ETICA E SOCIETÀ Spazi pubblici. Suoni orribili e molesti

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ETICA E SOCIETÀ Spazi pubblici. Suoni orribili e molesti
La cantante serba Aleksandra Prijović durante uno dei cinque concerti sold out a Zagabria

In Croazia nelle ultime settimane ci ha accompagnato la polemica per il concerto di Aleksandra Prijović. È la prima artista in assoluto a essere riuscita a riempire cinque serate all’Arena di Zagabria. Adesione di pubblico senza precedenti. Perché tanti asti? La Prijović si esibisce presentando canzoni fondate sulla musica popolare che definirò neo/folk/pop.

A questo punto, le cause della rivolta (che sta al lato opposto dell’entusiastica adesione di massa) vanno trovate in alcune direzioni. In primo luogo, da un breve sguardo su alcuni commenti sui siti, si vede che ci sono persone infastidite dal fatto che ci sia un tale entusiasmo per una cantante serba. Alcuni lo rivelano in modo diretto. Non so quanti siano in realtà. Questa è una specificità dei commenti sui siti. Non si sa mai quanto siano rappresentativi. Forse si tratta, in questo come in altri casi, di una parte della popolazione particolarmente motivata. Forse si tratta di persone con molto tempo libero. Non sarebbero del tutto rappresentative, perché, immagino, sarebbero circoscritte a determinate condizioni socioeconomiche. Forse si tratta di persone che commentano per disciplina di partito, o perché pagate per farlo. Ci vorrebbe un’indagine empirica accurata (che forse già esiste) per spiegare il fenomeno.

Altre persone sono indignate dal livello musicale che calamita un entusiasmo così diffuso. Ciò che li turba non è la provenienza della Prijović, ma il livello artistico, o, meglio anti-artistico delle sue esibizioni. In effetti, hanno ragione. Quei pochi minuti che sono riuscito a sentire mi hanno provocato noia accompagnata da fastidio.

Lascio perdere l’indignazione di quelli che provano il mal di pancia in considerazione della nazionalità della Prijović. Dedicherò qualche parola alle critiche di una condizione sociale, più che della stessa cantante, nella quale i gusti musicali e, in generale, artistici, sono così mal messi. In realtà, la degenerazione dei gusti artistici non è avvenuta con la Prijović. È da tempo che sentiamo degli obbrobri sonori camminando per strada o entrando nei locali. I gusti musicali diffusi hanno iniziato a sprofondare in Croazia parecchio prima della Prijović con le varie Severina, Rozga, ecc. Direi che queste hanno avuto il ruolo di prologo al trionfo della cantante delle cinque serate. Nella stessa Fiume, una città in un tempo non lontano orientata ad Occidente, come gusti e come aspirazioni al passo con ciò che avveniva a ovest di Kozina e Šentilj e all’avanguardia in Jugoslavia e, poi, in Croazia. Oggi la questione non ha più una dimensione primariamente geografica. È indubbio che ci sono, anche nell’Europa orientale, fenomeni musicali interessanti, come il gruppo bielorusso Molchat Doma o la DJ ucraina, Korolova. La questione è culturale e, forse, sociale e politica e si riproduce in più sedi.

Ma questa caduta dei gusti musicali deve preoccupare? Anche se dovesse preoccupare non ci si potrebbe fare nulla, fino a quando rispecchia le preferenze delle persone. È un diritto di ciascuno ascoltare la musica che predilige. Sarebbe assurdo negarlo. Ma un motivo di preoccupazione forse c’è. La cultura e l’impegno giovanile emancipatore si è accompagnato per decenni a fenomeni musicali innovativi e creativi. Supponendo che sia ancora così, preoccupa vedere che oggi i gusti musicali giovanili guardano in massa a fenomeni di subcultura neo/folk/pop che sembrano lontanissimi dall’innovazione e dalla creatività. Anche pensando al messaggio di un lavoro teatrale come l’eccellente Turbofolk di Frljić che suggerisce che il neo/folk/pop sia la colonna sonora di espressioni sociali e politiche fondate sulla corruzione, la violenza, l’opposizione all’emancipazione (pratiche, ovviamente, non seguite da tutte le persone che amano questa musica).

Ma forse sbaglio nel giudicare il livello della musica neo/folk/pop e la sua dimensione sociale e politica. Mi dice una mia amica femminista che ci sono analisi che parlano di contenuti liberatori in alcuni testi di canzoni neo/folk/pop. Il fenomeno va studiato. Penso che sarebbe giusto scrivere saggi o anche tesi di laurea o dottorato su questo tema.

Per ora, mi sento di dire che si incontrano negli spazi pubblici suoni orribili e molesti. Con il successone della Prijović, temo che il fenomeno peggiorerà.

*Professore ordinario di Filosofia Politica

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