Il moretto fiumano in attesa di un museo

Una tavola rotonda incentrata sul caratteristico monile di Fiume, si è svolta nella Galleria di Casa Garbas, in Cittavecchia, alla presenza di un pubblico molto interessato

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Il moretto fiumano in attesa di un museo

Nella Galleria di Casa Garbas, in Cittavecchia, ha avuto luogo una tavola rotonda incentrata sul moretto, caratteristico monile di Fiume, alla presenza di un interessato pubblico, di specialisti in primis. L’intento dell’incontro era quello di conoscere meglio questo gioiello, sotto l’aspetto storico, artigianale, identitario e di deciderne le sorti future sotto forma di un auspicabile museo – polivalente, onde diffondere e trasmettere ai giovani l’arte della creazione di quest’antico vezzo.

Promotori dell’evento erano Gjon Antoni, l’ultimo morettista secondo l’originale arte della creazione del moretto e lo storico dell’arte Željko Bistrović.

L’apporto scientifico più significativo in quest’ambito è stato dato dalla nota storica e archeologa Radmila Matejčić, che ha sviluppato tre tesi: secondo la prima avrebbe le origini addirittura nell’Antica Grecia; la seconda tesi farebbe derivare il moretto dalla battaglia di Grobniko contro gli ottomani e infine la terza ipotesi vedrebbe nel moretto fiumano un fratello minore del moretto di Venezia.

Una sintesi della ricca storia
In apertura Željko Bistrović, con l’ausilio di diapositive ha ripercorso in sintesi la storia del moretto, ricordando che, secondo Antoni, risalirebbe al Trecento il prototipo fiumano ed era una gioia prettamente maschile. La figura del mauro permea un po’ tutta la cultura europea – visto che i secolari contatti e scontri tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo erano stati intensi e continui. Nell’araldica appare il Caput Etiopicus, del sovrano d’Egitto e negli stemmi nobiliari della Baviera; nel Cristianesimo, come icona di S. Mauro, africano, e patrono delle Guardie Svizzere, del re mago Baldassarre –, le cui reliquie si conservano in Germania; nella tradizione popolare della Dalmazia, Sicilia, nella Spagna della “reconquista”, Britannia e Scozia addirittura, che pullulano di danze moresche e di leggende d’amore con un moro. E così pure nell’arte figurativa, nella pittura, nel teatro, nella musica, non meno che nelle corti e reggie di Francia, Venezia e Spagna nelle figure dei paggi negri riccamente abbigliati.

Un bene culturale da custodire
Nella discussione che ha fatto seguito, Antoni ha palesato l’intenzione di registrare il moretto come bene culturale e di dedicargli un museo. “Non dovrebbe essere però un museo ‘morto’, bensì uno spazio museale con annessi il laboratorio – dove i giovani orafi apprenderebbero l’antica tecnica di creazione del gioiello – e di un centro di restauro per il moretto. Purtroppo, finora la Città ha fatto orecchie di mercante”, ha dichiarato Antoni.

I promotori del progetto, Željko Bistrović e Gjon Antoni

Il progetto di un museo è stato accolto all’unaminità da tutti i presenti.
“Nonostante un africano non possa essere un elemento identitario di Fiume, ritengo che questo gioiello particolare e di alto livello – che con Agostino Gigante aveva ottenuto fama internazionale – debba avere un suo spazio museale”, ha detto Branko Kukurin, noto fotografo e conoscitore della cultura locale.

Attrazione anche turistica
L’etnologo Grga Frangeš ha rilevato che il museo “non debba segnare il suggello di una storia conclusa, bensì dovrebbe essere il prosieguo di una storia, di una ricerca su un oggetto che presenta ancora molte incognite. Indagare, riflettere, ipotizzare, è un aspetto molto stimolante ed attraente anche per un pubblico turistico, che può mantenere viva la realtà artigianale del moretto”. Tutti si sono trovati concordi pure sulla locazione dell’auspicato museo, e cioè la Calle dei canapini in Citavecchia, luogo storico delle botteghe dei morettisti fiumani.

Infine, Ines Boban Štiglić, dell’Ufficio per il Turismo, ha rilevato che tale istituzione ha sempre appoggiato materialmente tutte le iniziative legate al moretto, anche in quanto interessante contenuto e attrattiva turitistica. “Si tratta di un’antica tradizione nostrana che con i cambiamenti della popolazione di Fiume era stata dimenticata. Ora tocca a noi ridarle nuova vita e la dovuta visibilità”, ha rilevato l’intervenuta.
Facciamo notare che all’incontro ha preso parte pure la giovane Martina, laureata in Arti applicate, venuta appositamente da Zagabria, onde poter apprendere maggiori informazioni sul moretto fiumano. Tra i presenti anche monsignor Sanjin Francetić, della Chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, e Vedrana Spadoni Štefanić, segretaria dell’associazione “Primorski Hrvat”, che hanno espresso il loro incondizionato appoggio alla piena valorizzazione del monile fiumano.

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