Presentata la mostra per i 100 anni dello scioglimento del Club Touristi Triestini

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Presentata la mostra per i 100 anni dello scioglimento del Club Touristi Triestini
Foto concessa dal CTT

Si è tenuta oggi, nella cornice del Circolo della Stampa di Trieste, la conferenza di presentazione della nuova mostra, programmata negli spazi della Libreria Ubik dal giorno 7
dicembre 2022 al 6 gennaio 2023, “Moto è vita! La storia del Club Touristi Triestini”.
La mostra si propone di ricordare la storia del Club a cent’anni dalla scomparsa (1922-2022)
attraverso 8 pannelli incentrati su diverse fasi della storica associazione: dalle avventure
speleologiche nella Grotta dei Morti e nella Grotta Gigante, alla costruzione della vedetta
giubilare, al legame con il ‘patrono’ l‘arciduca Lodovico Salvatore d’Austria e con la ‘tourista’
Sissi, alla chiusura, nel clima della marcia su Roma e dell’affermazione del regime fascista,
del 1922. Giungendo poi alla rinascita, nel 2013; tutt’oggi infatti il Club mantiene le identiche
attività ottocentesche, svolgendo escursioni, esplorazioni di grotte ed esemplificando il
carattere di una Trieste a-nazionale, plurilinguistica e pluriculturale.

Foto concessa dal CTT

La mostra si svolge con la collaborazione della Libreria Ubik di Trieste, il sostegno del Club
Alpinistico Triestino (CAT) e il patrocinio del Circolo della Stampa di Trieste.
Il presidente del Circolo della Stampa Luciano Santin ha esordito sottolineando che la
mostra ricorda i cent’anni dalla distruzione del primo Club Touristi Triestini, benemerita
associazione all’epoca trilingue, considerando come vi partecipassero italiani, sloveni e
germanofoni. Il Club, con una tradizione di lealismo al governo austriaco, venne non a caso
“distrutta dalle orde fasciste”. Tra i maggiori conseguimenti del Club merita ricordare come
avesse “acquistato e attrezzato la Grotta Gigante della quale è stata espropriata per un
bianco e nero come si suol dire a Trieste”.

Foto concessa dal CTT

Il rappresentante del Club Alpinistico Triestino (CAT) Franco Gherlizza ha invece presentato
un breve excursus sulla storia della speleologia triestina, ricordandone gli inizi. La
speleologia giuliana nacque infatti con la ricerca dell’acqua a Trieste, specie col ‘misterioso’
Timavo. A seguito dei lavori per la Grotta di San Canziano si formarono i primi
assembramenti, destinati a diventare le prime associazioni; a partire dalla Sezione Litorale
del Deutschen und Osterreichischen Alpenvereins e dalla Società Adriatica di Scienze
Naturali (SASN), responsabile dell’omonimo museo triestino. Nacquero poi la Società degli
Alpinisti Triestini, divenuta Società Alpina delle Giulie (SAG) e lo stesso Club Touristi
Triestini (CTT). A questi si affiancarono due gruppi responsabili delle maggiori scoperte sul
Carso, rispettivamente il Club Alpino dei Sette, di carattere filoitaliano e l’Hades Verein,
invece filoaustriaco.
Considerando che ricorrono i cent’anni dalla scomparsa del Club, occorre evidenziare come
nel caso del CTT vi sia stata per la prima volta una ‘didattica’ di conoscenza delle grotte; il
CTT attrezzò infatti la Grotta Gigante e la Grotta di San Canziano e proseguì la sua attività
scientifica fino all’arrivo dell’Italia che impose la chiusura delle società filoaustriache.
Vennero infatti chiusi il CTT e l’Hades Verein, portando per altro via le loro proprietà e i loro
beni. Un’ingerenza difficilmente immaginabile ai tempi dell’impero austro-ungarico. Le
vecchie associazioni però sopravvissero coi dopolavoro, conservandone solo la funzione
‘esplorativa’.

Foto concessa dal CTT

L’ideatore della mostra e membro del direttivo del Club Touristi Triestini Zeno Saracino ha
delineato il contenuto dell’esposizione, organizzata su otto pannelli, allestiti nella Libreria di Ubik di Trieste. La mostra delinea infatti la nascita del Club all’interno delle associazioni
sportive triestine, approfondendo di volta in volta determinati aspetti della storia sociale,
attraverso una miscela di testi e fotografie. Si parte con le avventure speleologiche del Club;
dalle discese nel sottosuolo della Grotta dei Morti, alla trasformazione della Grotta Gigante
in un primo esempio di ‘turismo del sottosuolo’; proseguendo con i legami con le grandi
personalità del tempo come Julius Kugy, l’imperatrice Elisabetta d’Austria e tanti altri.
La mostra dedica uno spazio speciale al patrono del Club, l’arciduca Lodovico Salvatore
d’Austria; figura assai peculiare di scienziato, capitano di mare e naturalista. Proseguendo
poi con le vicende connesse al legame con la ‘tourista’ Sissi, commemorata dal Club
nell’occasione della tragica morte. Il Club inoltre costruì sul Carso una propria ‘vedetta’
nell’occasione del Giubileo dell’imperatore Francesco Giuseppe, a cui è dedicata
un’apposita sezione della mostra. La parte finale delinea la chiusura e successiva rinascita
del Club, rispettivamente nel 1922 e nel 2013.

S.A. l’Arciduca Lodovico Salvatore, patrono del Club Touristi Triestini. Foto concessa dal CTT

Sono stati inoltre portati i saluti del Presidente del Club Alessandro Sgambati, purtroppo
assente per malattia; questi rimarcava che il Club continua le sue attività con una speciale
enfasi sul carattere plurilinguistico di Trieste, guardando tutt’oggi all’Austria come paese di
tradizione liberale dalla quale recuperare legami di carattere culturale e storico.
Accanto alle escursioni nel Carso e nei territori dell’ex Litorale austriaco, giunte a oggi a 450
totali, il Club indice ogni anno il concorso letterario Carolus Cergoly, rivolto ai giovani delle
scuole e dell’Università, dove si chiede di esprimere con un’opera scritta questo carattere a-
nazionale, plurilinguistica e pluriculturale caratteristico di Trieste.

Foto concessa dal CTT

Il laureando Alberto Costa dell’Università degli studi di Trieste (Units) ha accennato alla
storia del Club Touristi Triestini, sul quale appare incentrata la sua tesi magistrale.
Ha evidenziato in particolar modo come la lingua corrente fosse l’italiano, ma come si
scrivesse e si comprendesse il tedesco e in minor misura lo sloveno; e come l’associazione
avesse un carattere a-nazionale e apolitico pressoché unico nel panorama associazionistico
triestino di fine ottocento.
Il Club, negli anni di fine secolo, annoverò importanti figure locali nel campo scientifico,
come Ludwig Karl Moser e Ivan Andrej Perko; inoltre era ben inserito nella ragnatela delle
associazioni di ‘touristi’ e grottisti dell’epoca, con legami che si estendevano per l’intera
Mitteleuropa, ad esempio col Club Alpinistico Ungherese.
Anche il ‘primo’ CTT tentò, nel 1903, di inaugurare una propria mostra; chiese infatti di
partecipare all’Esposizione regionale veneta dedicata allo sport, in compagnia della ‘rivale’,
la Società Alpina delle Giulie. Tuttavia la mostra, riportando l’espressione in sapore di
irredentismo “Venezia Giulia”, venne vietata alle due società; e il Club organizzò
un’esposizione qui a Trieste. Fu quella la prima, storica, mostra del CTT.

Foto concessa dal CTT

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