Addio al tartufaio ultracentenario

Zdravko Beletić, classe 1920, di San Bortolo era il più anziano del Comune di Montona

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Addio al tartufaio ultracentenario

Il mondo dei tartufi piange Zdravko Beletić di San Bortolo (Montona), il più vecchio e longevo (dopo Stjepan Jerman) tartufaio istriano. Classe 1920, il 30 luglio dell’anno scorso aveva festeggiato il secolo di vita ed era il più anziano nel Comune di Montona.

 

Zdravko Beletić iniziò a praticare la raccolta del tartufo negli anni 1953-54 e continuò a farlo fino al 2015. Mosse i primi passi con il leggendario tartufaio Bortolo Murari (al secolo Giovanin Callegari), noto per aver raccolto in una sola giornata ben 18 chilogrammi di questo prelibato tubero.

Inizialmente Beletić si dedicò a quest’attività nelle ore pomeridiane, vicino a casa sua, essendo impegnato al mattino nei lavori agricoli. Poi s’indirizzò verso le aree più lontane, come l’Albonese, che inizialmente raggiungeva a piedi. ma anche nelle zone di Sovignacco e di Santo Stefano.

Settimanalmente raccoglieva da 10 a 20 chilogrammi di tartufi, che vendeva all’Ente forestale (Šumarija) di Levade. Era in grado di trovare il prelibato tubero anche nei campi di grano, oppure a 60-70 centimetri dagli alberi che, diceva, per questo non andavano tagliati, in quanto abbattendoli si eliminava una residenza di tartufo.

Col passare del tempo, visti i guadagni, tutta la famiglia si dedicò alla raccolta del tartufo, impiegando degli operai nel lavoro agricolo. Zdravko Beletić acquistò ben presto la sua prima automobile e aumentando i guadagni ne cambiava una ogni anno. Fino a qualche anno fa girava ancora con la sua jeep.

Fu il primo in paese ad acquistare la radio e il televisore, a costruire la fossa biologica e a introdurre, nel 1959, l’elettricità in casa. Acquistò pure delle attrezzature per svolgere attività fisica in casa, per mantenersi in forma e si esercitava due volte al giorno.

Con la scomparsa di Zdravko Beletić, se ne va un testimone importante dell’industria tartufaia istriana e di quella generazione di tartufai che rispettava la natura, da cui traeva sussistenza.

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