Kristina Blagoni: quando il giornalismo sposa la ricerca scientifica

Chiacchierata con la giornalista, redattrice e responsabile della rubrica Cultura del nostro quotidiano nonché studiosa del dialetto fiumano

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Kristina Blagoni: quando il giornalismo sposa la ricerca scientifica
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

La passione per la lingua e, in particolar modo, per il dialetto fiumano, è ciò che ispira la connazionale Kristina Blagoni nel suo lavoro di ricerca legato alle origini, all’evoluzione e allo status attuale del dialetto fiumano. Un lavoro impegnativo, che svolge nel tempo libero a disposizione, quando non è impegnata come giornalista, redattrice e responsabile della rubrica Cultura del nostro quotidiano. Il suo impegno è stato riconosciuto all’ultima edizione del Concorso d’arte e cultura “Istria Nobilissima”, nell’ambito del quale è stata insignita del premio giornalistico “Paolo Lettis” con la motivazione: “Per il suo lavoro continuo e molto ben documentato sulle radici della lingua istroveneta, le sue forme e varianti, anche dell’area quarnerina. Un lavoro complesso di ricerca, concretizzatasi in scoperte e riferimenti anche sorprendenti. Eccellenti si sono rivelati anche i suoi reportage sull’istruzione italiana a Fiume”.

“Questa è la prima volta che ho partecipato e che ho vinto a ‘Istria Nobilissima’ – ha esordito Kristina Blagoni –. Ho sottoposto all’attenzione della giuria del Premio giornalistico ‘Paolo Lettis’ una decina di articoli pubblicati nel 2022 sul nostro quotidiano. Alcuni articoli e interviste sono stati fatti in occasione del 30esimo anniversario della fondazione dell’Unione Italiana. Qui mi ero soffermata sul tema della lingua e dell’identità. La nostra è una cultura radicata in uno specifico contesto geografico, storico e linguistico. Il territorio dell’Istria e del Quarnero, infatti, per le tante esperienze politiche, statuali e culturali che si sono sovrapposte, è stato un autentico laboratorio dell’interculturalismo e delle diversità. Ho pensato che gli articoli potrebbero interessare la giuria e venire valorizzati.
Ogni articolo è stato una ricerca svolta con tanta passione. Per ciascuno sono stati consultati diversi volumi che riguardano la materia trattata. La maggior parte dei testi che sono stati premiati prendono spunto dalle ricerche svolte per l’elaborazione di articoli scientifici pubblicati finora in Croazia e Italia. Le mie ricerche si basano su sociolinguistica, politica e pianificazione linguistica, lingue in contatto, lingue minoritarie, dialetto fiumano e istroveneto. Ciò che mi rende particolarmente felice è la possibilità che mi è stata data alla ‘Voce del popolo’ di poter occuparmi di quelli che sono i miei interessi e di poter operare in un settore di fondamentale importanza per la nostra CNI”.

Una passione nata all’Università
Da dove questo interesse per la lingua della nostra minoranza? Qual è stato il suo percorso di studio?
“L’interesse per il nostro dialetto nacque durante gli studi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università ‘Juraj Dobrila’ di Pola, dove mi sono laureata in Lingua e letteratura italiana con una tesi incentrata sulla semantica ed etimologia delle parole in dialetto fiumano, con la prof.ssa Sandra Tamaro, presso il Dipartimento di Studi di lingua italiana, oggi Dipartimento di Italianistica. Appena laureata, avevo capito di voler proseguire gli studi. Dopo alcuni anni, ho iscritto il Corso post-laurea, indirizzo Filologia, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Zara, che sto ultimando. Anche qui il mentore è la prof.ssa Tamaro. Spero di conseguire, entro la fine di quest’anno, il dottorato sul tema ‘Prospettive ecolinguistiche e sociolinguistiche del dialetto fiumano’. Durante gli studi ho sempre nutrito una passione per l’italiano e il dialetto fiumano. Nel campo della semantica sono interessata al significato delle parole, all’evoluzione del significato delle parole, mentre l’etimologia si occupa dell’origine delle parole. Il dialetto fiumano deriva per la maggior parte dal dialetto veneto, ma vi troviamo anche parole provenienti dal tedesco, dal francese e dall’inglese. Non mancano termini slavi, visto che il fiumano è molto a contatto con il dialetto ciacavo”.

