Teatro Fenice, un gioiello da reinventare

Per i 110 anni dall'inaugurazione, prima tavola rotonda su uno dei beni storici della città di Fiume, trascurato e in attesa di giorni migliori

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Teatro Fenice, un gioiello da reinventare
L’aspetto odierno del Teatro Fenice. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

A 110 anni dalla sua inaugurazione, il Teatro Fenice ha bisogno di cure per arrestarne il deperimento strutturale a cui sta andando incontro a causa del corso della storia e di privatizzazioni discutibili. Nella Galleria Garbas a Fiume è stato organizzato il primo appuntamento, ospitato da Lilian Stošić, direttrice della Sovrintendenza ai beni culturali di Fiume con la partecipazione di Nana Palinić, una delle voci più autorevoli sull’argomento della città di Fiume. È stata lei a raccontare dal vivo, ma anche attraverso un video realizzato da Ingrid Jerković, le vicissitudini del teatro e a descriverne meticolosamente le condizioni attuali: “Dividerei la storia in tre parti, dal politeama che fu dall’inaugurazione alla fine della Seconda guerra mondiale, dal cinema nel periodo successivo fino al periodo della crisi, del declino”.

Fiume, che ricchezza…
Alla fine del XIX secolo, Fiume, grazie al commercio e all’industria fiorenti, era una città molto sviluppata e con un futuro più che promettente. Oltre al Teatro Comunale (oggi TNC “Ivan de Zajc”), costruito già nel 1885, Fiume ha deciso di costruire un altro grande teatro, il Teatro Fenice, e quattro teatri più piccoli di varietà: Teatro Thalia (1910), Teatro Apollo (1912), Arena Odeon (1913) e il varietà del Teatro Fenice, chiamato Sala Bianca (1914). Tra il 1906 e il 1914, inoltre, a Fiume furono aperti ben nove cinema, tutti con funzione anche di varietà.
Il nuovo edificio del Teatro Fenice è stato edificato sulle fondamenta di un vecchio teatro storicista. I progettisti Theodor Träxler ed Eugenio Celligoi rappresentano un caso unico di collaborazione in quel periodo a Fiume. Con un progetto straordinario per un centro culturale, che oltre al teatro e al varietà includeva anche un edificio con un club-casinò, una sala da concerto e spazi sociali e residenziali, i progettisti hanno introdotto questa invenzione del XX secolo nei territori locali.

Architetti innovatori
Il Teatro Fenice è il più grande teatro in Croazia, con un totale di 2.650 posti (di cui 1.950 posti a sedere, 1.450 nel teatro e 500 nel varietà), ed è anche l’unico costruito durante il periodo liberty. È uno dei primi teatri europei con struttura in cemento armato (realizzata secondo il brevetto di G. A. Wayss), il che rappresentava un compito complesso per architetti, ingegneri e costruttori, poiché all’epoca non esistevano edifici teatrali di tali dimensioni e di quella struttura. Il miglior indicatore dell’amore dei fiumani per il teatro e l’intrattenimento è il numero di posti a sedere a loro dedicati. Dopo la costruzione del Teatro Fenice, Fiume aveva tanti posti a sedere nei suoi teatri, varietà e cinema quanti tutti gli altri centri dell’attuale Croazia messi insieme.
Per la realizzazione del progetto, il 9 maggio 1912 è stata fondata addirittura una società per azioni. L’edificio è stato inaugurato ufficialmente il 2 maggio 1914 con la rappresentazione dell’opera “Tosca” di Giacomo Puccini. Lo stesso Puccini aveva ringraziato con due telegrammi per l’onore di aver aperto questo grande teatro con la sua opera. Il costo complessivo del teatro superava all’epoca un quarto del bilancio comunale.

