Il jazz, un amore che dura da trent’anni

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Il jazz, un amore che dura da trent’anni

FIUME | Tra i conoscitori e appassionati di jazz, il chitarrista Darko Jurković Charlie, classe 1965, non ha bisogno di presentazioni. Uno dei musicisti più premiati e apprezzati in Croazia, con all’attivo nove premi Status come migliore chitarrista jazz e due Porin ottenuti con la formazione Kvartet Sensitive, si distingue sulla scena musicale croata per la tecnica “two hands tapping” che usa durante le sue esibizioni, la quale prevede la percussione di entrambe le mani sulla tastiera, stratagemma che trasforma la chitarra in una specie di pianoforte, mentre negli ultimi anni ha ampliato la sua maestria tecnica suonando due chitarre contemporaneamente. Domani, 28 novembre, Darko Jurković Charlie, celebrerà i trent’anni di carriera con un concerto (inizio ore 19.30) nel Salone delle Feste della Comunità degli Italiani, nell’ambito del quale avrà come ospiti la cantante Meri Trošelj, il batterista Tonči Grabušić, il bassista Henry Radanović, il pianista Matija Dedić e il giornalista di Radio Fiume, Albert Petrović. Quale occasione migliore per un breve colloquio con il rinomato musicista.

Trent’anni di carriera sono un traguardo di tutto rispetto. Com’è iniziata quest’avventura?

“Nel 1988 ho avuto la mia prima esibizione a Pisino, a un Festival dei giovani. Dal momento che i musicisti amano celebrare i propri anniversari, ho pensato di prendere quell’esibizione come un inizio ufficiale della mia carriera di chitarrista.”
Il concerto si terrà domani nel Salone delle Feste della Comunità degli Italiani di Fiume.
“Palazzo Modello mi è stato proposto dalla segretaria dalle filiale fiumana dell’Associazione nazionale dei musicisti (HGU), Jadranka Čubrić, ma in fin dei conti si tratta di una decisione naturale, considerato che ho un legame particolare con la CI. Infatti, nel bellissimo Salone delle Feste ho trascorso tanti momenti belli, dai cenoni di Capodanno a concerti di vario tipo.”

In che modo è concepito il concerto?

“Volevo creare un evento dinamico, per cui suonerò le mie due chitarre, Laura Marchig ed io ci esibiremo insieme con il nostro progetto comune che fonde la poesia e la musica e che portiamo avanti da una decina d’anni. In seguito suonerò con un mio ex complesso, il Kvartet Sensitive. A noi si unirà in veste di ospite la cantante Meri Trošelj, che interpreterà due brani. Alla batteria interverrà Tonči Grabušić, al basso Henry Radanović. Vorrei anche dire che sono molto onorato di avere come ospite il virtuoso Matija Dedić, mio grande amico, con il quale ho studiato a suo tempo all’Accademia jazz di Graz.“

Come descriverebbe la propria carriera nel suo insieme? Ha realizzato tutti i propri desideri in campo professionale?

“Non ho realizzato tutti i miei desideri, ma posso dire che nell’insieme sono contento del modo in cui la mia carriera si è sviluppata. In Croazia il jazz non è un genere molto gettonato, ma credo di avere realizzato degli ottimi risultati in questo campo. Sono stato insignito di numerosi premi che mi sono stati assegnati dai colleghi e questo non è un fatto da poco. Ho ottenuto nove premi Status come migliore chitarrista e due Porin. Di recente sono stato insignito del Premio Città di Fiume per i trent’anni di carriera. È un grande cosa essere tenuto tanto in considerazione dai professionisti nel campo. Il jazz non è un genere musicale di largo consumo, per cui cerco di orientarmi sulla scena internazionale. Il jazz è universale e non è legato a un determinato territorio nazionale, ma devo dire che la nostra musica etno è molto apprezzata fuori dai nostri confini. Cercherò in futuro di presentare in maggior misura i miei materiali in altri Paesi, in quanto sono rari gli interpreti che, come me, suonano contemporaneamente due chitarre. Si tratta di una tecnica molto particolare. All’estero sono molto più diffusi i jazz club e i Festival dedicati a questo genere musicale, per cui credo di avere un’opportunità in questo campo.”

È possibile riassumere brevemente il suo percorso artistico?

“Negli anni Ottanta, quando ho iniziato a occuparmi di musica, le informazioni che giungevano dal mondo musicale erano scarse e arrivavano in ritardo. Per quanto riguarda la formazione musicale, c’erano le scuole di musica, ma nessuno si occupava di insegnamento delle basi del jazz. Io ho studiato il violino da ragazzo, ma per imparare a suonare il jazz fui costretto ad andare all’estero. Nel 1990 sono stato ammesso all’Accademia jazz di Graz, il che ha avuto un enorme impatto sul mio percorso musicale.”

Il jazz si compone di diversi generi. Qual è il suo?

“Non posso classificare la musica della quale mi occupo. Nell’improvvisazione tendo a includere tutti i generi musicali.”

Da bambino ha studiato il violino, ma com’è nato l’amore per la chitarra?

“Da bambino desideravo suonare la chitarra, o il pianoforte. In genere, si tratta dei due strumenti più popolari tra i bambini. Però, quando a sette anni ho voluto iscrivermi alla Scuola di musica per suonare uno o l’altro strumento, mi è stato detto che i posti erano esauriti e mia madre mi ha proposto di intraprendere lo studio del violino. Non ero entusiasta di quest’idea, ma ho acconsentito. Purtroppo, non mi sono mai affezionato a questo strumento perché era molto difficile da suonare. Per questo motivo, non mi esercitavo quanto avrei dovuto. Ad ogni modo, la Scuola di musica mi ha dato delle buone basi che mi hanno aiutato agli inizi della mia avventura nel jazz.”

Perché ha scelto il jazz?

“Da bambino ero solito seguire dei concerti jazz in televisione, ma non capivo quale fosse la sua attrattiva. Non mi piaceva. Poi, da adolescente iniziai a frequentare delle compagnie nelle quali si ascoltava la fusion, ovvero gruppi come Weather Report, o musicisti come Chick Corea e Miles Davis, il che mi ha indotto poi a scoprire tutto il fascino del jazz.”

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