Romina Floris: «Conserviamo parole e versi dell’identità»

La raccolta propone 29 poesie che parlano dei cambiamenti dettati dal tempo, dalla storia, dalla globalizzazione

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Romina Floris: «Conserviamo parole e versi dell’identità»

Nell’ambito dell’ottava edizione del Festival c’è stata una bella collaborazione con una delle più rinomate scrittrici dialettali del nostro territorio, Romina Floris. Nelle sue poesie rivive il paese natìo, Valle e i suoi versi sono strumenti attraverso i quali la poetessa riesce a far emozionare e a trasmettere i suoi valori più profondi, genuini.

 

Una telefonata ha portato al centro del discorso le parlate istriote e ora la pubblicazione della silloge in dialetto vallese “Tera, radighe, amor”. Una raccolta di 29 poesie che va ad arricchire la letteratura istroquarnerina in istrioto.

“La raccolta di poesie in dialetto vallese ‘Tera, radighe, amor’ – dice Romina Floris – è il mio affettuoso contributo al Festival dell’Istrioto, magistralmente organizzato dalla Comunità degli Italiani di Sissano. Sono poesie che meditano sui cambiamenti dettati dal tempo, dalla storia, dalla globalizzazione, sulla tenacia della nostra identità nel sopravvivere ai cambiamenti politici, linguistici, migratori, sull’atroce dolore del distacco dalla propria terra natia e la speranza di rivederla, di riconoscerla ancora”.

Riflessione sul mondo attuale
“Affronto i ricordi – prosegue l’autrice – che mi portano a meditare sul mondo attuale e sulla vita che spesso segue un destino diverso da quello che ci si aspetta, un confronto tra epoca giovanile e matura in cui la visione del mondo appare diversa perché i sentimenti sono diversi, cresciuti, privi di quell’incoscienza tipica dei giovani. E poi una riflessione sulla modernità e le tecnologie che corrompono un mondo antico che apprezza ancora le sue tradizioni, la presenza, la parola, il contatto sociale, portandolo in piazze virtuali con una nuova forma di socialità intangibile.
Sono una vallese che scrive poesie in dialetto fin da bambina con l’intento di conservare parole e suoni per le generazioni future che non lo parleranno più, come già purtroppo accade per altri dialetti istrioti. Grazie alla Comunità degli Italiani di Valle ho potuto coltivare la mia passione per il vallese e le tradizioni che una parlata così antica porta con sé, oltre alla consapevolezza della mia identità e il senso di appartenenza a questa terra dai confini mutevoli”.

Romina Floris

Le CI come punto di riferimento
“Un percorso, il mio, che mi porta a ribadire l’importanza delle Comunità degli Italiani come punto di riferimento soprattutto per i giovani che vanno a scoprire, riscoprire, rinvigorire le radici dalle quali discendiamo, per accrescere la coscienza della nostra cultura e tradizioni, per farle conoscere a chi ci sta accanto – rileva ancora la poetessa -. Valorizzare le nostre radici ci rende più forti, consapevoli del fatto che nessuna etichetta globale potrà mai cancellare la nostra identità, ci infonde il rispetto per il prossimo. La facilità di interconnessione fra i popoli, gran beneficio per le buone relazioni di conoscenza reciproca e condivisione, porta inesorabilmente ad un appiattimento delle differenze, migliora la comunicazione a scapito di tutte quelle parlate presenti in gruppi minori. Siamo consci del bene che porta l’uso di una stessa lingua per far comunicare popoli diversi, la comprensione è un messaggio di pace, ma allo stesso tempo ognuno di noi ha bisogno di sentirsi appartenere ad un territorio prima di essere cittadino del mondo”.

Scrittura immediata e coinvolgente
Una pubblicazione che ha già le porte spalancate, questa. “Romina Floris – dice Alessandra Civitico, del gruppo di lavoro del Festival – è una poetessa che riesce con la sua scrittura immediata, coinvolgente e diretta a far rivivere al lettore le emozioni provate durante i momenti trascorsi nel suo paesino d’origine. Devo ammettere che tengo particolarmente alla sua prima raccolta di poesie ‘Pensieri sconosciuti’, che spesso sfoglio e leggo sia a casa che a scuola con gli alunni, con l’obiettivo di trasmettere alle giovani generazioni l’amore per il dialetto vallese e per il nostro paese. Proprio dalla sua prima raccolta vorrei ricordare una poesia che ritengo magnifica, ‘Valexa mi sen’, che mi fa emozionare ogni volta che la leggo o la sento recitare. La notizia della pubblicazione di una nuova raccolta di poesie in vallese e in italiano mi ha reso molto orgogliosa e impaziente di leggere i preziosi versi di Romina”.
Parole e sentimenti condivisi pure da Miriana Pauletić, a sua volta nel gruppo di lavoro: “Romina con le sue poesie esprime l’amore verso la sua terra, le genti e per i suoi familiari. C’è molta malinconia e rimpianti per il tempo passato così in fretta con suo nonno Pietro. Ormai è lontana dal suo paese, però si sente il suo grande amore per una Valle che sta cambiando. Grazie Romina che con le tue poesie porti avanti il nostro bellissimo dialetto vallese”.

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