Negli ultimi anni sono state svolte delle ricerche sullo stato di salute del dialetto a Fiume e nella nostra Regione. Qual è la sua opinione in questo contesto? C’è un futuro per questo idioma?
“Le ricerche fatte finora sul dialetto fiumano anche se preziose, non sono numerose. In virtù del suo multilinguismo ovvero del suo multiculturalismo e dell’interculturalità che la caratterizza, l’area quarnerina è ideale per lo studio sociolinguistico ed ecolinguistico delle lingue e delle culture in contatto. Se pensiamo alla realtà sociolinguistica e alle condizioni ecolinguistiche in cui è inserita la diversità linguistica di Fiume e del Quarnero notiamo che è necessario presumere che le persone, le lingue e la società debbano aver instaurato rapporti di interdipendenza. Questi rapporti si realizzano in termini di contatto. Per quanto riguarda i fiumanofoni è chiaro che il contatto e le dinamiche sociolinguistiche ed ecolinguistiche derivino dalla necessità e dalla possibilità di usare più di un idioma.
In questo senso, lo studio e la salvaguardia dei dialetti è una necessità impellente, poiché la loro esistenza è spesso messa in forse. È questo anche il caso del dialetto fiumano. Va ribadito che il dialetto fiumano è sopravvissuto fino ad oggi sotto forma di codice comunicativo tra i parlanti fiumani che si identificano come italiani ed è da sempre la lingua della comunicazione tra gli abitanti italiani della città di Fiume. Tale idioma fa parte dell’identità della componente italiana esistente da secoli sul territorio quarnerino. Ma il dialetto fiumano è soltanto una delle lingue del loro repertorio linguistico e comunicativo. Il fiumano condivide il proprio spazio sociolinguistico con il croato, con il ciacavo e con l’italiano standard. Quando si pensa alle cause o alle realtà che influiscono sul mantenimento dell’idioma italiano italoromanzo di Fiume, di solito si tende a ricercare le ragioni e i pericoli della sua eventuale scomparsa nella progressiva diminuzione di parlanti. Il plurilinguismo in cui esso è inserito e le dinamiche sociolinguistiche ed ecolinguistiche tra lingue e dialetti che caratterizzano la vita e la realtà comunicativa dei suoi parlanti non sono percepiti come fonti di preoccupazione. Infatti, il dialetto fiumano è pensato come un esempio di idioma urbano della minoranza autoctona che, a causa della progressiva riduzione della comunità che lo usa, risulta essere a rischio di estinzione. La velocità con cui diminuisce il numero di parlanti e la situazione di contatto che pone il dialetto fiumano tra la lingua croata della maggioranza e l’italiano quale lingua ufficiale della CNI, richiede un approfondito studio del suo status comunicativo attuale.
Quando si pensa all’ambiente sociolinguistico in cui il dialetto fiumano viene acquisito, le ricerche che ho fatto finora hanno messo in luce il fatto che il dialetto fiumano non è soltanto l’idioma che si acquisisce in famiglia durante la socializzazione primaria ma anche la questione che questo viene appreso da amici e da colleghi. Sebbene questa percentuale sia molto bassa, bisogna tuttavia rilevarla forse non come segno di vitalità ma almeno come segno di un suo possibile valore sociale e sociolinguistico.
Il futuro del dialetto fiumano è incerto e dipende da noi stessi. Per quanto riguarda la sua sopravvivenza, dal punto di vista generazionale, il dialetto fiumano sta diventando sempre più una lingua di uso esclusivamente familiare. Inoltre, la percentuale di coloro che insegnano o hanno insegnato il dialetto fiumano ai loro figli e/o nipoti è la più alta tra gli intervistati che non hanno terminato gli studi universitari. Quando devono valutare l’importanza della trasmissione generazionale, gli intervistati inclusi nella ricerca concordano unanimemente che sia importante farlo”.

