INSEGNANDO S’IMPARA Turismo (ir)responsabile

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INSEGNANDO S’IMPARA Turismo (ir)responsabile
Foto: Kristina Stedul Fabac/PIXSELL

Agli inglesi spetta il merito di aver inventato il turismo di massa nel momento in cui Thomas Cook vide, nella neo inventata ferrovia, opportunità che andavano al di là del semplice viaggio di collegamento tra un punto di partenza e uno di arrivo. Il 5 luglio del 1841, ben 500 persone accolsero la sua proposta di pagare poco più di uno scellino per un “pacchetto” che comprendeva una gita di andata e ritorno in treno da Leichester a Loghborough (distanza totale 22 miglia) e il pasto della giornata. Fu un successo strepitoso che indusse l’imprenditore inglese ad offrire ulteriori gite organizzate ai (numerosi!) meno abbienti, dapprima solo su suolo inglese, ma ben presto anche verso mete “esotiche”. Quarant’anni dopo la Cook era diventata un gigante dell’industria turistica mondiale… “and the rest is history”, come dicono gli inglesi.

Dal secondo dopoguerra in poi, i Paesi del Mediterraneo hanno sperimentato sulla propria pelle il bello e il brutto del turismo di massa. Specie quando i pacchetti vacanze, che iniziarono ad includere anche i biglietti aerei, sono diventati accessibili ai più. Il benessere economico apportato dalle moltitudini di turisti che si calavano ciclicamente dal nord, aveva però un lato oscuro che allora non veniva messo tanto in risalto, ma che adesso sta mostrando tutte le sue disastrose conseguenze: inquinamento dell’acqua e dell’aria, eccessivo consumo di risorse alimentari e soprattutto di acqua in regioni dove questa scarseggia, produzione a livello industriale di rifiuti (alcune stime dicono che una sola nave da crociera produca 7mila tonnellate di rifiuti all’anno) e infine quello che salta di più all’occhio: la cementificazione selvaggia di luoghi prima incontaminati, scempi architettonici di rara bruttezza e la desolazione dell’asfalto. Fatevi un giro sulla Costa del Sol o a Benidorm in Spagna per apprezzare in pieno quanto sopra.

È chiaro che qualcosa doveva cambiare e già negli anni ‘80 si cominciò a parlare di turismo sostenibile e turismo responsabile. Oggi il termine preferito è ecoturismo che sembra averli inglobati entrambi. Sostenibile e responsabile sono le due facce della medaglia del turismo. Da una parte la consapevolezza degli operatori turistici di svolgere la loro attività nel rispetto dell’ambiente e della cultura della comunità locale e dall’altra l’impegno individuale da parte dei turisti di rispettare usi, costumi, ambiente e strutture utilizzate e/o visitate. Sembrano cose ovvie, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare delle vacanze.

Scusate se mi ripeto, ma la già citata battuta di Natalino Balasso è d’obbligo: “Il viaggiatore era uno che andava in giro per acquisire conoscenza, adesso invece abbiamo il turista che è invece uno che viaggia per esportare ignoranza”. Mai come oggi questo rispecchia la realtà.

È di poche settimane fa la notizia del turista bulgaro residente a Londra, che ha deturpato il muro del Colosseo incidendoci il nome suo e quello della fidanzata. Identificato, denunciato e svergognato pubblicamente, ha avuto almeno la decenza di chiedere scusa giustificandosi di essere stato all’oscuro “dell’antichità del monumento” e che fosse “patrimonio dell’umanità”. Il Colosseo! Che insieme alle torri Eiffel e quella di Pisa è una delle strutture architettoniche più riconoscibili, se non nel mondo, almeno in Europa. O il nostro amico ci racconta un sacco di frottole o ha ragione Balasso: ‘gnuraaanza.

L’altro esempio riguarda le nostre amate acque adriatiche. È capitato ad una mia amica, ma potrebbe succedere a chiunque. La persona in questione va a farsi una nuotata e poco lontano dalla riva si trova con il collo immerso in un’inequivocabile…materia marrone. C’era infatti una bella chiazza di detriti fecali umani corredata da cerotti e preservativi usati, che veniva lentamente trasportata verso riva dalla corrente. Non ci vuole Sherlock Holmes per collegare quelle schifezze alle barche della locale marina. Spesso scaricano impunemente in mare, senza calcolare che poi la corrente riporta tutto a riva.

Riporto qui sotto ancora qualche esempio di imbecillità vagante che riguarda certi cittadini globali, molto abituati a viaggiare, ma carenti in educazione. Sono tutti molto simili: età 25-40 anni, affetti da una forte miopia intellettuale causata da febbre da social, perciò disposti a far qualsiasi cosa per una manciata di like.

Il 29 marzo scorso un russo è stato deportato e bandito per sei mesi dall’isola di Bali per essersi fatto fotografare con i pantaloni calati e chiappe al vento in cima al vulcano sacro sul Monte Agung, tra l’altro scalato senza permesso. Purtroppo non è il primo ad aver fatto una cosa simile a Bali.

Nel gennaio 2020 un gruppo misto di brasiliani, francesi, cileni e argentini, sono stati denunciati, multati e deportati per aver danneggiato e defecato nel sacro Tempio del Sole di Machu Picchu. Da notare che il tempio era chiuso al pubblico.

Dal 2008 è vietato salire anche sulla piramide messicana di Chichen Itza, ma nonostante i cartelli di divieto in sei mesi ben tre “ignuristi” sono stati filmati mentre lo facevano. Il 22 novembre del ‘22 lo ha fatto una giovane bionda che poi si è anche messa a ballare, ma è stata insultata quando è scesa; il 30 gennaio ‘23 era il turno di un giovane polacco al quale non è andata troppo bene, in quanto gli altri turisti oltraggiati lo hanno attaccato fisicamente, mentre l’ultimo giovane del 17 aprile, è stato salvato dal furore della folla dalle guardie che lo hanno detenuto e, si presume, multato.

Per non essere di parte citiamo il caso dell’agosto 2014, quando tre italiani che si credevano belli come i Bronzi di Riace, hanno sfilato per Barcellona…in costume da Bronzi di Riace. Le loro mamme devono essere così orgogliose!

Prima di chiudere un pensiero di solidarietà va agli amici veneziani che ogni anno hanno a che fare gli ipodotati cerebrali in trasferta che decidono di farsi una nuotatina in canale. Portate pazienza.

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