«Cavalleria rusticana»: funziona l’originale versione antipandemica

Al TNC «Ivan de Zajc» ha avuto luogo la première dell'opera lirica verista di Pietro Mascagni in cui Kristina Kolar ha dominato la scena nei panni di Santuzza

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«Cavalleria rusticana»: funziona l’originale versione antipandemica

Al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” ha avuto luogo la première dell’opera “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni allestita in un formato particolare, adeguato alle restrizioni antipandemiche. La celebre opera in un unico atto, che per diversi anni veniva proposta a Fiume nell’ambito della manifestazione “Notti estive fiumane” sfruttando il suggestivo ambiente della piazza dinanzi alla Cattedrale di San Vito e la chiesa stessa, è stata messa in scena questa volta tenendo conto dell’Orchestra dell’Opera che, a causa delle misure restrittive che impongono un distanziamento fisico di almeno due metri tra ciascun membro dell’organico, è stata sistemata sul palcoscenico, occupando praticamente tutto lo spazio a disposizione. In queste condizioni è stato necessario fornire il proscenio di una pedana al fine di creare uno spazio aggiuntivo nel quale poter mettere in scena il melodramma. La mancanza di spazio ha limitato pure la scenografia, ridotta a una serie di immagini tratte, se non andiamo errati, dal ciclo di affreschi medievali di Vincenzo da Castua a Vermo e proiettate sullo sfondo del palcoscenico, segnando in maniera suggestiva i momenti salienti della storia.

Sopra e a destra Kristina Kolar nei panni di Santuzza

La tragedia in un paese siciliano
La trama si svolge in una domenica di Pasqua in un piccolo paese della Sicilia. Turiddu è innamorato di Lola, ma dopo che è dovuto partire per fare il militare, lei si è sposata con Alfio, il carrettiere. Tornato in paese e avendo appreso la notizia, Turiddu per ripicca fa la corte a Santuzza e la seduce. Ma la passione per Lola è ancora viva. Anzi, è ripresa più forte di prima e i due continuano a incontrarsi di notte, di nascosto, quando Alfio è in viaggio. Santuzza scopre il tradimento di Turiddu e, in preda alla gelosia, cerca di parlargli, ma lui nega tutto e alla fine, stanco delle sue insistenze, la getta bruscamente a terra e se ne va. Santuzza, profondamente umiliata, si vendica dicendo a compare Alfio che sua moglie Lola si incontra con Turiddu quando lui non c’è. Deciso a difendere il suo onore, dopo la messa pasquale Alfio va in cerca di Turiddu, il quale sta festeggiando con Lola e gli altri paesani. Turiddu gli offre del vino, ma Alfio rifiuta. Allora Turiddu capisce la situazione e, anche se consapevole di aver torto, gli morde l’orecchio per sfidarlo a duello. Prima di presentarsi al duello, si fa benedire dalla madre, Lucia, e le affida Santuzza, chiedendole di accoglierla come una figlia. Lucia e Santuzza poco dopo sentono i paesani urlare che Turiddu è stato ammazzato.
La difesa dell’onore
La trama riflette i valori arcaici della Sicilia del XIX secolo, in cui la modernità non è ancora arrivata e in cui l’onore si difende a spada tratta. È un mondo in cui la donna è sottomessa all’uomo e dipendente dalla sua volontà. Un mondo in cui l’infedeltà e il tradimento vengono misurati con criteri che dipendono dal sesso del trasgressore, in cui una donna che viene sedotta “perde l’onore” se successivamente non sposa colui che l’ha “indotta in tentazione”. Santuzza è in preda alla disperazione in quanto consapevole di amare un uomo che non bada a lei e l’ha sfruttata per fare un dispetto alla bella Lola.
Intensa partecipazione
Il ruolo di Santuzza è stato interpretato con grande pathos dalla primadonna Kristina Kolar, la quale ha delineato con intensa partecipazione il personaggio. Dal punto di vista vocale, si tratta di un ruolo molto impegnativo in cui il soprano ha dimostrato ancora una volta sicurezza nella resa della parte con la sua voce potente e ben modellata. Domagoj Dorotić è stato un Turiddu esuberante, caratterizzato da una voce duttile e calda. Particolarmente ben riuscita è stata la sua interpretazione dell’aria “O Lola ch’ai di latti la cammisa”, con la quale l’opera si apre. Nei panni di compare Alfio si è presentato Robert Kolar, sempre affidabile e sicuro, che ha reso in maniera convincente il dolore del tradimento. È stata una Lola sensuale Emilia Rukavina, dalla voce pastosa e potente. Non abbiamo, però, capito per quale motivo il regista Dražen Siriščević abbia scelto di fare indossare a Lola un vestito succinto e scollato contemporaneo e tacchi alti, in netto contrasto con gli abiti neri e lunghi che indossavano tutte le altre donne in scena, evocando, assieme ai vestiti degli uomini, l’abbigliamento della fine del XIX secolo. Abbiamo l’impressione che avesse cercato di raffigurarla come una prostituta, anche se non è chiaro per quale motivo. Forse il regista ha voluto rappresentarla così come potrebbe esser vista dai suoi compaesani venuti a sapere della sua infedeltà, ma la scelta ci è sembrata comunque discutibile. Nel ruolo di mamma Lucia si è presentata Ivanica Vunić.

Distanziamento e mascherine per seguire l’opera ai sensi delle regole antipandemiche

I costumi sono stati firmati da Sandra Dekanić, le luci da Dalibor Fugošić, la scenografia da Alan Vukelić e le proiezioni video da Vedran Perišić Pero. Il Coro è stato anche questa volta all’altezza, istruito da Nicoletta Olivieri, mentre l’Orchestra, diretta da Paolo Bressan, è stata un sostegno sicuro ai solisti e al Coro. Il pubblico ha premiato tutti gli esecutori con un lungo e forte applauso.

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