Isabella Flego. Raccontare con gli occhi

La Casa della musica del capoluogo giuliano ha ospitato la cerimonia di premiazione del Concorso letterario «Il Golfo di Trieste»

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Isabella Flego. Raccontare con gli occhi
Cosimo Cosenza consegna il premio a Isabella Flego. Foto: MARIELLA MEHLE

L’entusiasmo e la partecipazione alla 16.esima edizione del Concorso letterario “Il Golfo di Trieste” hanno caratterizzato l’affollata cerimonia di premiazione svoltasi l’altra sera presso l’auditorio della Casa della musica. Organizzata dall’Associazione “Il Salotto dei poeti”, il concorso ha indetto diverse sezioni tra le quali “Poesia in italiano”, “Poesia in dialetto” e “Haikù”, “Libri di poesie” e “Racconti brevi”. Tra i numerosi lavori pervenuti da Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio e Istria, a distinguersi particolarmente con il racconto “La galleria della memoria” è stata la connazionale scrittrice e poetessa capodistriana Isabella Flego. “Il racconto autobiografico agile e sciolto – recita la motivazione – sviluppato su una matrice di segno epico, psicologico e testimoniale, è ben strutturato. Il suggestivo, struggente ricordo della miniera, evocato dalla visita a una galleria al museo di Albona e la precisa e ben delineata caratterizzazione della figura del padre dell’autrice, costituiscono la ricca tessitura di queste pagine narrative incentrate sulla ricerca del vero significato della vita, lungo un complesso itinerario esistenziale”. Nel ringraziare per il prestigioso premio consegnatole dal poeta Cosimo Cosenza, la Flego ha esplicato le motivazioni che l’hanno ispirata alla stesura dell’intenso racconto. “Bisogna avere degli occhi per guardare e poi per raccontare. Con gli occhi ho rubato questo mio racconto alla galleria costruita nelle fondamenta del museo cittadino di Albona. È un vero monumento al minatore. L’ho visitata fortemente emozionata vedendo mio padre, che vi ha lavorato per 38 anni”, ha spiegato la vincitrice, proseguendo “è stato un percorso, come un viaggio, dal quale sono uscita diversa. Ho capito profondamente la vita di mio padre in miniera e perché amava tanto la luce del sole, amava l’aria, amava il mare. Con la mia maturità di oggi, ho compreso che egli ricercava il sole perché lo opponeva alla paura della miniera”. Flego ha concluso la testimonianza rimarcando di aver provato dolore nel percepire quanto faticosa e pericolosa fosse stata la vita in miniera, ogni giorno a contatto con la morte. Nel contempo è stata pure felice, per aver compreso appieno tale realtà. “Dentro questa galleria – ha concluso la scrittrice – la sabbia, i sassolini, la roccia, il vagoncino, un pezzo di rotaia, gli utensili buttati lì, qualche lampada, non hanno parole ma parlano. Ogni orma ha le sue parole e ti suggerisce qualcosa del minatore e della miniera”. Il folto uditorio, alla presenza pure dell’Assessore ai servizi generali del Comune di Trieste, Michele Lobianco e di Felice Žiža, deputato al seggio specifico per il gruppo nazionale italiano al Parlamento sloveno, ha seguito con commozione la sincera spiegazione dell’autrice, regalandole un sentito applauso.

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