L’INTERVISTA Carlo Campanile. Un’amicizia forte

L’ambasciatore italiano a Lubiana è giunto alla conclusione del suo mandato in Slovenia

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L’INTERVISTA Carlo Campanile. Un’amicizia forte
L’ambasciatore Carlo Campanile. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Carlo Campanile è giunto al suo ultimo giorno di lavoro come ambasciatore d’Italia a Lubiana. Per l’occasione lo abbiamo raggiunto per fare una lunga chiacchierata che possa riassumere il suo mandato, spiegando le sfide incontrate in questi quattro anni, ma anche i tanti bei momenti. “Il mio mandato è iniziato nel gennaio del 2020 e nelle settimane immediatamente successive al mio arrivo in Slovenia ho vissuto l’impatto della pandemia e della crisi in tutta Europa. Questi fenomeni sono stati particolarmente evidenti qui in Slovenia, Paese confinante, dove l’introduzione delle misure di limitazione ha visto la chiusura della maggioranza dei valichi frontalieri, con controlli sanitari e di altra natura a quelli rimasti aperti. Tutto ciò ha creato una situazione di estremo disagio in termini di logistica, di trasporti, di rapporti economici e di mobilità delle comunità di frontiera, che è andata ad aggiungersi ai problemi sanitari. Nei mesi successivi la situazione è migliorata gradualmente, anche grazie ad una progressiva riduzione delle misure adottate all’inizio, con le rispettive comunità transfrontaliere che hanno giocato un ruolo importante nello spingere in questa direzione”, ha affermato l’ambasciatore.

Carlo Campanile ha raccontato anche di come uno dei suoi primi incarichi in Slovenia è stato quello di riferire la situazione in Italia alla Commissione salute dell’Assemblea slovena. “Era la mia prima missione e mi chiesero di fare una relazione sullo stato della pandemia in Italia. Io mi rivolsi a Roma e mi diedero dei dati riguardo ai Comuni in zona rossa e alla percentuale di casi, che in quel momento rispetto alla popolazione totale erano esigui e anche molto circoscritti ad alcune aree. E io quello riferii. Solo poche settimane dopo la TV italiana trasmise le immagini delle bare che uscivano da Bergamo. Quindi il mio debutto qui è iniziato nel peggiore dei modi”, ha sottolineato l’ambasciatore.
Da lì in poi i rapporti politici si sono però intensificati enormemente. “Credo che da questa situazione sia emersa in entrambi i Paesi la consapevolezza che era primario interesse nazionale per entrambi stringere ancora di più le relazioni bilaterali. Per noi era evidente come la chiusura dei valichi non impattasse esclusivamente i rapporti commerciali con la Slovenia, ma anche quelli con tutta una serie di altri Paesi dell’Europa occidentale e dei Balcani. C’era dunque tutto un discorso economico, al quale si univa quello delle minoranze. Il confine, oltre a distruggere attività commerciali, divideva le famiglie, che si basavano sul principio della frontiera aperta. Questa crisi, così grave, conteneva però in sé il germe di una rigenerazione, di un rilancio che in effetti si è puntualmente verificato”, ci ha raccontato l’ambasciatore.
Fra gli eventi di maggior rilevo, Carlo Campanile ha citato la visita storica del presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, alla foiba di Basovizza e il conseguente omaggio congiunto alle vittime delle foibe e ai membri del TIGR, giustiziati in seguito a una sentenza pronunciata da un tribunale fascista, dato dal capo dello Stato sloveno e da quello italiano, Sergio Mattarella. Campanile ha voluto porre un accento anche sulla restituzione del Narodni dom, edificio che fu sede della Casa di cultura slovena fino all’incendio del 13 luglio 1920. La firma del protocollo di restituzione è avvenuta, esattamente nel giorno della celebrazione del centenario dell’incendio della Narodni Dom, alla presenza del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e del presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor. Il memorandum d’intesa è stato siglato nella prefettura di Trieste dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, dal ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, dal direttore generale dell’Agenzia del Demanio Antonio Agostini, dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, dal rettore dell’Università di Trieste Roberto Di Lenarda, dal presidente dell’Unione Culturale Economica Slovena (SKGZ) Ksenija Dobrila, dal presidente della Confederazione delle Organizzazione Slovene (SSO) Walter Bandelj.

