La storia del cappello femminile e dell’emancipazione delle donne

Al Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume si è tenuto un laboratorio creativo nell’ambito del programma «Stiracchiamenti mattutini»

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La storia del cappello femminile e dell’emancipazione delle donne
Il gruppo con Ksenija Orelj. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Sono educativi, inclusivi e interessanti i programmi che vengono portati avanti in seno al Museo d’Arte moderna e contemporanea (MMSU) di Fiume e che accompagnano le mostre che vi sono allestite. Tra gli appuntamenti che si svolgono ogni due settimane rientra il laboratorio “Stiracchiamenti mattutini” (Jutarnja protezanja) destinato alle pensionate e ai pensionati, anche se sono benvenuti i cittadini di tutte le fasce d’età. In quest’ambito i partecipanti possono conoscere l’edificio che ospita il Museo nel complesso Benčić, le mostre e le opere d’arte che custodisce e in seguito cimentarsi nell’espressione creativa facendo uso di diverse tecniche artistiche.

Una lezione sui copricapi
All’ultimo appuntamento, svoltosi ieri, hanno preso parte undici donne, le quali hanno innanzitutto avuto modo di ascoltare una breve lezione sulla storia dei cappelli e dei copricapi femminili, proposta da Kristina e Luka, studenti del quinto anno di storia dell’arte alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume. A ispirare il tema della lezione è stata la mostra “Gdje je ženi mjesto” (Dove deve stare la donna), allestita qualche mese fa all’MMSU.
Gli studenti hanno presentato la storia del cappello femminile partendo dal XIX secolo, quando l’ideale della bellezza era la donna dalla pelle candida. Per mantenerla tale, le donne dovevano tenere il volto all’ombra utilizzando i cappelli, i parasole, ma anche i guanti per coprire le mani. Già all’età di quindici anni, le ragazze erano obbligate a coprirsi il capo. Nel XX secolo le cose iniziano a cambiare, in quanto la scienza medica scopre che il corpo umano ha bisogno del sole per la produzione della vitamina D, per cui l’abbronzatura non è più vista come qualcosa da evitare.

Uccelli imbalsamati
Alla fine del XIX secolo, i cappelli diventano sempre più grandi ed elaborati, tanto che vengono decorati addirittura con uccelli imbalsamati, soprattutto passeri e rondini. All’epoca i passeri, come rivelato dai due studenti, venivano considerati degli animali nocivi per cui i cittadini erano incoraggiati a ucciderli. Lo stesso riguardava anche le rondini, seppure in minore misura. Nel corso della lezione è stato rimarcato più volte che la storia del cappello e del copricapo femminile è anche la storia dell’emancipazione delle donne.
Dopo la lezione è stata la volta del laboratorio di disegno guidato dall’artista Jadranka Lacković, nel corso del quale le partecipanti hanno usato la loro immaginazione nella creazione di cappelli originali.

Jadranka Lacković guida il laboratorio creativo.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Maggiore interesse delle donne
Una delle fautrici dei programmi portati avanti all’MMSU è la curatrice Ksenija Orelj, che ha osservato come ai programmi organizzati dal Museo aderiscano in prevalenza le donne, anche se si tratta di appuntamenti destinati a tutti. “Ho notato che le donne sono più interessate a prendere parte a eventi di questo tipo e sono molto più attive in questo senso – ha rilevato Orelj –. A questo laboratorio hanno preso parte diverse donne che si erano dedicate al volontariato nel campo della cultura. Non saprei quale sia il motivo del loro maggiore interesse a questo tipo di programmi, forse il fatto che culturalmente le donne vengono considerate più adatte a prendersi cura di qualcuno o di qualcosa”, ha osservato la curatrice, la quale ha quindi fatto riferimento alla lezione presentata dagli studenti, i quali hanno realizzato una relazione argomentata e al contempo divertente in cui hanno dimostrato la liberazione della donna attraverso la moda. “L’idea di questi laboratori è mettere a contatto diverse generazioni e lavorare con artisti e artiste locali. Al prossimo laboratorio lavoreremo con l’artista Tanja Blašković e in quell’ambito realizzeremo lavori che sviluppano l’abilità fino-motoria”, ha concluso Ksenija Orelj.
Il prossimo appuntamento è, quindi, tra due settimane, sempre negli spazi dell’MMSU.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

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