Un progetto Liberty
Il nuovo teatro è nato, come dicevamo, dalla collaborazione tra l’architetto austriaco Theodor Träxler e il costruttore fiumano Eugenio Celligoi. Il progetto del teatro si è evoluto in un progetto più ambizioso di centro culturale, che oltre al teatro includeva anche un varietà con una sala da concerto, un casinò, sale ricreative e parti residenziali. L’edificio del casinò era pensato per essere un locale di rappresentanza. Era progettato in modo piuttosto avanguardistico ed eccentrico per attirare ricchi visitatori e residenti. L’edificio del casinò, con appartamenti da sei stanze con scale e ascensore propri e un terrazzo verde sul tetto, è rimasto irrealizzato a causa di formalità irrisolte e delle successive tensioni politiche sfociate poi con l’inizio della Prima guerra mondiale.
Il progetto completamente in stile liberty risalente all’inizio del 1911 era firmato solo da Theodor Träxler, ma fino alla realizzazione ha subito alcune modifiche, risultando in un edificio vicino al protorazionalismo e all’architettura moderna. Funzionalismo, economicità e praticità erano i principi fondamentali di questa “industria dell’intrattenimento”, utilizzando fino all’ultimo metro quadrato di terreno per creare una sala di grande capacità.
I primi schizzi delle facciate del teatro del 1912 testimoniano la turbolenta nascita di questo edificio. Oltre all’iscrizione liberty sopra il palco, mostrano anche una cupola immersa nello spazio della sala, simile a quella dell’architetto austriaco Joseph Maria Olbrich. Ulteriori modifiche portarono a una crescente riduzione degli ornamenti, e la facciata cominciò ad assomigliare sempre più all’architettura del primo modernismo.

Dedizione al funzionalismo
La dedizione al funzionalismo ha determinato anche l’aspetto degli interni dell’edificio. La struttura rimase completamente visibile e formava persino una delle parti più impressionanti dell’edificio: il timpano gradinato, diviso da colonne. La decisione di utilizzare innovazioni costruttive è stata influenzata dal costruttore fiumano Eugenio Celligoi il quale, con le sue competenze, ha potuto guidare con successo Träxler attraverso la progettazione. La comprensione delle possibilità offerte dalla nuova tecnologia si rifletteva anche nella concezione degli interni, soprattutto nel teatro stesso, dove dominano linee pulite e superfici piatte.
Sebbene non si tratti di un progetto pionieristico nell’uso del cemento armato, il Teatro Fenice, che era il teatro più grande per capienza in questa parte d’Europa, insieme al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi, costruito nello stesso periodo da Auguste Perret, è stato il primo grande teatro con una struttura completamente in cemento armato. Questa non fu progettata secondo sistemi già collaudati, ma attraverso una collaborazione eccezionale tra l’architetto, il progettista e il costruttore.
Il palco sopraelevato esiste ancora oggi su colonne di legno, sopra il quale si estende, per tutta la larghezza della sala, una struttura del tetto in acciaio. Nel sottopalco sono ubicati tutti gli spazi tecnici per il controllo del palco e della sala. L’edificio del teatro era notevolmente avanzato non solo dal punto di vista architettonico, ma anche tecnologico. Era stato progettato un sistema che consentiva ai tecnici di controllare l’illuminazione dal seminterrato e, curiosamente, sul soffitto del palco, accanto ai tiranti per le scenografie, era stato installato anche un dispositivo per la pioggia artificiale. Celligoi e Träxler hanno affrontato anche il problema dei corsi d’acqua sotterranei, progettando un particolare sistema di pompe di drenaggio.

