La bandiera: simbolo dell’identità nazionale

L'algoritmo ideato dall'artista Uroš Krčadinac è stato realizzato con pezzi di software creati da altri programmatori

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La bandiera: simbolo dell’identità nazionale
Un collage di bandiere. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Nella galleria d’arte della Filodrammatica a Fiume è stata inaugurata la mostra “Svesvrstani” (Iperallineati) di Uroš Krčadinac, ingegnere informatico, artista, scrittore e docente di arte digitale all’Università di Belgrado. L’esibizione, organizzata dall’associazione “Drugo more”, che a primo impatto può sembrare una raccolta di bandiere da tutto il mondo, presenta in realtà le bandiere realizzate da un algoritmo creato dagli utenti stessi.

Un significato morale
“Ho deciso di usare le bandiere per la mia mostra perché le reputo un oggetto estremamente interessante – ha spiegato l’autore -. Le forme che assumono sono generalmente molto semplici, geometriche, ma nella loro semplicità possiedono un incredibile bagaglio emotivo. Sono nate per indicare l’appartenenza degli eserciti in guerra e per semplificare gli scontri contrassegnando gli alleati e in quanto tali le bandiere avevano un uso prettamente funzionale. Con il tempo, però, il loro significato è diventato più complesso, con molti connotati di diverso tipo, anche morale, non solo politico. Quanti meno contenuti sociali possiede una nazione, tanto più importante diventa il concetto stesso di nazione e tanto più importanti diventano i simboli che la contrassegnano. Contemporaneamente, però, permettiamo che le risorse naturali vengano privatizzate, che l’infrastruttura passi in mano al capitale straniero e che scompaia fondamentalmente la base materiale della nostra nazione. Paradossalmente, più grave è la situazione, più forti sono le correnti nazionaliste e maggiore importanza viene dato alle insegne, ai simboli e alle bandiere”, ha spiegato Uroš Krčadinac.

Mentalità diverse
“È questo quello che ancora mi lascia perplesso, come alcune persone non si fanno problemi ad accettare problemi di natura strutturale, ma non possono sorvolare sul fatto che qualcuno abbia esposto una bandiera che porta simboli di nazioni diverse.
La nazione è, dunque, un altro ‘mostro dialettico’ e non sappiamo bene qual è il suo contenuto. Anche il mondo delle bandiere è in un certo senso immerso nella nebbia. Gli algoritmi di oggi possono creare qualsiasi immagine o simbolo, qualsiasi stile o estetica. Viviamo in un mondo nel quale se uno possiede le strutture finanziarie di un Paese ha la libertà di posare di fronte a qualsiasi bandiera e per questo motivo ho deciso di intitolare il progetto ‘Iperallineati’, per tracciare un parallelo con il movimento dei Paesi non allineati e mostrare il cambiamento nella mentalità”.

L’influenza delle reti sociali
Krčadinac ha spiegato che gli algoritmi sono stati programmati per ottimizzare il tempo trascorso dagli utenti sulle reti sociali e per farlo hanno iniziato a far leva sulle emozioni delle persone. Quello che su Facebook è chiamato “anger engagement” o coinvolgimento con la rabbia, è la scelta di post da mostrare agli utenti in modo da risvegliare in loro un senso di rivolta e spronarli a commentare e condividere ciò che vedono. In questo modo gli utenti, pensando di lottare per una giusta causa, lavorano gratuitamente per il capitale digitale e contribuiscono a migliorare gli algoritmi.

Valutare i contenuti
Gli algoritmi realizzati da Krčadinac non servono a manipolare le persone, ma, piuttosto, a realizzare una bandiera personalizzata nella quale l’individuo si può riconoscere. Dato che Krčadinac non ha realizzato le bandiere in sé, ma l’algoritmo che le genera, ha affermato di non essere propriamente l’autore della mostra, ma piuttosto il curatore. Dato che l’algoritmo è realizzato con pezzi di software creati da altri programmatori e a utilizzarlo sono molti utenti, si ha, dunque, una diffusione di autorialità particolarmente interessante. “Siccome viviamo in un mondo che ci permette un tale tipo di varietà e un gran numero di scelte, è importante valutare con cognizione di causa tutti i contenuti con i quali veniamo a contatto e cercare quelli più di qualità – ha messo in guardia l’artista -. Su YouTube, ad esempio, possiamo trovare un mare di video spazzatura, ma anche lezioni incredibili e molto interessanti. In un certo senso anche la mia arte richiede uno sforzo intellettuale e una maturità che forse non tutti hanno”.
La mostra rimarrà in visione fino al 29 novembre prossimo e si può visitare dal lunedì al sabato, dalle ore 16 alle 20.

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