Festival dell’Istroveneto, un appuntamento per tutte le età

Nella sala della CI di Crassiza è andato in scena il terzo atto della rassegna di filodrammatiche e cori «Coremo... su e zo pe'l palco»

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Festival dell’Istroveneto, un appuntamento per tutte le età
Il laboratorio teatrale della SMSI di Rovigno. Foto: NICOLE MISON

Il carosello del Festival dell’Istroveneto è approdato a Crassiza per il terzo atto della rassegna dei cori e delle filodrammatiche “Coremo… su e zo pe’l palco”. Un appuntamento ormai fisso, che puntualmente, a ogni sua tappa, riscuote grande successo sia di pubblico, sia di entusiasmo. La sala della locale Comunità degli Italiani era gremita di persone di tutte le età accorse per l’occasione, tra di loro erano presenti Vladimir Torbica, assessore alla Cultura e alla territorialità della Regione istriana, Felice Žiža, parlamentare CNI della Repubblica di Slovenia, Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana, Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Marianna Jelicich Buić, responsabile del Settore Cultura della GE dell’UI, Corrado Dussich, vicesindaco in quota CNI della Città di Buie, Regina Gardoš, presidente del Comitato locale di Crassiza e i rappresentati di molteplici sodalizi, a partire da quello ospitante, Mate Mekiš.

Tradizioni e modernità
La serata è stata presentata, come di consueto da Alexandra Buić; la giovane con disinvoltura e ironia ha saputo intrattenere il pubblico e presentare nel migliore dei modi i gruppi che si sono susseguiti sul palco. Ad aprire il terzo appuntamento dell’incontro dei cori e delle filodrammatiche sono stati i minicantanti di Crassiza, guidati dalla Maestra Valentina Ravalico Vižintin. I cosiddetti “Merli canterini”, con i loro vestiti tradizionali, l’accompagnamento della fisarmonica, ma soprattutto tanta simpatia e bravura hanno conquistato tutti grazie al loro mix di brani tradizionali e scenette comiche. Dopo un meritatissimo applauso scrosciante, sono entrati in scena i ragazzi della SMSI di Rovigno, più precisamente il gruppo del laboratorio teatrale, guidato dalle registe Larisa Degobbis e Patrizia Sfettina Jurman. I ragazzi, assieme alle loro professoresse sono anche gli autori dell’opera “La tabachina”. Un miscuglio di tradizioni e messaggi contemporanei per rivendicare l’autonomia della donna, condannando il suo confinamento entro le mura domestiche, ma proponendo contemporaneamente anche elementi imprescindibili della tradizione. “Siamo contenti di aver partecipato e contribuito a questo appuntamento con il nostro idioma, perché penso che il mantenimento della lingua sia importante. Inoltre insegnare il dialetto ai ragazzi facendo teatro è divertente anche per loro, perché così non hanno alcuna inibizione – commenta Degobbis –. Parlare il dialetto a questa età non è scontato, ma così si divertono. Inoltre, è un’occasione per affrontare diverse tematiche importanti come, in questo caso, quella del ruolo della donna”. Il laboratorio si svolge durante tutto l’anno scolastico e vi prendono parte 20 studenti, i quali al suo interno studiano anche canto, dizione e recitazione e il risultato di questa fervente attività sono i numerosi premi vinti ai tanti concorsi a cui hanno partecipato.

Un vasto repertorio
Il primo ensemble vocale dell’incontro è stato il coro “Carillon” della CI di Pola, che ha interpretato per l’occasione “Al patinagio” e “Crostoli musicali”. Il gruppo vocale è diretto dalla Maestra Irena Vladisavljević, autrice dell’arrangiamento dei brani proposti. “Si tratta della mia prima partecipazione al Festival e devo dire che è veramente ben organizzato e anche l’accoglienza del pubblico è stata molto calorosa – ha dichiarato la dirigente Vladisavljević alla fine delle serata –. I brani proposti fanno parte del nostro repertorio che spazia da canzoni antiche polesi, come ‘Al patinagio’, una delle ultime studiate, ad altre dialettali, fino a quelle in italiano. Amiamo più di tutto i ‘vecchi maestri’, quindi canzoni rinascimentali in italiano, fino ad arrivare a pezzi come ‘10 ragazze’, decisamente più moderni”.
La filodrammatica “Cademia Castel Leon” della CI “Santorio Santorio” di Capodistria si è presentata con l’arrangiamento di una favola tradizionale europea, “I tre porseleti”, adattata da Franka Kovačić e tradotta in istroveneto dagli interpreti, per la regia di Bruna Alessio Klemenc. Una storia per bambini, perché quindi presentarla a una rassegna dedicata agli adulti? “L’intento era quello di ritornare bambini e farci ritrovare il famoso ‘fanciullino’ che c’è dentro di noi, anche se si hanno 70 anni – ha spiegato la regista Alessio Klemenc, ricordando inoltre l’essenzialità del ritrovarsi –. La partecipazione a questo Festival è importantissima perché noi ‘viviamo’ in istroveneto, ma anche perché è quasi l’unica occasione per incontrare amici e conoscenti che altrimenti non vediamo”.

Il coro “Carillon” della CI di Pola.
Foto: NICOLE MISON

Atmosfera coinvolgente
Il terzo appuntamento con “Coremo… su e zo pe’l palco” è stato chiuso dalla SAC “Marco Garbin”, della CI “Pino Budicin” di Rovigno, diretta dal Maestro Riccardo Sugar. Il gruppo ha allietato il pubblico con un mix di canzoni tradizionali rovignesi, creando un’atmosfera coinvolgente. Anche il dirigente della “Marco Garbin” considera la rassegna un momento fondamentale per la condivisione e la promozione del nostro patrimonio linguistico. “Siamo molto soddisfatti dell’esibizione di stasera, anche perché questa è un’opportunità per congiungersi e parlare il dialetto – ha commentato il Maestro –. Non è la prima volta che partecipiamo al Festival; all’interno della nostra società lavoriamo molto, proponiamo arie maschili e altre femminili, poi c’è l’attività del coro… ci diamo da fare”.
Un altro grande successo per il Festival dell’Istroveneto, il cui prossimo appuntamento è venerdì, 21 giugno presso la CI di Momiano per il quarto atto della rassegna “Coremo… su e ze pe’l palco”, mentre sabato, 22 giugno, in piazza San Servolo a Buie, la Banda d’ottoni del locale sodalizio, celebrerà il suo 35esimo anniversario. Entrambi gli appuntamenti avranno inizio alle ore 20.

La SAC “Marco Garbin” della CI “Pino Budicin” di Rovigno.
Foto: NICOLE MISON

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