Costruito in dieci mesi
I primi scavi per le fondamenta iniziarono nel giugno del 1913, mentre i lavori durarono fino all’aprile dell’anno successivo. Allo stesso tempo furono costruite due nuove strade e un’infrastruttura, composta da una rete fognaria, un acquedotto e una centrale elettrica, completamente nuova.
Nel progetto del teatro era stata prevista, sotto la sala principale, un’altra sala leggermente più piccola, pensata come spazio per il ballo. La complessa progettazione è stata realizzata proprio grazie all’uso della struttura in cemento armato. Le fu dato il nome di Sala Bianca e aveva un piccolo palco e una pista da ballo. All’inizio veniva utilizzata principalmente dai giovani per vari tipi di incontri. Il 5 maggio 1945, in questa sala si esibì l’Orchestra Melodica di Aleksandar Peterin, dando inizio a una tradizione di concerti che durò fino a quando la Sala Bianca divenne un night club. Nel corso degli anni, il club ha cambiato diversi nomi: dopo Sala Bianca è diventato Plavi Jadran, poi Bar Europa, mentre oggi la sala sotto il teatro è conosciuta con il suo ultimo nome, Opera.

Il cinema Partizan
Quasi contemporaneamente alla fine della Seconda guerra mondiale e all’istituzione della nuova struttura di governo, il Teatro Fenice divenne proprietà pubblica e fu rinominato Cinema Partizan. Le rappresentazioni erano composte esclusivamente da proiezioni cinematografiche. Fino ad oggi, l’edificio è rimasto quasi completamente invariato, il che conferma la straordinaria comprensione e previsione delle esigenze degli utenti e della tecnologia da parte di Celligoi e Träxler. Soltanto le poltrone e i tappeti della sala principale sono stati sostituiti perché usurati. Negli anni Novanta del XX secolo, il cinema tornò a essere di proprietà privata e fu nuovamente rinominato Teatro Fenice.
Fino al 2007, vi venivano regolarmente proiettate le ultime novità cinematografiche. Solo un anno prima era stata completata la costruzione del grande centro commerciale Tower Center Rijeka, che comprendeva anche un multisala cinematografico. Sebbene la nuova sala cinematografica non potesse offrire ai visitatori il fascino della storia romantica come il Teatro Fenice, era competitiva grazie al numero di spettatori e al fatto che fosse il primo complesso di questo tipo in questa parte della Croazia. Da allora, il vecchio teatro, insieme all’Opera, è stato per lo più abbandonato. Ha aperto le sue porte soltanto occasionalmente, il più delle volte per programmi temporanei come progetti artistici o concerti.

Privatizzazione e degrado
Nel 2005, il Teatro Fenice fu acquistato dall’imprenditore fiumano proprietario della società Rijekatekstil Domus, che si occupava principalmente di intermediazione e introduzione di marchi di abbigliamento di lusso di riconoscimento internazionale nel mercato fiumano. Il cambio di proprietà ha suscitato molte perplessità e il piano che sembrava più realistico era quello di adattare il teatro in un centro commerciale. Va detto che due anni prima il Teatro Fenice era stato dichiarato patrimonio culturale, per cui la vendita è avvenuta dopo la protezione del teatro. La nuova acquisizione da parte della società Rijekatekstil Domus ha sollevato molti quesiti. Il più grande mistero era proprio il motivo dell’acquisto. Perché acquistare un patrimonio culturale e lasciarlo andare in rovina? Il proprietario pensava forse che, nonostante le limitazioni della conservazione, sarebbe riuscito a realizzare i suoi piani di aprire un centro commerciale di lusso? Come poteva pensare che una cosa del genere fosse anche solo fattibile?
Il declino del teatro iniziò dopo che al nuovo proprietario fu definitivamente impedito di aggirare la legge. L’edificio ha continuato a funzionare come cinema fino al 2010, quando ha chiuso definitivamente le porte ai visitatori. I passanti hanno assistito al deterioramento della facciata, e il vecchio teatro è stato presto circondato da recinzioni protettive. Uno dei rari reportage giornalistici sul destino di questo gigante dell’Art Nouveau fiumano ha mostrato le reali condizioni degli interni della sala principale, che erano protette solo con carta di giornale, compresi i pavimenti e le sedie.
Il teatro, sempre più trascurato, rappresenta chiaramente un onere per il proprietario. Allora perché continua a possederlo? Dopo l’ingresso della Repubblica di Croazia nell’Unione Europea nel 2013, il teatro ha avuto la possibilità di una nuova vita. Si è aperta l’opportunità di ottenere fondi non rimborsabili destinati al restauro del patrimonio culturale europeo. Ma è emerso un nuovo problema: per l’ottenimento di Fondi europei possono essere ammissibili soltanto i beni culturali di proprietà pubblica, in questo caso, di proprietà della Città.