Controllo delle frontiere
“C’è poi la collaborazione molto concreta nel Nord Adriatico che si è sviluppata fra Slovenia, Italia e Croazia e che comprende settori tecnici di grande rilevanza, ma anche quello dei trasporti nella collaborazione fra i porti e la prevenzione e la gestione dei disastri ambientali, che si è poi arricchito successivamente di una componente di sicurezza, nell’ambito della collaborazione fra le forze di polizia. La Slovenia in questo periodo ha riscoperto anche una sua componente mediterranea, entrando a far parte del Med 7, che è poi diventato Med 9 dopo gli ingressi di Slovenia e Croazia. In quest’ambito si è lavorato molto sulla lotta alla tratta di esseri umani e sul contrasto e sulla prevenzione delle migrazioni clandestine, il tutto con una cooperazione persistente, che era stata sospesa durante la pandemia, ma che è stata poi ulteriormente rilanciata, ampliando le aree di pattugliamento congiunto e rafforzando l’esercito, migliorando lo scambio di informazioni”, ha affermato Carlo Campanile, che in una parentesi ha spiegato pure come “nell’ottobre scorso l’Italia e la Slovenia hanno reintrodotto i controlli ai confini, ma anche questa misura è il frutto di un coordinamento e la priorità sia di Roma che di Lubiana è stata di evitare che le modalità applicative dei controlli penalizzassero con un impatto negativo la mobilità delle comunità di frontiera”.

CEC 2025
“Con l’emergenza è nato anche il progetto di Gorizia Nova Gorica Capitale europea della Cultura 2025. La foto che forse più evidenzia l’impatto della crisi è infatti quella delle recinzioni che attraversavano piazza Europa, piazza della Transalpina, con i sindaci delle due città che avevano unito le loro scrivanie divise dalla grata per dimostrare la loro volontà di continuare a lavorare e a cooperare insieme. È così che dallo shock di una divisione forzata è nato un progetto di unione importantissimo, non solo per le potenziali ricadute sullo sviluppo di un territorio che è già fortemente integrato, ma che ha potenzialità di crescita ancora inespresse, ma anche per il suo fortissimo valore simbolico. Non esiste un precedente, non c’è mai stato un ruolo simile che sia stato esercitato da due città di due Stati diversi. Esistono tante realtà urbane transfrontaliere, città in due Stati divise da un confine e noi crediamo che questo possa rappresentare un modello di riferimento anche per queste realtà in altri Paesi. È un modello di convivenza e cooperazione reciproca per tutta l’Europa”, ha affermato l’ambasciatore italiano a Lubiana.

Le emergenze
“Quindi una situazione emergenziale come quella che c’è stata a livello mondiale ha facilitato poi uno sviluppo fondamentale e impressionante delle relazioni bilaterali. Ci sono state nel frattempo altre situazioni emergenziali come le alluvioni in Emilia Romagna, quelle qui in Slovenia nell’agosto scorso e gli incendi sul Carso. L’Italia ha ricevuto un sostegno fortissimo della Protezione civile slovena in Emilia Romagna. Allo stesso modo è stato estremamente efficace l’intervento in agosto del personale della Protezione civile italiana e di quello delle Forze armate italiane, venuto qui a dare una mano nella ricostruzione di alcuni ponti che erano stati distrutti dalle inondazioni, con uguale apprezzamento da parte slovena. Si è stati anche ad un passo dall’arrivo di medici sloveni in Italia nel pieno dell’emergenza sanitaria, mentre si è riuscito a concretizzare, mesi dopo, quando la pandemia era all’apice in Slovenia, l’arrivo di personale medico dall’Italia. Tutto questo genera un rapporto fra governi e personalità politiche nel concreto rispetto reciproco, nonché un’amicizia, una collaborazione, un processo bottom up dalla base al vertice che lo rende molto più saldo e molto più forte”, ci ha raccontato Carlo Campanile.

