L’INTERVENTO Anni ’90. La politica italiana verso la Croazia

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L’INTERVENTO Anni ’90. La politica italiana verso la Croazia

Dopo i festeggiamenti della Giornata dello Stato, il 30 maggio, vale la pena di ricordare come la politica italiana negli anni Novanta abbia seguito la dissoluzione della Jugoslavia, assumendo posizioni nuove nei confronti dell’indipendenza della Croazia. Nonostante molti preoccupanti segnali di pericolo, Roma non volle mai smettere di cooperare con il governo federale della Jugoslavia. Nell’estate del 1989, con la formazione del governo guidato da Giulio Andreotti, Gianni De Michelis, grande sostenitore del ruolo dell’Italia nei Balcani, assunse le redini della Farnesina. Nell’agosto dello stesso anno il Presidente italiano Francesco Cossiga e De Michelis, ebbero un incontro a Venezia con gli omologhi jugoslavi Janez Drnovšek, leader della Presidenza RSFJ e Budimir Lončar, ministro degli Esteri, nel quale riprese la famosa “Iniziativa Adriatica”. Dopo l’incontro di Venezia, il governo Andreotti ne organizzò un altro, previsto per il 17 settembre 1989, nel Buiese. Mi ricordo benissimo dell’incontro tra Ante Marković, presidente del governo jugoslavo, e Giulio Andreotti, premier italiano, presso l’Univeristá popolare di Buie, e del ministri degli Esteri Gianni De Michelis e Budimir Lončar a Umago. Oltre all’obiettivo principale della salvaguardia dell’ecosistema adriatico, i riflettori erano puntati sull’implementazione di una vasta rete di trasporti stradali e ferroviari e alla creazione di una vasta cooperazione economica che comprendesse la totalità delle Regioni italiane, sul modello della Comunità di Lavoro “Alpe-Adria”. Il punto focale era favorire i rapporti tra i due Stati e soprattutto la cooperazione nell’Adriatico. Erano i tempi quando il governo italiano si dichiarava ancora filojugoslavo. L’ultimo incontro tra capi di governo di Italia e Jugoslavia ebbe luogo il 20 ottobre 1990 a Verona, durante il quale Andreotti riconfermò la volontà di una soluzione della crisi senza traumi e di sostegno economico. Le attività tuttavia non durarono a lungo per via della crisi che vide la dissoluzione della Jugoslavia poco tempo dopo. In concomitanza con gli eventi rivoluzionari di politica internazionale del 1989, tra i quali il crollo del muro di Berlino e la caduta dei regimi comunisti nell’Europa orientale, il governo italiano promosse la creazione di un grande progetto “mitteleuropeo” da affiancare alla già avviata “Iniziativa adriatica”, a cui avrebbero preso parte diverse realtà. Nel gennaio 1990 ci fu l’ultimo congresso ufficiale, straordinario, della Lega dei comunisti jugoslavi, durante il quale Slobodan Milošević non riuscì a mettere sotto il proprio controllo il Partito federale. Il 6 giugno 1990, il Consiglio comunale di Knin propose un’alleanza fra tutti i municipi della Dalmazia settentrionale e della Lika dove la popolazione era a maggioranza serba. Nonostante il divieto della Corte costituzionale croata, venne indetto un referendum sull’autonomia culturale. Esso fu il preludio degli scontri con la Polizia croata e dell’inizio della guerra. Mentre avvenivano gli scontri tra autorità locali serbe e forze di Polizia croate in Krajina, i Paesi europei si mostravano sempre più favorevoli alle istanze indipendentistiche di Slovenia e Croazia. Nel 1990 De Michelis inaugurò due nuovi Consolati a Lubiana e Zagabria. A causa della violazione degli accordi di Brioni, Il 15 e 16 dicembre 1991 i ministri degli Esteri dei dodici Paesi della Comunità europea si riunirono a Bruxelles per riconoscere i nuovi Stati di Croazia e Slovenia. Nel corso dell’incontro il dibattito più acceso fu quello tra Lord Carrington (GB) e Genscher (GER). Il primo convinto che il riconoscimento immediato di Slovenia e Croazia portasse la Jugoslavia verso il baratro, il secondo certo che proprio il ritardo della Comunità europea nel concedere il riconoscimento potesse peggiorare la situazione. Il 7 gennaio 1992 due elicotteri con a bordo gli osservatori della Comunità europea in missione di pace nei cieli della RSFJ vennero abbattuti da aerei dell’Armata Federale (APJ), provocando la morte di quattro militari italiani e un francese. Da quel momento l’opinione pubblica iniziò ad attaccare fortemente il governo di Belgrado. Il 15 gennaio 1992 il governo di Roma decise di riconoscere la Croazia.

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