#salvami… in tempo

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#salvami… in tempo

Le manifestazioni in Croazia contro la violenza in famiglia, innescate dal terribile caso di Pago, quando un padre ha gettato i suoi quattro figli dal balcone, un effetto l’hanno ottenuto: quello di sensibilizzare il mondo politico sulla portata del problema. Resta da vedere se questo sarà sufficiente per modificare qualcosa di più profondo, ovvero una certa mentalità imperante in cui si tende a minimizzare quanto succede tra le mura domestiche e dare una scossa ai servizi sociali, perché agiscano non soltanto a posteriori, ma già quando vi sono le prime avvisaglie che certe cose possano accadere. Si sa cosa possono fare i politici in questi casi, mettere mano alle leggi e inasprire in maniera dimostrativa le pene per i maneschi. Il premier Andrej Plenković si è subito mosso in questa direzione: ha annunciato a medio termine un inasprimento delle sanzioni e a breve termine l’apertura di un telefono rosso a disposizione 24 ore su 24 delle vittime delle violenze. Che la legislazione penale in materia sia troppo blanda e che sia necessario intervenire per inasprire perlomeno le pene minime, lo ha sostenuto anche il ministro della Giustizia, Dražen Bošnjaković.

Ma il punto chiave resta la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Serve qualcosa che vada oltre alle manifestazioni di piazza, che semmai possono servire per pungolare chi di dovere ad agire. Anche in questo caso qualcosa dovrebbe muoversi. Il premier ha assicurato che si farà qualcosa, nell’ambito dei processi educativi, affinché già ai bambini si cominci a insegnare che la violenza è un fenomeno socialmente inaccettabile.
Ed è questo il nocciolo della questione. Al di là delle eventuali modifiche al Codice penale e alla Legge sulla tutela dalla violenza in famiglia, quello che è appare necessario è cambiare il modo di pensare. Vada per l’educazione nelle scuole che è sempre la benvenuta. Ma in particolare vanno sensibilizzati, se si vuole davvero cambiare qualcosa a breve e medio termine, quanti sono chiamati ad applicare le leggi. E sì, perché come ha ammesso il Capo dello Stato, Kolinda Grabar-Kitarović, a essere latitante non è tanto la legislazione, quanto l’attuazione della stessa e l’opera di prevenzione. Anzi. secondo il Presidente della Repubblica, le leggi croate sono tra le migliori al mondo. Già, ma come rilevato, è il resto che fa spesso acqua da tutte le parti. Verrebbe da dire non soltanto nel caso della violenza in famiglia e contro le donne.
In ogni caso, come ha giustamente sottolineato Kolinda Grabar-Kitarović, la violenza va fermata in famiglia. E l’opera di sensibilizzazione, con l’occhio rivolto al futuro, deve iniziare dalle scuole. Ma qualcosa si può fare anche subito: cambiare l’atteggiamento, in particolare da parte dei servizi e degli organi competenti, verso chi compie o minaccia di compiere atti di violenza. Prima che sia troppo tardi.

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