Scambi commerciali
“Sul piano economico la Slovenia è di gran lunga il principale partner dell’Italia fra i Paesi dell’ex Jugoslavia. Nel 2022, i dati per il ‘23 non sono ancora disponibili, il valore dell’interscambio fra i due Paesi ha sfiorato i 14 miliardi di euro. Questa cifra costituisce un record senza precedenti. La Slovenia è un grande Paese, ma per dimensione geografica e per popolazione è piccola, soprattutto se confrontata agli altri Paesi del G20. Il valore dell’interscambio con l’Italia per il 2022 è invece paragonabile a quello che l’Italia ha avuto con altri Stati del gruppo G20 e questo rende il dato eclatante. I dati per il 2023 non sono ancora disponibili, però probabilmente non replicheremo questo risultato, ma resteremo su valori molto alti. Il 2023 è stato un po’ complicato per tutti, sia in Italia che in Slovenia, c’è stata una flessione del commercio interno dell’Unione europea mentre sono aumentate le esportazioni verso Paesi fuori dell’Unione europea. C’è stato un grosso incremento della presenza cinese anche in Slovenia, il che ha avuto un impatto poi pure sui livelli di interscambio con l’Italia e con altri Paesi europei. Noi ci auguriamo sia una situazione transitoria, ma parliamo comunque di livelli che permangono altissimi”.
“Sappiamo poi che i dati economici aggregati, non colgono la ricchezza di un’economia di frontiera di tanti esercizi commerciali e attività familiari che non vengono catturate dalle statistiche generali, perché rappresentano un’economia dinamica. C’è grandissimo interesse nel mondo imprenditoriale italiano per questo mercato. Abbiamo già avviato una collaborazione fortissima nel settore della difesa, con lo Spartan con Leonardo, c’è una collaborazione che si sta sviluppando anche nel mondo universitario e della ricerca scientifica; a dicembre 2021 c’è stato l’accorto tra lo Jožef Stefan e il CNR italiano, che ha poi dato luogo lo scorso anno al varo di alcuni progetti congiunti fra i due enti di ricerca. C’è quindi una rete di rapporti articolatissimi e una complessità di relazioni molto vasta.

Il ruolo della minoranza
“Il fatto che ci sia una minoranza autoctona, sia qua e che la, è un elemento che ha un peso centrale nelle relazioni bilaterali. In passato è anche stato un problema, mentre adesso è un elemento che arricchisce. In questi giorni ho incontrato in via protocollare il primo ministro Robert Golob, il vicepremier Tanja Fajon e tanti altri e ho percepito in questi colloqui una grande soddisfazione per quello che è lo stato delle relazione bilaterali e il cuore dello stesso è legato alla reciproca tutela delle minoranze. Di recente si è anche raggiunta la soluzione ad un problema che si trascina da anni, legato all’emissione dei passaporti per i membri della minoranza slovena in Italia, che fino a poco fa non contenevano i caratteri dell’alfabeto sloveno. Questo problema, che si verificava soltanto nel caso dei passaporti, con tutti gli altri documenti che avevano già i caratteri giusti portava, per ragioni di natura tecnica, a un problema di corrispondenza fra il nome di riconoscimento e quello reale. È stato possibile risolverlo attraverso un dialogo costante e la disponibilità di entrambi i Paesi di risolvere congiuntamente i problemi. È soltanto un esempio, per dimostrare come delle tematiche specifiche all’esterno possono sembrare non politiche o non importanti, ma sono estremamente importanti per le minoranze. Questi passi avanti sono un effetto del clima generale, del clima che abbiamo instaurato fra i due Paesi”, ha affermato l’ambasciatore italiano in Slovenia.

