e l’Austria, ma anche con l’Egitto, la Tunisia, l’Algeria, il Marocco e la Mauritania in Africa, Isreale e Giordania nel Medio Oriente, e poi anche con il Kuwait, il Qatar il Bahrein, l’Afghanistan, la Mongolia, il Pakistan, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Colombia…

Posizioni contraddittorie

Ricapitolando, da un lato Trump indebolisce il G7, ma al contempo gli stessi protagonisti si riuniscono in altra sede con l’obiettivo di rafforzare la NATO. Infine, una considerazione riguardo al nuovo governo italiano e all’incontro tra i ministri della Difesa dell’UE. È interessante notare che la conclusione dell’avvio di nuove attività – dalla fondazione di un nuovo comando competente a contrastare i sottomarini russi alla creazione di comandi per la logistica – è stata approvata all’unanimità. Non c’è stato alcun accenno alle posizioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio inerenti alla necessità di impostare una collaborazione tra Italia e la Russia. Per finire, torniamo a Bruxelles e al vertice NATO che si è concluso con una conferma per quanto riguarda la politica dell’Alleanza e quindi anche con una chiara indicazione di (buona parte) della politica estera e di difesa della Croazia.

Cambiamento radicale

Però si pone una questione chiave: è davvero necessario spendere tanto denaro per gli armamenti? Certo che no. Di questo è consapevole anche Trump, però non è affatto sicuro che lo siano anche i funzionari europei. Dopo che il presidente americano ha posto in forse gli accordi transatlantici sul commercio, dopo che ha imposto dazi sui prodotti europei, dopo che ha stracciato unilateralmente il trattato (sul nucleare) con l’Iran, ponendo a repentaglio gli interessi di molte ditte europee… che fa l’UE? Si limita a tacere, a guardare e ad ascoltare quello che Trump esige. Nel frattempo la percentuale di disoccupati negli Stati Uniti è scesa al 4,1 p.c. Questo significa nella prassi “Prima l’America”. E dove trova il suo posto in tutto questo bailamme “Prima l’Europa”? Quello che Trump sta facendo a livello internazionale, sta a significare un cambiamento radicale della politica estera statunitense. Egli non è amico di nessuno. Egli tiene conto in primo luogo degli interessi nazionali, in linea con il mandato che ha ottrenuto dagli elettori. Riuscirà l’UE finalmente a capire come stanno le cose e a iniziare a occuparsi in maniera più seria dei propri problemi?

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