«8558 Hack». Il racconto di una vita fedele a sé stessa

Giornate della cultura italiana. Il Consolato Generale d'Italia a Fiume regala al pubblico del capoluogo quarnerino e di Umago una messinscena capace di trasportare lo spettatore in un'altra dimensione. A offrire un assaggio della pièce dedicata alla più grande astrofisica italiana è la regista Diana Höbel

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«8558 Hack». Il racconto di una vita fedele a sé stessa
Margherita Hack tenne una conferenza alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume il 17 ottobre 2012. Foto: GORAN ZIKOVIC

La vita di un’individualista portata a teatro. Di una che non credeva nei grandi team, una che pensava che ognuno dovesse essere libero di indagare sul proprio soggetto preferito per dare il meglio di sé nella ricerca. E proprio grazie alla fiducia in sé stessa diede un enorme contributo all’intera umanità. Stiamo parlando di Margherita Hack, una donna carismatica che ebbe successo nella vita e nella carriera proprio per il suo coraggio di prendere posizioni anche scomode, spesso controcorrente, ma sempre coerenti con gli ideali che la videro diventare una delle più famose astrofisiche del mondo.

Un pensiero autonomo e originale
Prima donna a capo di un Osservatorio astronomico in Italia (dal 1964 al 1987 diresse l’Osservatorio di Trieste, facendolo diventare un punto di riferimento a livello internazionale), Margherita Hack, oltre ai suoi meriti scientifici, negli anni è diventata un modello: con la sua professionalità unita ad un’indole giocosa infondeva ottimismo; con l’autorevolezza del suo ruolo legittimava la possibilità di un pensiero autonomo e originale.
Portò le due idee anche nel capoluogo quarnerino. Un anno prima della sua scomparsa, nel 2012, il 17 ottobre, esattamente 11 anni fa) in occasione delle Giornate della cultura italiana promosse dal Consolato Generale d’Italia a Fiume, tenne una conferenza alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume intitolata “Incontro sugli sviluppi più recenti dell’astrofisica e le tecnologie correlate”. L’appuntamento attirò centinaia di cittadini e studenti curiosi di “vedere” l’Universo con gli occhi della celeberrima scienziata, ma anche di conoscerla personalmente e di porle delle domande riguardo alle sue ricerche.
Oggi, a più di trent’anni dalla fine della sua direzione dell’Osservatorio triestino, la spettroscopia è senz’altro un fiore all’occhiello dell’Osservatorio astronomico che, da quella volta, ha continuato a crescere ed evolversi seguendo il corso dettato dallo sviluppo dell’astrofisica e delle tecnologie necessarie all’esplorazione dell’Universo.
La sua vita affascina e incuriosisce non solo per il notevole contributo da studiosa e divulgatrice, ma anche perché è stata una donna libera. Rimarranno affascinati da ciò che avranno visto – ne siamo certi – gli spettatori dell’Istria e del Quarnero che domani e giovedì prossimo, si recheranno alla Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak (ore 20) e al Teatro cittadino “Antonio Coslovich” di Umago (ore 19) rispettivamente, a seguire lo spettacolo “8558 Hack. Vita di Margherita in musica e parole”, che verrà proposto in occasione della 12ª edizione delle Giornate della cultura italiana promosse dal Consolato Generale d’Italia a Fiume in collaborazione con l’Unione Italiana, l’HKD di Sušak, la Comunità degli Italiani di Fiume, la Città di Umago e l’ente Festum nell’ambito della 23ª Settimana della lingua italiana nel mondo.

Un personaggio ben noto alla CNI
Il brano è stato ideato da Diana Höbel, attrice e autrice napoletana che il pubblico della Comunità Nazionale Italiana ebbe modo di apprezzare l’anno scorso in quanto era stata ospite a Fiume in occasione delle commemorazioni della Giornata della memoria. Oltre a questo, nel 2018 aveva collaborato con il Dramma Italiano del TNC “Ivan de Zajc” firmando la regia dello spettacolo per bambini “Anche le pulci hanno la tosse”, basato su un testo di Tomizza e presentato in coproduzione con il teatro Stabile La Contrada.
Il titolo dello spettacolo – con ingresso libero – si rifà all’asteriode 8558 Hack, che appunto porta il nome dell’astrofisica italiana. Si tratta di un corpo celeste che appartiene alla fascia principale di asteroidi sita nello spazio che intercorre tra le orbite di Marte e Giove. È stato osservato per la prima volta nel 1995: i suoi scopritori, Andrea Boattini e Luciano Tesi lo nominarono in onore di Margherita Hack.
Abbiamo raggiunto la regista, la quale, assieme a Marco Sgarbi, sarà l’interprete nella pièce. Durante un piacevole colloquio Diana Höbel ha ricordato gli elementi che hanno attirato la sua attenzione a uno studio profondo circa le ricerche della grande scienziata. Höbel spiega inoltre l’importanza del pensiero della Hack al giorno d’oggi e il concetto di libertà.

