INTERVISTA Leonora Surian Popov: «Sentirsi liberi di lasciarsi andare è fondamentale»

L'attrice connazionale celebrerà quest'anno i primi due decenni sulla scena dello «Zajc». In un'intervista racconta i suoi inizi e i maggiori successi raggiunti nel corso di una carriera cosparsa di successi

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INTERVISTA Leonora Surian Popov: «Sentirsi liberi di lasciarsi andare è fondamentale»
Foto: RONI BRMALJ

Recitare per vent’anni sulla scena di un Teatro Nazionale, realizzando ruoli di successo e reinventandosi per ogni nuova messinscena, non può che rappresentare una carriera invidiabile per ogni attore teatrale. A celebrare i suoi primi due decenni sulla scena del TNC “Ivan de Zajc” di Fiume quest’anno sarà Leonora Surian Popov, primattrice del Teatro e membro degli ensemble del Dramma Italiano e del Dramma Croato, che con ogni nuova performance continua a (ri)conquistare il pubblico del capoluogo quarnerino. L’attrice connazionale, con alle spalle più di quaranta ruoli realizzati sulla scena dello “Zajc” e in altri teatri (nonché in ambito cinematografico e televisivo), ha ottenuto nel corso della carriera una serie di premi e riconoscimenti prestigiosi, tra cui diverse edizioni del Premio “Gianna Depoli” del TNC di Fiume e il Premio alla Cultura della Regione litoraneo-montana nel 2021. Nel corso di un’intervista, Leonora Surian Popov ci ha parlato del suo esordio e dei più grandi successi raggiunti nel corso della ricchissima carriera.

Il consiglio di Mani Gotovac
Partiamo dagli inizi. Quando ha capito di voler fare l’attrice?
“Il teatro è l’ambiente in cui sono cresciuta. Sin da piccola seguivo le prove di mio padre, Giorgio Surian. A volte mi annoiavo dietro le quinte e altre invece correvo per i corridoi del Teatro. Ironicamente, è forse proprio per questo motivo che da adolescente ero convinta di volermi occupare di altro nella vita. Infatti, mi diplomai al liceo scientifico. Poi, però, mi iscrissi al DAMS di Bologna, ma sempre con la convinzione di non mettere mai piede in scena. Un giorno, a Bologna, vidi un volantino della Scuola di Teatro Colli, diretta da Emanuele Montagna e decisi di iscrivermi al corso, ma senza dire nulla ai miei, per non dover rimangiarmi tutto quello che dissi fino a quel momento. Rendendomi conto, poi, che il corso mi stava piacendo, ammisi ai miei di voler intraprendere quella strada. Terminato il Biennio alla Scuola Colli, mi iscrissi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica ‘Silvio d’Amico’. Poco tempo dopo essermi laureata, una sera accompagnai mio padre a una cena con Mani Gotovac, che all’epoca fu sovrintendente dello ‘Zajc’. Lei in quell’occasione mi suggerì di fare l’audizione per entrare a far parte dell’ensemble del Teatro. Accettai la proposta, feci il provino e fui accettata. Il resto è storia”.

Il primo ruolo che ha interpretato allo “Zajc” è stato quello di Diana nella “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo, diretta da Jagoš Marković. Com’è stato il debutto?
“Lavorare con Jagoš è stato meraviglioso e, soprattutto, molto diverso dal tipo di lavoro con il quale avevo fatto dimestichezza durante gli anni di studio all’Accademia. Ho dei bellissimi ricordi di quella messinscena, anche perché ho condiviso il palco con Ksenija Prohaska, Alen Liverić, Edita Karađole… Mi ricordo di un momento particolare, immediatamente dopo la fine della première. A sipario calato, ero rimasta sul palco tenendo in mano i mazzi di fiori che avevo ricevuto, con il cuore che batteva forte per l’emozione. Sarò rimasta immobile per qualche minuto, dopodiché il sipario si è aperto e non c’era più nessuno in platea… È lì che ho compreso l’importanza di una sorta di riparo dal mondo dell’arte. Ho capito che, se davvero desidero dedicarmi alla recitazione nella vita, devo trovare altre fonti di gioia e di appagamento, per rimediare al senso di vacuità che un attore prova in quei momenti. È un atteggiamento che mi ha aiutato molto, anche più tardi nella carriera”.

