Simone Mocenni: versi accattivanti e innovativi

La raccolta di poesie e poemetti «Modro» (Blu) dello scultore-scrittore polese e milanese è un apporto alla nuova letteratura locale

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Simone Mocenni: versi accattivanti e innovativi
Boris Domagoj Biletić, Simone Mocenni, Eliana Moscarda Mirković e Vanesa Begić. Foto: Daria Deghenghi

Blu dalla copertina al titolo: blu per definizione. Simone Mocenni, lo scultore-scrittore polese e milanese a un tempo, ha presentato nella Biblioteca civica di Pola la sua ultima fatica letteraria ed editoriale: la raccolta di poesie e poemetti “Modro” (Blu) che si avvale della traduzione di Ljiljana Avirović e del tocco finale in redazione di Boris Domagoj Biletić. Il volumetto dalle graziose vesti grafiche è uscito per i tipi della Società istriana dei letterati, che hanno praticamente adottato il Milanese tra le proprie file, esattamente come gli artisti figurativi lo considerano proprio in quanto scultore e pittore.

Due realtà a confronto
Della felice circostanza di quest’unione geografica, linguistica e culturale ha parlato Biletić, sentenziando che “la periferia vede meglio la grande città” e non solo il contrario, perché “uno ci vede sempre meglio da fuori”, col distacco di chi conosce intimamente entrambe le realtà in reciproco contrasto. In questa duplice prospettiva – ha segnalato Biletić – si osserva la freschezza dell’apporto di Mocenni alla nuova letteratura polese, generalmente prodotta da una classe di poeti e scrittori che non hanno conosciuto la vastità del mondo. Quella tipologia di scrittori che invece è migrata per poi ritornare, oppure è rimasta all’estero ma continua a scrivere nella propria lingua, produce una prosa e una poesia sensibilmente diversa. Il libro “Modro” è stato pubblicato ancora nel 2020 ma si presenta al pubblico soltanto adesso per la pausa imposta al mondo editoriale, letterario, artistico dalla pandemia. Il volume contiene 14 poesie e poemetti in versi e in prosa, composti tra il 1989 e il 2017, abbracciando dunque un lasso di tempo sufficientemente lungo per poter osservare le dinamiche dell’evoluzione dell’uomo dal ragazzo che è stato alla persona compiuta che forse non si diventa mai, fino alla fine.

Dall’infanzia alla contemporaneità
La critica letteraria e traduttrice Vanesa Begić ha cantato le lodi della traduzione di Ljiljana Avirović, ragionando sul “mestiere di tradurre senza tradire”, sul ruolo di chi è chiamato a “unire i versi, gli artisti, le lingue, le culture, le ideologie e persino le civiltà nell’accezione più ampia del termine”. Lavoro non facile dunque, perché si corre sempre il rischio di mancare il concetto girandoci intorno e perché la speranza che si possa avere è sempre e solo quella dell’approssimazione migliore. Tradurre è un lavoro di filigrana, ha rimarcato Begić, sentenziando che Avirović ha nuovamente colto nel segno. Eliana Moscarda Mirković ha parlato del “verace desiderio di ricerca e sperimentazione, di innata curiosità, di innovazione e flessibilità” nella poesia di Mocenni che la sua passione per le belle arti e la musica rendono a turni più plastica e più eterea ad intermittenza. Il mito s’intreccia alla realtà personalmente vissuta nella selezione dei temi, per cui lo scrittore è capace di migrare dalle leggende del re Epulo alla fanciullezza a Stoia e le prime esperienze amorose fino all’ultimo respiro del cantiere navale che non ha retto le sfide dell’economia globalizzata. Al termine delle presentazioni il poeta ha recitato alcuni tra i suoi versi per condividere col pubblico le emozioni che sono capaci a trasmettere.

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