Alice Renieri. La fotografia che coglie la vita

La studentessa del terzo anno della SMSI di Fiume, indirizzo linguistico, spiega com'è nato il suo amore per la tecnica di riprendere un'immagine reale e quali sono i soggetti e gli elementi che preferisce immortalare

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Alice Renieri. La fotografia che coglie la vita
Alice Renieri. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

La produzione culturale e artistica della CNI è appoggiata, come direbbero Newton ed Eco, sulle spalle dei giganti, dei grandi scrittori e artisti che hanno dedicato le loro vite e carriere alla parola scritta, all’arte figurativa, alla musica, alla fotografia e arto. Ma per garantire la sopravvivenza della lingua e cultura italiana nelle nostre terre è essenziale incoraggiare i giovani a esprimersi in seno alle nostre istituzioni. Il Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima” ha istituito, da molti anni ormai, la categoria Premio giovani, intitolata ad Adelia Biasol e a quanto pare i giovani autori non mancano. Nella sezione della fotografia, all’edizione 2023 del Concorso, il premio è andato ad Alice Renieri, per l’opera “La vita arriva nei modi in cui meno te lo aspetti”. Nella motivazione la giuria ha specificato di aver voluto premiare la giovane fotografa fiumana “Per la capacità di cogliere un tema di attualità e di resilienza”. Abbiamo parlato con l’autrice, studentessa del terzo anno della Scuola Media Superiore Italiana di Fiume, indirizzo linguistico, per scoprire cosa si nasconde dietro l’enigmatico titolo dei suoi scatti.

È la prima volta che vinci al Concorso «Istria Nobilissima»?
“Sì, è la prima volta che partecipo e anche la mia prima vittoria”.

Cosa vuol dire il titolo «La vita arriva nei modi in cui meno te lo aspetti»?
“Le cinque fotografie candidate raffigurano dei fiori, ovvero delle piantine che crescono in condizioni inadatte alla vita, da una crepa nel pavimento, nell’asfalto. Mi ha affascinato l’idea che la vita potesse nascere in un luogo nel quale non esiste niente, nel quale non ci aspetteremmo mai di vedere un essere vivo, che non solo riesce a crescere, ma persino a germogliare”.

Provare non costa nulla
Com’è nata l’ispirazione?
“La mia professoressa d’arte, Ingrid Burić, ci ha proposto di partecipare al Concorso e ci ha incoraggiato a prendere in considerazione non solo l’arte figurativa, ma anche la fotografia come mezzo espressivo. Ci ha detto che provare non costa niente e dato che già da prima mi occupavo di fotografia per diletto, ho pensato che fondamentalmente aveva ragione e che avrei potuto tentare”.

Com’è nato l’amore per la fotografia?
“Non mi reputo una fotografa professionista, né ho i mezzi per fare una fotografia professionale. Come tanti ragazzi della mia età, uso il cellulare per fotografare le cose che ritengo interessanti. Mio padre possiede una macchina fotografica più seria, ma non sapendola usare, penso che anche le foto fatte con il telefonino possano andare bene. La fotografia mi ha sempre interessato e ho cercato sempre di cogliere i dettagli che mi colpiscono. Ci sono persone che si impegnano a preparare lo scatto, che mettono in posa le persone o gli oggetti, valutano la luce e le inquadrature. Io penso di avere occhio, ma finora non mi sono mai impegnata seriamente nella strutturazione di una foto. Passeggiando per la città ho iniziato a guardarmi intorno e a fotografare semplicemente ciò che vedevo, grattacieli, case, fiori o altro. La professoressa Burić è rimasta colpita dalle foto di fiori e mi ha spronato a continuare a fare fotografie di questo tipo. Devo ribadire, però, che non ho mai cercato i fiori da fotografare perché avevo il presentimento che se li avessi cercati, non li avrei notati. Mi sono lasciata trasportare dalla quotidianità, osservando con più attenzione ciò che mi circondava. Tra tutte le foto che ho fatto alla fine ho scelto quelle che mi sembravano più intime”.

Natura inanimata
Ti piace fotografare anche palazzi cittadini?
“Sì, il mio interesse non riguarda solo le piante. Non mi sento ancora all’altezza dei fotografi che immortalano le persone, perché ho difficoltà nel trasmettere ai soggetti ciò che vorrei da loro. So quello che ho in mente, ma non so spiegarmi bene. Per questo mi limito alla natura inanimata per così dire”.

Hai pensato di fare un corso di fotografia?
“Alla premiazione del Concorso ‘Istria Nobilissima’ ho avuto modo di parlare con Jerko Gudac, il quale ha ottenuto la menzione onorevole nella categoria ‘Fotografia’ ed è stato lui a consigliarmi un corso che dovrebbe iniziare prossimamente e grazie al quale potrei imparare a usare anche la macchina fotografica di mio padre. Nel frattempo, però, continuo a fotografare con il cellulare. Ho scoperto da poco, inoltre, che alla Comunità degli Italiani di Fiume, Lucio Vidotto e Željko Jerneić (rispettivamente giornalista e fotoreporter del nostro quotidiano, ndr) stanno tenendo un corso di fotografia e mi dispiace tanto di non aver potuto registrarmi in precedenza”.

Passione per case e abitazioni
Hai qualche progetto per il futuro?
“Per adesso non ho un’idea concreta, ma mi attirano molto le case private un po’ particolari. Mi piace fotografare le abitazioni speciali, dai colori fuori dal comune o elementi inusuali”.

Pubblichi le tue foto su qualche rete sociale?
“Sì, mi piace condividere soprattutto le foto del sole, dei tramonti o qualche paesaggio particolarmente bello. Ma diciamo che i miei preferiti sono i tramonti e se riesco a cogliere bene i colori pubblico subito la foto online, su Instagram o Snapchat. I periodi della giornata che preferisco sono sempre il pomeriggio o la sera. Ovviamente la foto fatta con il telefonino non è identica all’immagine dal vivo, però ho studiato diversi modi per sfruttare al meglio le possibilità del mio telefono. Uso anche dei filtri che mettono in risalto gli aspetti che più mi interessano”.

Provi interesse per altri tipi di arte?
“Purtroppo non ho mai avuto la manualità necessaria a disegnare o dipingere. E neppure l’arte digitale fa al caso mio. Ho visto il lavoro ‘Gemelli’ di Lucija Haskić, che ha ottenuto la menzione onorevole nella Categoria giovani. Devo dire che non sarei mai in grado di fare un’opera come quella della mia compagna di scuola”.

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