La regola delle tre scimmiette

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La regola delle tre scimmiette

Estirpare il neo è semplice e forse dopo le affermazioni fatte di Alberto Scheriani cadrà da solo senza che ci sia più bisogno di altri suoi interventi. Le regole nelle testate giornalistiche sono chiarissime: a comandare è l’editore, che per noi è in pratica la CAN Costiera. Il cavaliere, che presiede anche il Consiglio di programma, con le nuove nomine, può contare su una schiera di suoi fedelissimi. Non sarà difficile, quindi, per lui mettere ordine.
Scheriani ha indicato la via da seguire. La sua idea di come dev’essere il giornalismo della minoranza è chiarissima. Le testate devono attenersi alle dichiarazioni ufficiali, non porsi domande e non fare domande scomode. In sintesi il compito del giornalista è quello di narrare i grandi risultati raggiunti e l’armonia che regna all’interno della Comunità nazionale grazie al lavoro ed alla fatica dei suoi leader.
In questa visione non deve esserci né il dubbio né il conflitto. Il preside della “Pietro Coppo” non lascia spazio nel nostro giornalismo ai principi cartesiani e sembra aver abbandonato Marc Bloch, un autore che l’avrà sicuramente accompagnato nella sua formazione alla facoltà di Storia di Trieste. Bloch spiegava che lo storico deve raccontare le disarmonie, perché senza disarmonia non c’è storia. Lo stesso vale anche per il giornalismo, anzi proprio il racconto del conflitto e delle disarmonie separa il giornalismo dalla propaganda.
Quello del propagandista, del resto, è un mestiere ben radicato nell’est Europa: era questo il compito che avevano i “giornalisti” nei regimi comunisti ed è questo il prezzo che devono pagare anche oggi molti “scriba” da Budapest a Mosca se vogliono continuare a pubblicare i loro pezzi e pagare la bolletta della luce e la spesa al supermercato. Un bel modello, comodo per i politici, che si possono permettere di dire tutto ai fedeli “giornalisti” che comunque scriveranno solo cose in linea con la propaganda funzionale al regime. Un simile modello consente al politico di lavorare tranquillo, attorniato da “amici”, pronti ad abbandonarlo, per salire su un nuovo carro, al primo accenno che la tua stella sta lentamente tramontando.
In realtà il compito del giornalista sarebbe quello di far riflettere l’opinione pubblica, di mettere in luce le contraddizioni ed anche di estremizzarle per farle vedere meglio. Chi guarda alla minoranza sa che contrasti, dissidi, e disarmonie esistono. Se ne parla in maniera informale, magari al bar, ma poi ci si arrabbia se trovano una dimensione pubblica in un commento. L’idea che non bisogna prestare il fianco a fantomatici nemici esterni e che non si devono rendere pubbliche le nostre beghe. Proprio questo, però, è il miglior modo che la casta ha per evitare che la gestione del potere venga messa in discussione.
Chi ha seguito l’ultima campagna elettorale sa che c’erano due livelli di confronto: uno pubblico e l’altro sommerso. Ora che Scheriani sin dall’inizio si fosse schierato dalla parte di Žiža era evidente a tutti. Tra lui e Tremul c’erano vecchi conti da regolare. Chi conosce la realtà minoritaria sa anche che, sino a circa un anno fa, i rapporti tra il vincitore delle scorse elezioni per il seggio specifico Felice Žiža e Scheriani non fossero dei migliori. I due, però, hanno trovato l’idillio nel momento in cui per Žiža si è aperta la prospettiva di entrare in parlamento e per Scheriani l’opportunità di tenere fuori dalle istituzioni slovene l’ingombrante figura di Maurizio Tremul.
Simili considerazioni ovviamente possono non far piacere a Scheriani, a Žiža o a Tremul. La domanda che dobbiamo porci è se esse meritano di avere una dimensione pubblica o meno. Per Scheriani pare di no e la sua opinione sembra essere molto in linea con i nuovi trend che stanno andando per la maggiore nell’est Europa. Del resto si stanno avvicinando le amministrative. A novembre si giocherà una partita importantissima. La gestione delle Comunità autogestite della nazionalità e i seggi specifici ai consigli comunali sono un boccone molto più importante che il posto in parlamento. All’orizzonte ci potrebbe essere una lista comune nelle quattro Comunità autogestite ed in vista di quello che potrebbe essere uno scontro durissimo meglio far capire subito ai giornalisti che non si dovranno impegnare troppo a cercare di spiegare all’opinione pubblica quello che sta accadendo dietro le quinte.

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