«Nel testo vive lo spirito delle nostre nonne»

La scrittrice Florinda Klevisser e la giornalista e vicecaporedattrice del nostro quotidiano, Ivana Precetti Božičević, hanno ottenuto una menzione onorevole al Concorso «Istria Nobilissima»

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«Nel testo vive lo spirito delle nostre nonne»

La scrittrice Florinda Klevisser e la giornalista e vicecaporedattrice del nostro quotidiano, Ivana Precetti Božičević, amiche sin dall’infanzia, hanno ottenuto una menzione onorevole al Concorso d’arte e cultura “Istria Nobilissima” per la sceneggiatura in dialetto fiumano intitolata “Le paprike (in)finide” nella categoria Teatro (Premio Raniero Brumini). La motivazione recita “Grazioso testo in dialetto fiumano che offre un vivace quadretto di vita quotidiana”. In una breve chiacchierata, le due autrici ci hanno parlato dell’importanza della salvaguardia del dialetto fiumano e di ciò che le ha ispirate a comporre un testo teatrale.

 

Florinda: “Siamo molto soddisfatte di questa menzione onorevole perché è la prima volta che ci siamo cimentate a scrivere un’opera di teatro. ‘Le paprike (in)finide’ s’ispira a un piatto tipico di Fiume, i peperoni ripieni, che sono il fil rouge di tutto il lavoro. Infatti, la protagonista cerca di completare questo piatto durante tutta l’opera. Inizia a cucinare, ma poi si susseguono sempre delle vicende e non riesce mai a finirle. A ciò è dovuto, infatti, il gioco di parole ‘(in)finide’. Le vicende sono ispirate ai fatti quotidiani tipici della nostra città e comunità, messi insieme in un modo, credo, originale. Per noi è stato molto divertente scriverlo e ci siamo trovate varie volte a ridere a crepapelle”.

Questa è la vostra prima collaborazione?

Ivana: “Non abbiamo mai collaborato prima d’ora a un lavoro così serio. Ci conosciamo da sempre, fin dai tempi dell’asilo e non ci siamo mai perse di vista. Da ragazze abbiamo suonato e anche scritto una canzone insieme, ma mai finora abbiamo realizzato un progetto così impegnativo, anche se il desiderio di farlo c’era sempre. Vorrei aggiungere di essere molto compiaciuta della menzione onorevole perché, devo ammettere, un po’ ci speravamo. Si tratta di un grande onore per noi”.

Florinda: “Abbiamo scelto la categoria Teatro ispirate dalla storia che si stava pian piano evolvendo. I personaggi sono abbastanza divertenti e credo che sarebbe più bello vederlo in scena, che non racchiuso in un romanzo o in una novella. Ad ogni modo, questa non sarà la nostra unica collaborazione, visto che abbiamo tutta l’intenzione di continuare, anche se forse non nella medesima categoria. Crediamo molto nell’idea dell’uso del dialetto e vogliamo continuare a scrivere in dialetto fiumano, che va assolutamente mantenuto vivo. Abbiamo incontrato notevoli difficoltà durante la stesura del testo. A casa parliamo in fiumano, ma scrivere in dialetto è tutta un’altra cosa. Durante la lavorazione abbiamo consultato due dizionari del dialetto e diversi autori che scrivono in dialetto. Cogliamo l’occasione per ringraziare Bruno Bontempo, che ci ha aiutate tantissimo nella scelta di usare determinati termini, e mia zia Elisa Zaina. La parte più difficile è stata fare la selezione giusta nella scrittura in quanto esistono diverse grafie della medesima parola. Ad esempio, l’espressione ‘xe meio’ si scrive sia con la ‘j’ (mejo) che con la ‘i’ (meio), poi ‘te piaze’, che si può scrivere anche con la ‘x’ (piaxe) o con la ‘z’ (piaze). Abbiamo scoperto, per esempio, che la ‘x’ si usa soltanto con il verbo essere. Esistono delle regole nella scrittura del dialetto fiumano, anche se non sono ufficiali come nell’italiano standard. Nel testo abbiamo inserito pure diversi modi di dire e proverbi, che abbiamo messo in bocca a uno dei personaggi. È bello ricordarsi di alcune espressioni che usavano spesso le nostre nonne”.

Ivana: “Lavorare a questo testo è stato come entrare in un turbine emotivo perché ci ha catapultate indietro nel tempo, quand’eravamo piccole e trascorrevamo parecchio tempo con le rispettive nonne. Durante la stesura ci siamo divertite, emozionate, commosse, abbiamo riso tantissimo. È stata un’esperienza molto appagante”.

Quanto tempo vi è servito per concludere il pezzo?

Ivana: “Abbiamo iniziato nell’estate del 2020, per puro caso. Tra una chiacchiera e l’altra su varie cose accaduteci in passato, ci era venuta l’idea di introdurle nel contesto di un condominio, che può essere un qualsiasi condominio fiumano in cui vivono per lo più connazionali, oggi molto raro da trovare. A piano a piano, abbiamo ‘cucito’ tutta la storia. Gran parte del lavoro lo abbiamo realizzato online, anche perché nel frattempo c’è stato il lockdown e non abbiamo avuto modo di vederci dal vivo. Abbiamo lavorato soprattutto in videoconferenza”.

Florinda: “La cosa più complicata è stata trovare dei ritagli di tempo da dedicare al testo perché ciò richiede concentrazione e impegno. Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, abbiamo dapprima scritto la trama e poi io mi ero studiata le regole di stesura di un testo teatrale, dal punto di vista tecnico. I discorsi diretti ci venivano spontanei, durante la scrittura. In seguito abbiamo limato il testo insieme, dopodiché Ivana ha tradotto il tutto in italiano”.

Quale sarà la vostra prossima collaborazione?

Florinda: “Credo che in quanto a tematica rimarremo sempre nel contesto fiumano, in quanto riteniamo sia molto bello raccontare la quotidianità. Credo che questo manchi nella produzione dialettale della nostra città. Mi è sempre piaciuto ascoltare le storie dei miei zii e nonni, per cui l’obiettivo è quello di lasciare anche noi qualche storia ai posteri”.

Ivana: “Ci sentiamo in dovere di farlo perché il nostro dialetto, purtroppo, sta scomparendo in maniera inesorabile. Questo è un nostro modesto contributo a mantenerlo vivo. Come lo spirito dei nostri nonni, che vive nelle pagine di questo testo”.

Trattandosi di un’opera teatrale, “Paprike (in)finide” verrà rappresentato sul palcoscenico?

Florinda: “Mi sono sentita qualche giorno fa con Giuseppe Nicodemo per congratularmi con lui per il primo premio conseguito nella nostra stessa categoria e in quell’occasione mi ha detto che spera di vedere in scena il nostro testo. Secondo noi, quest’opera si presta soprattutto alle scene piccole, come lo sono il Dra(m)ma centar e le nostre Comunità. La trama si svolge in una cucina, con voci fuori campo. È una scena intima, per cui credo sarebbe molto carino rappresentarla nei nostri sodalizi”.

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