Ricordi bellissimi
Quali crede siano stati i suoi ruoli più memorabili di questi primi anni allo “Zajc”?
“Ce ne sono stati tanti, è difficile isolarne solo alcuni. Lavorare su ‘Filumena Marturano’ è stato bellissimo perché è stato il mio primo ruolo allo ‘Zajc’, con una regia straordinaria e un ensemble stupendo. Ho dei bellissimi ricordi anche dell’‘Amleto’, diretto da Krešimir Dolenčić, in cui ho interpretato Ofelia, un ruolo che ogni attrice giovane si sogna. Quello è stato il mio primo grande ruolo in uno spettacolo del Dramma Croato, che ho realizzato anche grazie all’aiuto di Edita Karađole, che per molti anni è stata la mia mentore. Aiutandomi nella costruzione della parte, ha davvero tirato fuori il meglio da me. Il primo spettacolo che ho interpretato con il Dramma Italiano è stato ‘La vaccaria’ del Ruzante, per la regia di Gianfranco De Bosio, e in quell’occasione avevo conosciuto Mirko (Soldano, nda), anche lui all’epoca nuovo membro dell’ensemble. Il lavoro sulle ‘Nozze di sangue’ di García Lorca, diretto da Damir Zlatar Frey, mi è piaciuto da morire, dall’estetica del regista alle caratteristiche del mio personaggio, e lo stesso discorso vale anche per ‘Camere da letto’ di Alan Ayckbourn per la regia di Paola Galassi. Successivamente, per ‘Jalta, Jalta’ ho ricevuto la nomination al Premio del Teatro croato. ‘Nunsense’, il secondo musical in cui ho recitato allo ‘Zajc’ e per il quale ho interpretato due ruoli, è stato pure stupendo… Potrei proseguire per ore. Sono davvero tanti gli spettacoli di cui ho dei bellissimi ricordi”.

Per due anni è stata direttrice del DI. Come si è trovata a svolgere questa funzione?
“In realtà, non avevo mai progettato di fare la direttrice del DI, ma quando si è presentata l’opportunità di assumere la posizione l’ho colta volentieri e, in ciò, il mio carissimo collega Giuseppe Nicodemo mi è stato di grandissimo aiuto. L’ho assunto come una grande responsabilità, non solamente verso la compagnia, bensì anche e soprattutto nei confronti della Comunità Nazionale Italiana. Ho lavorato benissimo con Susanna Sirola Valenčić, la mitica segretaria del DI, e sono assai soddisfatta dei risultati raggiunti. Abbiamo aumentato gli abbonamenti al DI superando i 600 iscritti nelle scuole, collaboravamo con la ‘Voce del popolo’ e con altre testate, promuovevamo gli artisti della CNI, insomma cercavamo di realizzare tante iniziative diverse”.

Un ruolo azzeccato
Grazie al ruolo di Norma Desmond nel musical “Sunset Boulevard” ha ottenuto il Premio del Teatro croato nella categoria di miglior attrice nell’operetta o musical…
“Con Norma Desmond ho avuto la maturità di un ruolo che mi piaceva tantissimo. Mi ricordo che ogni volta che leggevo il copione e ascoltavo le musiche mi veniva la pelle d’oca. Il ruolo lo capivo, lo sentivo benissimo, mentre le musiche mi calzavano a pennello. Mi fa piacere aver vinto il Premio proprio con quel ruolo. È come se le stelle si fossero allineate per quello spettacolo, ogni aspetto della messinscena è stato proprio come doveva essere, dalla drammaturgia alla regia, dalla scenografia ai costumi, mentre l’ensemble che l’ha interpretato è stato davvero straordinario. È un po’ come l’innamoramento, deve capitare nel momento giusto”.

Quali sono state le più grandi lezioni che ha imparato in quanto attrice, nel corso di questi vent’anni sulla scena dello “Zajc”?
“Una delle grandi realizzazioni a cui uno arriva nel corso degli anni, quando impara e fa dimestichezza col mestiere, è quella di lasciarsi andare. Quando ero giovane, ero sempre molto insicura di quello che facevo, di come mi comportavo in scena, mentre adesso non mi faccio problemi neanche a ‘esagerare’. Quando recito, seguo sempre un mio percorso parallelo a quanto accade in scena, ogni movimento che eseguo ha un suo perché. Prima però capitava che provassi tanta insicurezza a fare certi gesti, a spingermi, invece poi ho compreso che bisogna davvero seguire le proprie convinzioni. Nella vita privata non mi piace espormi, ma in scena sento il bisogno di liberare tutte le energie che ho dentro di me. Credo che la cosa più importante per un attore sia proprio quella di sentirsi libero di lasciarsi andare. Sono contenta di aver potuto raggiungere questa maturità attoriale proprio qui, nella mia città natale, e sarò per sempre grata del supporto del Teatro e soprattutto di quello del pubblico durante tutti questi anni”.

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