Aspettando l’eucatastrofe

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Aspettando l’eucatastrofe

Ai tempi del coronavirus le priorità sono due: contenere la diffusione del virus e potenziare le strutture sanitarie perché possano reggere a questa sfida che si presenta immane. Al punto da far paragonare il Covid-19 al diavolo o farsi trascinare da teorie complottiste. Ma farsi prendere dallo sconforto a tutto può portare tranne che a una soluzione. La chiave sta nel reagire, nell’assumere un atteggiamento responsabile e nel seguire le indicazioni degli esperti. Certo non è facile cambiare da un giorno all’altro abitudini di vita e accettare sacrifici personali in vista di un bene collettivo, ma è assolutamente necessario.
Consentire a una minoranza ostinata di mantenere un atteggiamento di distacco dalla realtà e di mettere a rischio la salute e la vita di tanti è inammissibile. L’imperativo è rimanere a casa e ridurre al minimo i contatti sociali, mantenendo sempre e comunque una distanza tale da limitare al massimo il rischio di contagio da Covid-19. Sono infatti queste le precauzioni necessarie per porre un freno alla pandemia dettata da un virus ancora sconosciuto che semina morte e disperazione e che in questi giorni vede il suo focolaio in Europa. Il Paese più colpito è indubbiamente l’Italia, ma anche in Croazia e Slovenia la curva che registra il numero di casi accertati rivela una crescita esponenziale portando anche a un aumento della domanda di assistenza sanitaria. Le autorità di Zagabria hanno fatto sapere ieri che il numero complessivo delle persone contagiate è salito a 254 (19 in più rispetto a sabato), il dato giunto da Lubiana parla di 414 ammalati (+31). La scommessa da vincere sta nei comportamenti, nell’evitare gli assembramenti, nel rispetto delle regole e nel distanziamento gli uni dagli altri.
Le tragedie però dicono non arrivano mai da sole. Ed ecco che in piena emergenza Zagabria ieri mattina si è svegliata tremando. Ore 6.24 del mattino, un terremoto di 5.3 gradi sulla scala Richter – il secondo più forte negli ultimi 140 anni – ha fatto scendere in strada i cittadini, che già alle 7.01 avvertivano una seconda scossa lievemente più debole 5.0 e poi una terza alle 7.41, questa volta i rilevatori si sono fermati una volta toccati i 3.7 gradi. Era in atto uno sciame sismico… Fortunatamente i danni, seppur ingenti, hanno riguardato soltanto la dimensione materiale senza provocare vittime in termini di vite umane. Impossibile ignorare la paura, la necessità di un abbraccio, della vicinanza dei propri cari; ed ecco che un terremoto diventa in senso lato una catastrofe con tutto il suo portato etimologico dato dalla combinazione delle parole greche katà (giù) e stréphein (voltare). Il sisma ha rovesciato il sistema, rivoltato la soglia di guardia necessaria per tenere a freno il nemico invisibile chiamato Covid-19. Proprio nel momento in cui appare fondamentale fare il possibile per far prevalere la forza della vita. “Dobbiamo tenerci a distanza di sicurezza dai palazzi danneggiati dal terremoto, ma anche gli uni dagli altri”, ha avvertito il ministro della Sanità, Vili Beroš, ricordando a tutti che un’avversità non cancella l’altra. Ora sta a noi, a ciascuno di noi fare uno sforzo, squarciare la tela degli eventi e dare un contributo piccolo ma importante per dettare il ritmo di marcia. Magari ispirandoci a un concetto coniato da Tolkien: “eucatastrofe”. Forse è proprio quello di cui abbiamo bisogno per interrompere il corso negativo degli eventi e ritrovare la gioia della nostra quotidianità.

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