ETICA E SOCIETÀ Barbie. L’arte di saper sorridere

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ETICA E SOCIETÀ Barbie. L’arte di saper sorridere

Voglio togliermi lo sfizio di dire la mia a proposito del fenomeno pop del momento. Mi sono divertito molto a guardare Barbie. Credo che fosse la reazione condivisa al cinema. La critica mi sembra divisa. Non entro nelle considerazioni di estetica cinematografica, perché è una cosa che in troppi farebbero meglio di me. Spenderò volentieri alcune parole sulle reazioni di carattere politico.

Le reazioni della destra conservatrice, dalla breve e incompleta ricerca su Internet che ho fatto, mi sembrano contenute. Qualcosina ho visto sulla minaccia ai valori tradizionali, ma trascurabile. Ho trovato con maggiore facilità articoli d’ispirazione progressista, preoccupati o infastiditi dalla banalizzazione politica presente nel film. In un articolo ho letto una tesi anche più spinta, ovvero che il film favorisce la supremazia maschile rendendo Ken il personaggio più simpatico.

Trovo che sia sbagliato avere accesi i radar per supposti pericoli di carattere politico anche in momenti di puro relax. Barbie è un film molto divertente, almeno per me e altre persone. Non aspira a essere un’opera d’arte. E qui c’è un malinteso, o assenza di voglia di comprendere importante. Come hanno detto altri prima di me, è rilevante saper distinguere tra lavori d’intrattenimento e opere artistiche. Applicando i criteri delle seconde nei confronti dei primi si perdono piacevoli occasioni d’intrattenimento con romanzi d’amore, narrazioni poliziesche, commedie.

Proporrei, al contrario, di dedicare una parte della vita al relax senza eccessive pretese intellettuali o di impegno politico. Chi è deluso da Barbie, perché non dà un contributo decisivo alla presa di coscienza su temi che riguardano la discriminazione e, direi, non intende farlo è libero di avere questa reazione. Ma devo ammettere che non mi troverei a mio agio in un mondo distinto dalla presenza diffusa di questo tipo di stato d’animo. Esiste già in alcuni ambienti accademici e intellettuali dove l’apparato percettivo per la correttezza politica è ipersensibile. In effetti, è molto importante non abbassare la guardia nei confronti di fenomeni di molestie e discriminazione e stigmatizzazione dei gruppi svantaggiati o vulnerabili. Ma non è un bene instaurare una cultura dove si sottopongono ad analisi severe situazioni non impegnative e si intravede una società dove non c’è la capacità di sorridere assieme. Magari anche scherzando sugli stereotipi. In fondo, potrebbe essere un modo per annullarli.

C’è, peraltro, una rappresentazione molto precisa e importante presente in Barbie. Credo che il mondo che raffigura corrisponda perfettamente a quello che esiste nella vita reale nelle menti di un tipo di sinistra molto diffuso nella politica ufficiale e nell’ambiente intellettuale e accademico. Per la sinistra della quale parlo sembra che il mondo sia proprio uguale a quello presente in Barbie nel quale il tema sociale economico è assolutamente assente o marginale.

Ovviamente, sarebbe un errore dedicare l’attenzione unicamente alle discriminazioni sociali ed economiche. Riallacciandoci alla trama del film, è di estrema importanza opporsi a una struttura dove le posizioni d’élite sono ancora molto più accessibili agli uomini piuttosto che alle donne e l’uguaglianza di opportunità è compromessa. Condizione vergognosa. Ma è sbagliato pensare a un mondo dove la posizione privilegiata assoluta è quella del maschio. Il peccato politico e intellettuale di base di molta sinistra, impersonificata anche nelle critiche a Barbie che ho letto è l’oblio nei confronti dei disoccupati o di chi vive con stipendi o pensioni da fame. Condizione condivisa da molti uomini e molte donne. Queste condizioni sono trascurate da quella parte della sinistra che pensa all’uguaglianza, ad esempio, attraverso le lenti dei podcast dove Meghan Markle e Paris Hilton parlano delle discriminazioni che soffrono. Credo di aver riconosciuto questo tipo di sinistra in alcune critiche a Barbie che contestano un’analisi imprecisa della società attuale, ma trascurano la discordanza più evidente, quella economica e sociale.

In conclusione, se il film rappresenta qualcosa in modo preciso questo è il mondo che vive nelle menti di molta parte degli ambienti politici e intellettuali di sinistra cioè, il mondo opulento e ricco di Barbie. Detto, questo, suggerirei di guardarlo rilassati e aperti al divertimento.

*Professore ordinario di Filosofia politica

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