Il dialetto fiumano fa parte della sua vita quotidiana?
“A casa mia si parlano il dialetto fiumano, il dialetto istroveneto di Pola, l’italiano standard e il croato standard, ma il fiumano fa parte di me e della mia vita da quando sono nata. Ho sempre parlato in fiumano con mio padre, mio fratello e con i nonni, mentre con la mamma ho sempre parlato in croato. Mi impegno, di conseguenza, a tramandare il dialetto a mio figlio. A volte, però, mi chiedo se mio figlio avrà un giorno con chi parlare in fiumano, in quanto siamo sempre meno numerosi e spero che non mi sia assegnata invano questo compito.
Vorrei ricordare che attualmente si sta lavorando all’inserimento del dialetto fiumano nella Lista dei beni culturali immateriali tutelati dal Ministero della Cultura e dei Media. Nella medesima lista si trovano già l’istrioto e l’istroveneto, accanto a tanti altri dialetti parlati in Croazia. L’inclusione di un dialetto nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Repubblica di Croazia vuol dire che la comunità locale ha riconosciuto il suo idioma come parte dell’identità e che s’impegna a tramandarlo alle nuove generazioni. Nell’ambito del prossimo festival ‘Canzonette fiumane’, che si terrà in giugno, il dialetto fiumano dovrebbe venire proclamato parte dei beni culturali immateriali della Repubblica di Croazia, tutelati secondo i criteri stabiliti dall’UNESCO. Sarà questo un giorno che segnerà una conquista per tutti i fiumani e per il fiumanesimo”.

La pianificazione dell’idioma italiano locale
C’è qualche altro campo di ricerca che le interessa e che vorrebbe esplorare?
“Ci sono tanti campi che vorrei esplorare. Uno di questi è la pianificazione del fiumano e la politica linguistica dell’idioma italiano di Fiume. Vedere cioè che cosa bisogna fare per la pianificazione della sua acquisizione e dello status; qual è il compito delle istituzioni sia di quelle della minoranza sia di quelle della maggioranza per mantenere vivo il dialetto fiumano. Sarebbe interessante fare un’indagine nelle famiglie plurilingui per vedere in quale misura è presente il dialetto fiumano nei loro ambienti, chi sono i parlanti il fiumano e soprattutto chi sono coloro che trasmettono l’idioma ai giovani (le ricerche che ho fatto finora con le famiglie bilingui hanno dimostrato che questi sono i nonni e in modo particolare le nonne).
Un altro argomento che vorrei conoscere a fondo è la sociolinguistica del vicinato ovvero un’analisi su scala più ridotta. Invece della comunità dei parlanti mi interesserebbero i singoli parlanti nel loro contesto abitativo, a livello di rione, condominio, conoscenze e fuori dal contesto familiare”.

In quale misura il suo lavoro giornalistico l’aiuta nelle ricerche?
“Ricerca e giornalismo anche se vanno a braccetto, ed è importante che sia così per avere un’informazione verificata, a volte si discostano l’uno dall’altro. Direi che piuttosto le ricerche che riesco a fare quando trovo un po’ di tempo libero, influenzino il mio lavoro giornalistico in quanto grazie proprio a queste ricerche è che nasce un articolo giornalistico in questo campo. Entrambi cercano di capire e spiegare il mondo che ci circonda, ma non hanno le stesse tempistiche. Un ricercatore ha tempo per le sue ricerche e le sue interviste, mentre un giornalista si trova spesso ad avere una scadenza stretta per il giorno successivo. Il lavoro giornalistico mi consente di esplorare ed essere a conoscenza di numerosi argomenti, di essere quotidianamente in contatto con tante persone e di conseguenza ampliare le mie vedute. L’attività giornalistica non ci permette di ‘andare in vacanza’, ci obbliga a leggere tantissimo in continuo, sia libri, sia altre testate che informazioni in Rete; a informarsi, a essere curiosi e a scoprire il mondo”.

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