Fiume una Capitale multiculturale

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Fiume una Capitale multiculturale

“Ci farebbe piacere se quale segno di buona volontà dell’amministrazione municipale, all’entrata in Città ci fosse comunque la dicitura bilingue Rijeka – Fiume”, ha dichiarato la presidente della Comunità degli Italiani del capoluogo quarnerino, Melita Sciucca, in una recente intervista concessa al quotidiano locale in lingua croata. Melita Sciucca ha puntualizzato che il sodalizio di Palazzo Modello “non chiede il bilinguismo integrale com’è presente da qualche parte in Istria, non chiede che tutte le insegne siano bilingui”. Semplicemente gradirebbe eccome che vi fosse almeno la scritta in croato e italiano all’ingresso in città. Però, ha lasciato intendere la presidente della Comunità, la minoranza sarebbe soddisfatta se venisse attuato quanto concordato, ossia che “parte dei toponimi tradizionali venisse contrassegnata anche con i nomi storici italiani”. In fin dei conti, ha rilevato Melita Sciucca, siamo parte della storia. Le sue parole sono state quasi profetiche alla luce della grande novità di queste ore: il sì del sindaco alla comparsa, sia pure in forma a quanto sembra più di carattere turistico che ufficiale, della dicitura bilingue Rijeka – Fiume all’ingresso in città. La speranza degli italiani di Fiume, chiaramente, è che la municipalità mantenga anche la promessa d’introdurre nel centro urbano, ovvero dalla Cittavecchia alla Riva le tabelle con i nomi storici di vie e piazze. Il tutto rientra nell’ambito dell’appuntamento Fiume Capitale della Cultura 2020. Un appuntamento con la storia che non potrebbe definirsi tale senza un raccordo con il passato.
Però nonostante l’intervista, a cui abbiamo accennato, sia stata di carattere eminentemente culturale, dai toni sereni e costruttivi, nei commenti dei lettori sul sito Internet del giornale si è potuto leggere un po’ di tutto. Certo c’è stato chi ha recepito il messaggio positivo, ma anche purtroppo chi l’ha buttato sul cinismo storico, del tipo “che vogliono questi qua, magari il Trattato di Rapallo”. Un segno, che al di là delle belle parole pronunciate ufficialmente su tolleranza e multiculturalismo, non vi è, a quanto pare, la consapevolezza di una parte della cittadinanza sul carattere plurale del passato e del presente di Fiume, per cui sotto le ceneri cova un po’ di tutto e dovrà passare altra acqua sotto i ponti per superare del tutto barriere, diffidenze e incomprensioni storiche. Eppure i passi avanti di questi giorni fanno ben sperare. Fiume Capitale della Cultura 2020 può essere l’occasione buona per fare un passo deciso in questa direzione, a patto che si attenga davvero a quello che vuole essere a giudicare dal nome ufficiale, ossia un Porto delle diversità. Così com’è stata storicamente.

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