Carmina Burana, ovazioni a non finire

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Carmina Burana, ovazioni a non finire

POLA | Gremito l’anfiteatro romano per la “Carmina Burana” di Carl Orff, secondo dei due appuntamenti con i classici d’estate (“Summer classics”) proposti dal Coro e dall’Orchestra sinfonica del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume, con i “rinforzi” del coro accademico “Ivan Goran Kovačić” di Zagabria, di due cori di voci bianche (Torretta e Kap), e con la partecipazione del soprano Sumi Jo, del baritono Robert Kolar e del controtenore Franko Klisović, diretti dal Mº Ville Matvejeff.

Il capolavoro di Orff, la cantata scenica per soli, coro e orchestra del 1937, è decisamente quel genere di “classico popolare” che vende, che soddisfa, che appaga, che in un solo balzo dal teatro all’anfiteatro moltiplica per dieci il numero degli spettatori, aumentando, è chiaro, anche gli incassi, per cui è considerato la classica gallina dalle uova d’oro, che si esporta facilmente senza correre il rischio di rimetterci alcunché. Per certi versi, con le sue riuscite trasferte estive istriane, lo “Zajc” si sta facendo le ossa con quel genere di “outlet theatre”, che trova nel risultato compiuto che ha fatto la sua stagione in casa, un prodotto d’esportazione per le masse. Non è un segreto che gli anfiteatri non siano campioni di acustica come chiese, teatri e sale concertistiche. E non è un sacrilegio tornare ad affermare che la grande musica sinfonica e operistica meriti condizioni acustiche decisamente migliori per essere apprezzata al meglio. D’altro canto, in estate l’arte può anche permettersi il lusso di svestire i panni dell’austerità e scendere a compromessi. Quindi, anche con questa formula studiata apposta per il turismo (e gli spettacoli) di massa, che sceglie titoli di grido, le opere più conosciute e le più eseguite al mondo, ma anche stelle di fama mondiale per dare lustro ai manifesti, e che non disdegna un pubblico in ciabatte non avvezzo al galateo di teatro, il Teatro di Fiume, col supporto degli enti culturali polesi, può sperare di diventare in Arena il teatro residente di future stagioni sinfoniche e operistiche estive di grande richiamo.

La rappresentazione

Una discesa al primordiale, alle origini, al tribale, è il carattere distintivo dell’opera fondata sulla massiccia ripetizione di blocchi corali scanditi e atteggiamenti statici, sottratti a ogni capacità dialogica, sulla sillabazione accentuata, sulla drasticità ritmica e l’elementarità delle forme, sul dominio delle percussioni. Piace il capolavoro di Orff, tiene il pubblico inchiodato alla poltrona, lo ipnotizza, lo trascina, lo incanta. Tra i solisti, una Sumi Jo sudcoreana di fama mondiale, da oltre 25 anni sulle scene. 

Fama internazionale

La cantante lirica è stata la prima interprete coreana ad assurgere a fama internazionale dopo essere stata scelta da Herbert von Karajan per interpretare il ruolo di Oscar nella registrazione di Duetsche Grammophon di “Un ballo in maschera” al fianco di Placido Domigo. Ha interpretato i maggiori ruoli virtuosistici di soprano nei migliori teatri del mondo, al Metropolitan di New York, alla Lyric Opera di Chicago, alla Royal Opera House, nei teatri di Parigi, Salisburgo, Amburgo, Vienna, alla Scala di Milano.

Al suo fianco il baritono Robert Kolar, con una notevole esibizione. Kolar ha all’attivo ruoli di grande prestigio tra i massimi di Puccini, Purcell, Paisiello, Strauss, Donizetti, Verdi, Rossini, Mascagni, Leoncavallo, Mozart e dei croati Zajc, Papandopulo, Gotovac, Bjelinski. Piccola, ma apprezzata parte per il controtenore Franko Klisović, giovanissimo studente di direzione d’orchestra, con spiccato talento musicale da limare, di certo molto promettente. Per tutti loro, ovazioni a non finire da parte del pubblico. Si chiude così il fugace appuntamento polese con la musica colta, prima che il massimo palcoscenico estivo della città passi alla musica pop e poi anche all’elettronica, ad Amira Medunjanin, Zdravko Ćolić, Bajaga, Hauser e ospiti, e quindi ai Festival Outlook e Dimension, che chiuderanno un’altra stagione concertistica estiva di tutto rispetto, anche se non la migliore che si ricordi.

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