Addio al professor Tomaso Millevoi

Per anni punto di riferimento degli esuli albonesi, si è spento a Padova

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Addio al professor Tomaso Millevoi

Si è spento nei giorni scorsi il professor Tomaso Millevoi, per anni presidente della Società operaia di mutuo soccorso “Onorato Zustovich”, associazione che raggruppa gli esuli albonesi e i loro discendenti. Nel necrologio che la Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona ha voluto dedicargli si legge che Millevoi nasce ad Albona il 6 gennaio 1931, secondo dei due figli dell’albonese avv. Piero Millevoi e di Giovanna Depangher Manzini di Montona. Frequenta le scuole elementari nella cittadina istriana e, allo scoppio della guerra, viene iscritto nel collegio “Toppo Wassermann” di Udine, dove conseguirà la licenza media.

 

”Purtroppo, gli eventi bellici del 1943 lo privano tragicamente del padre Piero e lo costringono, appena dodicenne, con la madre e il fratello Francesco, a lasciare per sempre la sua amata Albona e rifugiarsi a Trieste. Prosegue gli studi superiori nel capoluogo giuliano, poi a Viareggio e a Castiglion Fiorentino, ottenendo il diploma di maturità scientifica. Nel 1955 si laurea con lode in Matematica presso l’Università di Trieste e inizia la sua lunga carriera accademica, prima a Trieste e poi a Padova, dal 1962, come assistente di cattedra. Consegue la libera docenza e, dopo un periodo di studio presso l’Università inglese di Exeter, la cattedra di Geometria presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università di Padova nel 1975, cattedra che deterrà fino al 2008. Nel frattempo, a Trieste nel 1960, si sposa con la dott.ssa Fulvia Zudenigo, dalmata di Cittavecchia di Lesina. Dal matrimonio nascono dapprima, a Trieste, i figli Giulia e Piero e poi, dopo il trasferimento a Padova, Cosimo e Carlo. Nell’ambito della sua attività accademica, oltre alla ricerca in algebra e geometria, con particolare attenzione alle varietà algebriche e all’algebra omologica, si dedica soprattutto all’attività didattica, divenendo maestro e punto di riferimento di centinaia di studenti, sia della Facoltà di Ingegneria, ma soprattutto della Facoltà di Scienze nei diversi corsi di laurea, Matematica, Biologia, Astronomia, Biotecnologie”, si legge nel comunicato. in cui si ricorda pure quanto segue.

Lo storico raduno

”Oltre ai prestigiosi traguardi raggiunti in campo professionale, il professor Millevoi ha ricoperto importanti incarichi legati al mondo dell’esodo giuliano-dalmata, essendo stato per anni il punto di riferimento degli esuli albonesi. Il suo legame con la Società operaia di mutuo soccorso di Albona si è esteso per un arco di tempo talmente vasto da renderlo un autentico testimone della sua storia. Nel 1957, già esordiva come segretario della Società, insieme al presidente Marco Macillis. Dal 1995 al 2017, come presidente della Società, aderente all’Associazione delle Comunità istriane di Trieste, ebbe modo di distinguersi come profondo conoscitore dell’ambiente sociale e culturale di Albona, della sua gente e delle locali tradizioni.

È sempre riuscito a mantenere vivo in tutti il ricordo della sua città. È stato promotore del primo storico raduno in Albona nel 2012, insieme al prof. Tullio Vorano della Comunità degli Italiani di Albona e all’allora sindaco di Albona, Tullio Demetlika. Il suo amore per l’Istria, coniugato con l’altra sua grande passione, quella per la montagna, lo ha condotto, negli anni dal 2007 al 2011, fino alla presidenza della sezione di Fiume del Club Alpino Italiano, anni in cui ha generosamente sponsorizzato la ristrutturazione del rifugio “Città di Fiume” alle pendici del monte Pelmo in val Zoldana.

Tomaso Millevoi si è spento a Padova lo scorso 25 giugno, circondato dall’amore dei suoi figli e dei suoi dieci nipoti: Augusto, Giorgio, Francesco, Caterina, Giacomo, Maia, Matilda, Tobia, Fulvia e Adriano. La sua famiglia era per lui la sua più grande ricchezza. Una vita, quindi, costellata di successi e di profonde soddisfazioni, anche se permeata da quell’intimo e costante dolore causato dall’aver dovuto, ancora fanciullo, abbandonare la sua città, il suo ambiente, la sua casa. Ad Albona aveva lasciato una parte viva di sé. Vi è tornato e vi riposerà per sempre nella tomba di famiglia”.

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