DIARIO DI UN DIPLOMATICO A Saviano con Zandel e Scotti

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DIARIO DI UN DIPLOMATICO A Saviano con Zandel e Scotti

Un giorno, durante il mio soggiorno diplomatico a Roma, mi chiamò Diego Zandel, ormai mio amico, e mi informò che il Comune di Saviano stava preparando una grande festa per l’85º compleanno di Giacomo Scotti. Mi chiese se fossi disposto a recarmi a Saviano con lui e con Scotti, che sarebbe venuto da Fiume, per onorare lo scrittore e, nello stesso tempo, per espletare anche la mia funzione diplomatica. Naturalmente, risposi, e così dopo qualche giorno ricevetti l’invito del Comune per partecipare alla seduta solenne in onore del “figlio diletto” di Saviano – Giacomo Scotti. E così, arrivato Scotti da Fiume, e Zandel dal quartiere giuliano-dalmata di Roma, ci mettemmo tutti insieme in viaggio. I nostri anfitrioni avevano voluto sapere esattamente l’ora del nostro arrivo allo svincolo dell’autostrada per Nola e Saviano, perché volevano salutarci proprio lì e scortarci fino al Municipio. Così, all’uscita della Roma-Napoli c’era ad attenderci la scorta – quattro motociclisti della Guardia comunale di Saviano, e io non potei che dire al mio autista, Ivan, di esibire la bandierina croata sulla vettura, così come si fa quando si va in visita al Quirinale, o quando in macchina c’è un alto dignitario della Croazia. Questo fa parte un po’ delle obsolete tradizioni e degli usi diplomatici, ma fa anche un grande effetto, specialmente in provincia. Facevo mettere la bandierina sempre quando andavo in Molise, a visitare le comunità dei croati che vivono lì, ed essi erano sempre molto orgogliosi di quel vessillo che sventolava sulla macchina dell’Ambasciatore. E così, Scotti, Zandel e io fummo scortati, come degli statisti veri e propri, fino al Comune. Lì ad attenderci c’era il sindaco, Carmine Sommese, un medico, con la sciarpa tricolore del Comune, e così entrammo – mancavano soltanto le fanfare – nell’Aula consiliare del Comune, addobbata a festa, gremita di gente. E fu, veramente, una festa in pompa magna, con il discorso del sindaco, la lectio magistralis di Zandel, l’encomio del direttore dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore di Saviano. Un’attrice, venuta da Napoli, lesse le poesie di Scotti, quelle dedicate a Saviano, al suo “suolo natio”, che in questo caso non era proprio “l’ermo colle” di Leopardi, ma una amena cittadina, attraversata dalla Circumvesuviana, con circa ventimila abitanti. Il sindaco Sommese espresse il suo orgoglio e quello del Comune per avere ancora una volta la possibilità di celebrare Scotti, che nel 2013 era stato nominato cittadino onorario di Saviano, quale “figlio benemerito di questa terra e illustre cittadino all’estero”. E naturalmente, il sindaco – che purtroppo, come ho saputo quest’estate, è deceduto di Covid – era anche molto felice di avere, per la prima volta tra i presenti, nonostante i ripetuti inviti, l’Ambasciatore della Croazia, che aveva a Saviano, a suo dire, nella persona di Giacomo Scotti, un vero “Ambasciatore culturale della Croazia e degli italiani che ci vivono lì”. Naturalmente, colsi l’occasione per fare un po’ di pubblicità alla Croazia, parlando non soltanto di Scotti ma anche della Croazia stessa e di Fiume. E, sapendo quanto i “savianesi” fossero orgogliosi delle loro tradizioni locali, parlai anche della tradizione culturale di Fiume, della quale fa parte anche il Carnevale fiumano – e Saviano è proprio conosciuta per il suo Carnevale. Infatti, il Carnevale di Saviano nasce negli anni Settanta, in parte sulla scia del movimento politico di quegli anni che in Campania aveva visto saldarsi gli autonomisti con i movimenti di recupero delle radici popolari, e in parte per contrastare l’usanza di festeggiare il Carnevale – deplorevole come mi avevano detto in loco – lanciando uova e farina sui passanti.
Ora, la manifestazione non è soltanto costituita dalla sfilata dei carri, ma anche da feste popolari che nelle settimane antecedenti animano la vita dell’intero territorio. La particolarità del Carnevale savianese è costituita dal forte legame con le tradizioni contadine del territorio nolano, e quindi si pone come un modo per salvare la memoria popolare, che altrimenti andrebbe persa. Naturalmente, non potei che fare pubblicità al Carnevale di Fiume e così stabilimmo che si poteva andare anche a un gemellaggio tra i due Carnevali, quello di Fiume e quello di Saviano, che ogni anno attrae sempre più visitatori non soltanto dalla Campania, ma da tutta l’Italia.
Furono due giorni intensivi: il giorno dopo visitammo l’Istituto d’Istruzione superiore, dove Giacomo Scotti lesse le sue poesie e stralci delle sue prose, e poi ci fecero fare una visita anche a Nola, la patria di Giordano Bruno. Dappertutto i padroni di casa, nei loro discorsi, sottolineavano i legami dell’Italia con la sponda orientale dell’Adriatico. Scoprimmo, tra l’altro, anche qualcosa sulle origini di Amalfi legate alla dalmata Ragusa, oggi Dubrovnik. E il direttore dell’ente preposto alla tutela dei resti archeologici ci rivelò che una nave di Amalfi era naufragata davanti alle coste di Ragusa-Dubrovnik e alcuni naufraghi erano rimasti lì. Quelli tornati ad Amalfi avevano mantenuto stretti legami con le popolazioni della cosiddetta Sclavonia. Cosi, con Scotti e Zandel, quella visita fu un avvenimento veramente gratificante per un Ambasciatore. Il mio rapporto su quest’evento, come al solito, finì in un buco nero del Ministero degli Esteri croato. E il gemellaggio tra i due Carnevali, quelli di Saviano e di Fiume, non ci fu.

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