L’esempio di Zagabria
C’è un cinema a Zagabria, l’“Europa” (ex Balkan), un po’ più giovane, per il quale ci sono buone prospettive di venire restaurato con i fondi dell’Unione europea. La sua storia è stata raccontata dall’architetto Alan Braun, invitato all’incontro nella Galleria Garbas per portarci una ventata di ottimismo per quanto riguarda le sorti del Teatro Fenice. Il cinema zagabrese, tra l’altro, era rimasto danneggiato dal terremoto di quattro anni fa, ma in modo non grave.
Cos’è che può cambiare il destino del gioiello fiumano? È aperta, anzi, riaperta, la gara pubblica per l’acquisto dell’immobile di proprietà della società affidata al curatore fallimentare Ivor Pliskovac. Ha partecipato pure lui alla prima puntata della festa di compleanno del Teatro Fenice: “Il prezzo di partenza è simbolico per un edificio di questo valore, circa un milione e mezzo di euro. La Città ha il diritto di prelazione rispetto ad altri investitori privati. Questi ultimi, comunque, non manifestano grande interesse in quanto si tratta di un bene culturale il cui status sottintende molte limitazioni”. Torniamo al discorso sulle origini del progetto in cui ci sarebbe dovuto essere, tra l’altro, un casinò a rendere il complesso sostenibile dal punto di vista economico.

Dalla storia al futuro
La serata nella Galleria Garbas si è conclusa con l’annuncio della seconda puntata. Si tornerà a parlare del Teatro Fenice con riferimento al futuro e non al passato. Alla nuova tavola rotonda il moderatore sarà Ivan Šarar, ex assessore alla Cultura che oggi se ne occupa fuori da contesti istituzionali. “Ci sposteremo decisamente dalla storia e dalla nostalgia che hanno animato il dibattito di oggi – ha detto Šarar –, pensando a ciò che ne sarà in futuro. Obiettivamente, Fiume oggi non ha bisogno di un terzo teatro di queste dimensioni. Al nostro prossimo appuntamento vorrei che si parlasse di nuovi modi per utilizzare il teatro. I ragionamenti di 10, 30 o 100 anni fa non aiutano a farci muovere. Ciò che un tempo fu l’opera, oggi è Internet e intelligenza artificiale. Non possiamo lottare con il presente usando strumenti antiquati. Il Teatro Fenice potrà sicuramente avere un ruolo nel campo della cultura. C’è il business delle conferenze, dei concerti… Il Teatro Fenice fu concepito per il business, ma con l’integrazione che non è poi avvenuta. Fu un business anche il cinema Europa a Zagabria e lo è oggi lo stadio di Cantrida nell’ambito del progetto che prevede la costruzione di tre torri. Il discorso è lo stesso. C’è l’interesse pubblico e c’è il business. Anche oggi, forse, costruendo una struttura accanto a quella esistente potrebbe portare a un interesse maggiore da parte degli investitori. Ne parleremo con Gorana Stipeč dell’Associazione degli architetti, con il sovrintendente del TNC “Ivan de Zajc”, Marin Blažević, personaggio controverso, ma intelligente e con Boris Kovaček, manager di successo nel settore delle conferenze e festival. Forse ci sapranno dire cosa ne sarà del Teatro Fenice tra cinque o dieci anni”.

Nana Palinić racconta Teatro Fenice in Casa Garbas a Fiume.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

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