Valter Milovan Maer: il camion che sogna la giovinezza

Il docente e musicista polese, reduce dal successo al «ČAnsonfest», racconta in un'intervista come è nata la canzone che gli è valsa il Premio di cantautore dell'anno e quali sono le particolarità linguistiche dei versi scritti in dialetto dell'Istria sudoccidentale

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Valter Milovan Maer: il camion che sogna la giovinezza
Valter Milovan Maer al “ČAnsonfest”. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Valter Milovan, in arte Maer, docente al Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola e cantautore polese, è sicuramente già noto ai nostri lettori per aver tradotto in lingua croata i drammi “Calderón” e “Porcile” di Pier Paolo Pasolini, ma anche per i concerti nei quali si esibisce in giro per l’Istria e a Fiume. La letteratura e lo studio degli autori italiani è uno dei suoi interessi principali. A questo viene però affiancato l’amore per la musica. Anche se forse il pubblico fiumano non era a conoscenza della sua produzione, alla 19.esima edizione del “ČAnsonfest”, che ha chiuso l’Estate culturale di Castua, Valter Milovan Maer non solo ha debuttato con la canzone “Kamioncin”, ma ha ottenuto l’ambitissimo premio di cantautore dell’anno. Abbiamo chiesto al docente, letterato e musicista di illustrarci brevemente il suo percorso musicale.

Come le è venuta l’idea di partecipare al «ČAnsonfest» e com’è nata la canzone «Kamioncin»?
“È stato Daniel Načinović a convincermi. Ci conosciamo da tanto tempo, per qualche anno abbiamo anche lavorato insieme alla rubrica ‘Cultura e spettacoli’ del quotidiano ‘Glas Istre’. Qualche mese fa mi ha detto: ‘Scrivi canzoni nuove e poi non le mandi da nessuna parte’. Quindi con ‘Kamioncin’ ho voluto cambiare quest’abitudine e mi è sembrata la canzone giusta per farlo”.

È nata prima la canzone e poi la decisione di presentarla a Castua o il contrario?
“La canzone è nata per prima, volevo fare una canzone in lingua croata o lingua ciacava che abbia il titolo con l’accento sull’ultima sillaba, come certe canzoni di Paolo Conte. Tipo ‘trampolin’, ‘šimencin’… ‘kamioncin’ appunto. Da qui è partito tutto”.

Durante la serata del «ČAnsonfest» ha nominato i suoi figli. Sono stati loro a ispirarla per questo brano?
“Ho un figlio che è tutto preso da macchinine e camion; niente dinosauri o supereroi, non possiede nessun giocattolo ‘importante’ che abbia gli occhi. Questa è stata certamente una motivazione; poi il testo centra un po’ con la giovinezza, ma parla anche di vecchiaia e di morte”.

Come funziona la composizione di una canzone in pratica? Nasce prima il testo o la musica?
“Di solito parto da uno spunto linguistico, da un modo di dire, da un’ idea – quindi ‘kamioncin’ per esempio, o l’idea del ‘Neradni dan’, del ‘Giorno festivo’ in italiano. Poi gioco con gli accordi e completo il testo. Il significato del testo e la parte musicale si intrecciano e alla fine diventano un tutt’uno”.

Qual è la lingua/il dialetto usata/o nella canzone?
“Si tratta del dialetto dell’Istria sudoccidentale, chiamato ‘Jugozapadni istarski dijalekt’. Per capirci, è lo stesso dialetto nel quale cantano i ‘Gustafi’ o Livio Morosin. Si chiama sudoccidentale ma arriva fino al fiume Quieto a ovest e fino a Barbana a est, quindi si tratta di una buona parte dell’Istria. Si tratta di un dialetto per lo più ikavo che è cosparso di moltissimi romanismi, perchè tutti i centri urbani (Dignano, Rovigno, Pola, Parenzo) parlavano l’istroveneto o l’istrioto. Viene considerato dai linguisti il dialetto meno autoctono perche si e formato solo 400 anni fa, proviene in parte dalla Dalmazia ed ha anche qualche elemento štokavo: difatti si dice ‘ništo’ e non ‘neč’, si dice ‘niš’ e non ‘nič’ ecc. Ma i parlanti non sanno questi dettagli e si sentono fierissimi ciacavi. E alla fin fine, hanno ragione”.

Si aspettava di ottenere il Premio come miglior cantautore di questa edizione della Serata delle nuove composizioni?
“No: pensavo che qualcuno avrebbe notato il testo, volevo presentare bene la canzone, far finta di essere Paolo Conte, ma nulla di più”.

Continuerà a comporre in dialetto ciacavo?
“Ciacavo, istroveneto, croato, italiano, inglese… Un po’ di tutto”.

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