Come nasce l’idea di dedicare uno spettacolo a Margherita Hack?
“Lo spettacolo ‘8558 Hack’ nasce dalla mia presenza a Trieste che è cominciata una decina di anni fa e che mi ha avvicinato a questa figura che io conoscevo soltanto per averla vista in televisione. Una volta venuta a Trieste avevo scoperto che Margherita fu in realtà la prima donna a dirigere l’Osservatorio astronomico cittadino. Questa cosa, oltre al fatto che la ricordavo come una divulgatrice magnetica e un personaggio che sicuramente rimane impresso, mi ha spinto ad approfondire la sua storia e a decidere poi di scriverne la biografia coadiuvata dal sostegno dell’INAF, l’Istituto nazionale di astrofisica, per quanto riguarda la sede di Trieste, con il quale mi sono anche confrontata per farmi raccontare qualcosa delle persone che l’avevano conosciuta. Quando sono arrivata a Trieste lei purtroppo non c’era più, quindi per costruire la sua biografia mi sono basata su una moltitudine di testi autobiografici o biografici che la riguardano. Mi sono studiata anche le interviste fatte da persone che l’avevano incontrata.
Da questo lavoro è nato un testo che, oltre a parlare di Margherita, inquadra la storia e gli eventi storici principali che accompagnano la sua vita e che scandiscono lo spettacolo insieme alle grandi scoperte nel campo dell’astrofisica. Intrecciamo tre filoni dal punto di vista tematico: la biografia della persona, la storia collettiva del mondo (partiamo con un riferimento alla marcia su Roma, che avviene nell’anno in cui nacque Margherita) e la macrostoria, visto che la sua biografia si intreccia con le scoperte”.

Fuori dal pensiero comune
Margherita è nota soprattutto per il suo pensiero autonomo e originale. Qual è il messaggio che la scienziata lancerebbe alle giovani generazioni?
“Beh, innanzitutto quello di non aver paura a esprimere un punto di vista autonomo rispetto a quello dominante, a quello maggioritario, se non si è d’accordo. La stessa Margherita fu una outsider; una fuori dal coro per nascita. Lei venne allevata da due genitori teosofi quindi che professano l’amore universale e la parità per tutti gli esseri umani, ma nacque in pieno periodo fascista. Quindi lei è completamente fuori dal pensiero della società nella quale vive. Lei stessa sviluppa poi un punto di vista a sua volta originale rispetto ai suoi genitori per quanto riguarda ad esempio la spiritualità, perché i suoi genitori erano teosofi, quindi credevano comunque in un principio che pervadeva tutto l’Universo, mentre lei, in maniera autonoma, sin da piccola, decide di essere atea. Margherita non crede in nulla che sia trascendente. Il messaggio che lei lancerebbe è quello di non avere paura di sviluppare una propria visione autonoma del mondo e cercare di non essere conformisti, quindi avere il coraggio di essere diversi. Oggi il messaggio della diversità è diventato un messaggio conformista. Quello che colpisce di Margherita è la sua fedeltà a sé stessa”.

Lei appunto dedicò particolare attenzione all’essere liberi, alla convinzione che il sapere renda liberi. Come viene vista questa libertà dal punto di vista scientifico?
“La libertà dal punto di vista scientifico è legata anche alle opportunità materiali che si hanno e quindi si può essere liberi se si ha l’opportunità di studiare; l’opportunità di accedere al sapere e questo per esempio per le donne anche all’epoca di Margherita non era così evidente. Per esempio negli Stati Uniti alcune facoltà scientifiche non erano frequentabili dalle donne fino al 1975.
Quindi la stessa Margherita è un esempio di fiducia in sé stessa perché nonostante sia una donna che all’epoca fu un pesce fuor d’acqua negli ambienti prevalentemente maschili della ricerca scientifica, lei non si fa intimorire dai suoi superiori e riesce anche in questo caso a combattere per i suoi diritti”.

Prima a livello europeo
Nel campo scientifico qual è il contributo di Margherita dato alla spettroscopia?
“Margherita studiò le cefeidi (furono il primo argomento di ricerca della Hack ed oggetto della sua tesi: si tratta di stelle variabili, cioè che variano continuamente la loro luminosità nell’arco di un periodo di tempo molto breve, appena cinquanta giorni), scrisse un trattato abbastanza importante di spettroscopia, però il suo contributo maggiore è quello di divulgatrice della scienza e di direttrice dell’Osservatorio astronomico. In veste di direttrice lei aprì l’Osservatorio triestino al mondo rendendolo internazionale. Giunsero ricercatori da altri luoghi… portò una ventata di aria fresca e di intraprendenza e quindi mise al centro un Osservatorio fino a quel momento periferico. Ricordiamo che lei fu la prima donna a dirigere un Osservatorio astronomico non solo in Italia ma in tutta l’Europa”.

Il brano viene accompagnato da musiche. Quali sono le composizioni che avremo modo di sentire?
“Le musiche originali vengono eseguite dal vivo e sono dei Baby Gelido e di Paolo Cervi Kervischer che hanno creato apposta, insieme a me, le parole e le musiche. Non sono solo un accompagnamento ma sono proprio una vera e propria colonna sonora di tutto lo spettacolo. La drammaturgia è accompagnata dalla musica proposta dall’ensemble composto da chitarra elettrica, sassofono e sintetizzatori: un sound moderno, che coinvolge facilmente giovani e non”.

A chi è adatto lo spettacolo?
“Lo spettacolo è adatto veramente a tutti, nel senso che è per adulti, perché le cose che si toccano ci riguardano tutti. È interessante ripercorrere la storia dell’astrofisica, a partire appunto dai primi anni del Novecento fino ad oggi. È adatto anche ai ragazzi delle scuole, perché possono facilmente trovare dei punti di riflessione”.

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