Dramma Italiano. Salvagente in un mare tempestoso

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Dramma Italiano. Salvagente in un mare tempestoso

Il Dramma Italiano, almeno per il momento, non è più con l’acqua alla gola. I tanto attesi finanziamenti – quelli relativi alla legge 73/2001, in applicazione alla Convenzione 2018, siglata presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – sono arrivati a fine marzo, erogati dall’Università Popolare di Trieste.
Finisce così un periodo d’incertezza che ha visto la compagnia di prosa in lingua italiana – che assieme a Dramma Croato, Opera e Balletto, è una delle quattro sezioni del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” –, messa non solo allo sbaraglio con il rischio di essere ridimensionata, se non completamente chiusa, ma addirittura anche alla gogna, imputata di essere il principale “responsabile” dei conti in rosso del Teatro fiumano sotto la direzione del sovrintendente Marin Blažević.
La notizia dell’avvenuto versamento dei 118mila euro ha consentito al direttore della compagnia di prosa in lingua italiana, Giulio Settimo, di tirare finalmente un sospiro di sollievo. Motivo per cui abbiamo voluto ricapitolare insieme a lui l’intera vicenda e porgli anche alcune domande sui possibili risvolti per il DI.
“È stato un percorso travagliato – ha esordito il direttore –. Dopo un anno di ritardo, alla fine dello scorso mese, sono finalmente arrivati i tanto attesi finanziamenti. Sul conto cittadino del Teatro sono pervenuti 118mila euro, che saranno utilizzati unicamente per coprire i debiti che il Dramma ha avuto nel 2018 a causa della loro mancata erogazione, sia con l’Unione Italiana, che è intervenuta con un prestito di 50mila euro, sia con tutti quanti gli artisti, collaboratori esterni, imprese e ditte che ci hanno fornito le proprie prestazioni e materiali per la realizzazione dei nostri allestimenti”.
Da questo momento, dunque, il sovrintendente Marin Blažević non può più dire che lo Zajc sia in rosso a causa del Dramma?
“Penso che non fosse corretto incolpare nemmeno prima il Dramma Italiano per l’ammanco nel bilancio. La nostra compagnia non ha mandato lo Zajc in rosso nel 2018: la causa va ricercata nel mancato versamento degli altri finanziamenti. Ma il disagio venutosi a creare è stato principalmente causato dell’Università Popolare di Trieste che si è trovata impossibilitata ad adempiere per tempo ai suoi impegni. Lo Zajc ha pertanto corretto a posteriori il bilancio per il 2018. Faremo in maniera che tutto ciò non accada nel 2019”.
Quale futuro si annuncia a questo punto per la compagnia di prosa in lingua italiana di Fiume?
“Il ritardo dei finanziamenti da parte delle Madrepatria è diventato oramai una costante sulla quale noi non possiamo interferire. Occorre rilevare che anche lo Zajc è corso ai ripari. Il Consiglio d’Amministrazione dell’Ente Teatrale ha deliberato, nel mese di dicembre dell’anno scorso e a fine febbraio dell’anno corrente, una serie di provvedimenti ai quali, per forza di cose, dobbiamo attenerci. In queste misure si rileva che, nel caso in cui il Dramma Italiano entro aprile, e quindi entro la fine del mese corrente, non sia nella possibilità di presentare un contratto finanziario valido con una delle due istituzioni di cui è nell’ingerenza, ovvero l’UI o l’UPT, e che quindi possa comprovare una certa sicurezza finanziaria, soggiace al ridimensionemento del programma relativo al 2019”.
Non crede che queste manovre attuate dal Consiglio d’Amministrazione del Teatro siano in contrasto con gli Accordi internazionali bilaterali che l’Italia e la Croazia hanno stipulato? Ossia con quelli concernenti i diritti delle Minoranze del 5 novembre 1996, e ratificati nel ’97 dal Sabor Croato con la firma dal Presidente Tuđman, con i quali la Croazia s’impegna a estendere al massimo i diritti della minoranza italiana autoctona, soprattutto laddove si trovi in difficoltà?
“In realtà no. Non esiste un documento che tuteli il Dramma Italiano da questo punto di vista, poiché non si parla di annullamento del programma, ma di ridimensionamento dello stesso. La manovra annunciata permette alla compagnia di lavorare all’interno del bilancio ‘sicuro’, onde evitare che ciò che è accaduto nel 2018 si ripeta in futuro. Ho incontrato in diverse occasioni il presidente della GE dell’UI, Marin Corva, con il proposito di individuare insieme un modo per tutelare ulteriormente il Dramma Italiano, ovvero di stabilire gli strumenti necessari per annullare questa delibera del Consiglio d’Amministrazione dello Zajc, non solo con direttive che partono da livelli municipali, ma anche da quelli nazionali. Da parte mia, m’impegnerò al massimo per trovare una soluzione. Sono molto fiducioso in tal senso e mi auguro che i provvedimenti vengano ritirati, anche perché stiamo agendo a livello politico per scongiurare qualsiasi scenario di ridimensionamento”.
Alcuni mesi fa auspicava il cambio d’ingerenze per il Dramma Italiano, dall’Università Popolare di Trieste all’Unione Italiana. È riuscito nel suo intento?
“Ho presentato questa richiesta personalmente all’Unione Italiana di Fiume e all’Università Popolare di Trieste, ma al momento non è ancora fattibile. Per quanto ci è stato detto, nel corso del 2019 rimarremo sotto la diretta ingerenza dell’Ente Morale triestino. Avrei preferito l’UI, perché è stato l’organismo principale che si è occupato delle problematiche legate al DI nell’arco dell’intero 2018, dimostrandosi sempre all’altezza e pronto a contribuire per risolvere ogni problema. Senza l’aiuto dell’UI il Dramma già a settembre dello scorso anno avrebbe dovuto cessare la produzione, perché l’UPT si è praticamente lavata le mani, rapportandosi con noi come se fossimo un fastidio da risolvere e non un’istituzione storica da tutelare. Se ci troviamo ora in questa situazione la colpa è in gran parte di chi era ai vertici dell’UPT. Non è un segreto il fatto che io abbia avuto diversi scontri con il direttore generale, Fabrizio Somma. Non ci siamo sentiti tutelati dall’UPT, mentre l’UI ci ha offerto sin dall’inizio pieno sostegno. Mi auguro comunque che, se rimarremo sotto l’egida dell’Ente Morale triestino, il rapporto con la nostra storica iIstituzione cambi e si arrivi finalmente a una collaborazione efficiente”.

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