Programmi culturali
L’Ambasciata si occupa anche, insieme agli Istituti italiani di Cultura, dell’organizzazione di numerosi eventi, mostre, convegni e quant’altro. Nel caso di Lubiana ha ancora più senso parlare assieme di questi due soggetti in quanto Carlo Campanile, in via eccezionale, è stato per un periodo prolungato di tempo anche direttore dell’Istituto. “Ci sono tutta una serie di iniziative scadenziate nell’arco del calendario annuale dedicate a vari temi specifici volti a promuovere o valorizzare non solo il patrimonio economico e culturale, come la Giornata del design, che è la prima nel calendario, ma anche altre di carattere più politico, ad esempio la Giornata della Memoria, in occasione della quale quest’anno abbiamo fatto un’attività congiuntamente con l’Istituto italiano di cultura e con il Mini teater di Lubiana come partner locale. Abbiamo letto alcuni passi del capolavoro di Primo Levi, Se questo è un uomo, e offerto un concerto da parte di un duo di musicisti italiani con opere classiche di autori di origini ebraiche, alcuni dei quali loro stessi vittime dei campi di concentramento o sopravvissuti all’Olocausto. Lo scorso anno, sempre in questo ambito, abbiamo invitato due sopravvissute di Auschwitz, per organizzare un incontro con gli studenti della Facoltà di lettere, Dipartimento di italianistica dell’Università di Lubiana”, ci ha raccontato Carlo Campanile.

Lingua, ricerca e cucina
“Ci sono poi la Giornata della ricerca, la Settimana della lingua italiana, la Settimana della Cucina italiana, che l’anno scorso abbiamo dedicato proprio alla promozione della cucina e dei gusti di frontiera. Abbiamo svolto varie iniziative volte a valorizzare non la cucina tradizionale italiana, ma pure quella che risente degli influssi della contaminazione positiva della cucina della tradizione slava o slovena. Ecco, questo per fare alcuni esempi del tipo di attività, in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura, ma anche con il Consolato generale di Capodistria, fra le quali bisogna ancora citare la visita dell’ASI e la mostra di immagini satellitari a Maribor, che evidenziava quale è il rapporto che queste immagini possono dare nella soluzione di problemi sulla Terra in termini di monitoraggio dei fenomeni di desertificazione ad esempio, quindi anche in chiave di prevenzione. C’è anche l’ICE, l’Istituto italiano del commercio estero, che è un po’ l’ente che propone tutte le iniziative di promozione di accompagnamento delle imprese italiane in Slovenia e in Croazia, nella rete di agenzie dislocate un po’ dappertutto. Questi enti, ognuno con la propria vocazione e con le proprie competenze, sono dei nostri partner naturali in queste operazioni. L’Istituto partecipa ogni anno con iniziative di grandissimo profilo al programma del Festival internazionale di Lubiana: in questo ambito di tantissimi spettacoli di grandissimo spessore, ricordo il direttore Riccardo Muti: l’anno scorso abbiamo avuto Madame Butterfly nell’allestimento della Fenice di Venezia, e ancora, due anni fa, Nicola Piovani e i Solisti veneti. Parliamo del meglio”.

Non è un addio
Infine abbiamo chiesto all’ambasciatore se lavorare in Slovenia sia stato sostanzialmente diverso rispetto al farlo da qualche altra parte. “In generale il lavoro di un diplomatico è calibrato nella realtà nella quale opera. È evidente che ci sono delle specificità: questi sono giorni in cui ci si saluta e ci si accomiata dalle persone con le quali si è lavorato. Il mio stato d’animo rispetto alle esperienze precedenti è che ho la sensazione di non lasciare del tutto. Ovviamente ci sarà un successore che assumerà la pienezza delle sue funzioni, ma da privato cittadino, da persona che ha costruito qui dei rapporti anche umani e di amicizia, c’è la sensazione di poter tornare qui. Una delle caratteristiche che mi hanno colpito è che mi sentissi a casa e non solo per la prossimità del confine e la possibilità di guidare per un’ora e essere dall’altra parte, ma anche per il fatto che c’è una Comunità che parla italiano, anche al di fuori del litorale. Fa sempre molto piacere e aiuta un italiano a sentirsi bene accolto, come anche la presenza di tanti imprenditori e studenti che studiano nelle scuole slovene; ci sono poi tanti sloveni che lavorano in Italia e risiedono qui continuando a lavorare in Italia, il che dà la misura di quanto ci si possa trovare bene e fare le proprie scelte in base alle proprie convenienze personali senza sentirsi discriminati. È un contesto veramente unico e specifico e mi considero particolarmente fortunato di avere avuto il privilegio di rappresentare l’Italia in questo Paese”, ha concluso l’ambasciatore Carlo Campanile.

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