La storia di un amore non corrisposto

Ha debuttato al TNC «Ivan de Zajc» di Fiume, nell'adattamento drammaturgico di Elvis Bošnjak e con la regia di Anastasija Jankovska, il brano «Rastanci» (Separazioni), basato sull'omonimo romanzo di Mani Gotovac

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La storia di un amore non corrisposto
L’intero ensemble offre un’ottima interpretazione attoriale. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

In occasione della Giornata mondiale del teatro, lo “Zajc” fiumano ha voluto rendere omaggio a una delle più importanti figure della storia dell’industria delle arti sceniche croata, nonché motore principale di uno dei più grandi sviluppi della scena teatrale del capoluogo quarnerino. Scomparsa il 12 novembre del 2019, il giorno del suo 80.esimo compleanno, Mani Gotovac è tornata nel Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” – che ha diretto dal 2003 al 2007, diventando la prima sovrintendente teatrale donna nella storia del teatro istituzionalizzato in Croazia – come autrice del romanzo “Rastanci” (Separazioni), pubblicato poco tempo prima della sua morte. Nell’adattamento drammaturgico firmato da Elvis Bošnjak e con la regia di Anastasija Jankovska, “Separazioni” hanno portato sul palcoscenico dello “Zajc” la storia del rapporto tra Luz (Tanja Smoje) e Luv (Janko Popović Volarić), i protagonisti del romanzo di Gotovac, dedicato al pittore, scenografo e regista, nonché coniuge dell’autrice per più di vent’anni, Željko Senečić.

Problemi d’interpretazione
Stando a quanto annunciato a più riprese durante la promozione dello spettacolo prima della première, ciò che il pubblico fiumano avrebbe dovuto vedere sulla scena dello “Zajc” era il racconto di una relazione fatta di desideri e passioni, incontri e “separazioni” appunto, ma comunque e soprattutto una storia d’amore. “Il romanzo ‘Separazioni’ – affermava la regista Anastasija Jankovska nell’intervista rilasciata ad Andrea Labik e pubblicata sul sito web del Teatro – rappresenta solamente uno spunto, l’adattamento drammaturgico è stato fatto da Elvis Bošnjak, ma si tratta sostanzialmente della storia d’amore tratta dal romanzo scritto da Mani Gotovac. (…) Aspettatevi una storia d’amore di due persone che si amano in una maniera che fa smuovere le montagne”. È evidente, infatti, l’intento degli autori dello spettacolo di portare in scena un rapporto romantico intenso, passionale e imprevedibile, ma pregno di un amore forte e innegabile. Un tentativo, quello, che si riflette in tutta una serie di elementi e aspetti della messinscena, da quello visivo-scenografico, a quello sonoro-musicale, passando per la funzione drammaturgica dei personaggi secondari. Tuttavia, il risultato finale sembra ben lontano da quello che una definizione di “storia d’amore” potrebbe comportare.
La storia narrata da Mani Gotovac per essere letta e percepita nell’intimità del lettore, ora, grazie all’adattamento teatrale dello “Zajc”, si palesa davanti agli occhi di tutti, offrendosi all’interpretazione della platea in tutta la sua forza. Alla base del progetto registico, tuttavia, vi è un errore di fondo che riguarda l’interpretazione del contenuto del romanzo. Lo scheletro della messinscena – comprendente una regia e una scenografia che mettono in risalto l’interazione tra due personaggi, come anche un’immagine sonora che pone l’accento sul vissuto emotivo – viene costruito per accogliere nel suo interno una storia d’amore profondamente vissuta e condivisa tra due anime libere e indomabili. Una storia in grado di colpire, commuovere o perlomeno strappare una reazione emotiva da parte dello spettatore. Una storia d’amore che nel brano “Separazioni” portata in scena dal Dramma Croato dello “Zajc” è, però, del tutto assente. Dopo due atti in cui vengono minuziosamente esposti i tratti della personalità dei due personaggi, risulta chiaro che il sentimento amoroso che lega Luz e Luv è totalmente unidirezionale. Luv non ama Luz, è evidente. La loro, dunque, non è una storia d’amore.

Accento sul rapporto tra i due amanti
Quello che vediamo in scena è, semmai, il vissuto di una donna che, col cuore in mano, si fa guidare e trasportare dai propri sentimenti, dalla necessità di appartenere a qualcuno per colmare una profonda e intima lacuna. Ed è esattamente ciò che la costringe a legarsi a una persona che non ricambia mai il suo amore. È il rimedio a una mancanza che unisce i due personaggi – nel caso di Luz, il desiderio d’appartenenza e, in quello di Luv, il bisogno narcisistico di ottenere l’ammirazione da parte degli altri – e non, come nel caso di una vera storia d’amore, un sentimento puro, sincero e corrisposto. Piuttosto che porre l’accento sul punto di vista della protagonista, l’impostazione drammaturgico-registica mira a esaltare il rapporto tra i due amanti per portare in scena una splendida storia d’amore – cercando di attingere da una fonte che in questo caso non compare. Motivo per cui lo spettatore che, recandosi a vedere “Separazioni” dello “Zajc, si aspetta di viaggiare nel racconto di un amore passionale, passando per una montagna russa di emozioni, potrebbe rimanere amaramente deluso.

Brillante Tanja Smoje
Va detto, però, che nonostante determinate lacune della messinscena, la nuova produzione del TNC di Fiume mette in luce le raffinate abilità recitative ed espressive di molti degli interpreti dello spettacolo. Si tratta, in primis, di quelle di Tanja Smoje nei panni di Luz. L’attrice dimostra ancora una volta di essere in grado di reinventarsi completamente con ogni nuovo ruolo. Padroneggiando l’atmosfera condivisa fra scena e platea con una fortissima presenza scenica, Smoje si apre del tutto allo spettatore con una strepitosa immedesimazione nel personaggio sin dalla prima entrata in scena. Janko Popović Volarić offre una discreta performance nella parte di Luv, particolarmente riuscita però nella parte finale dello spettacolo. Bisogna sottolineare che, nel suo insieme, l’intero ensemble dello spettacolo offre un’ottima interpretazione attoriale. Allo stesso modo, sono da lodare i costumi e le scenografie create da Marita Ćopo, nonché le coreografie di Pravdan Devlahović, il disegno luci di Dalibor Fugošić, le musiche di Grisha Levchenko e le proiezioni video di Martin Šatović. Tutto sommato, la nuova produzione dello “Zajc” appare come un lavoro caratterizzato da un rapporto discordante tra forma e contenuto che, forzatamente ma invano, cerca di dar vita a una storia d’amore in assenza del suo ingrediente principale.

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