Tamara Brussich: «Ho chiesto e ottenuto giustizia»

Il Tribunale amministrativo ha dato ragione a Tamara Brussich nella causa contro la Città per la sua destituzione/nomina a f.f. di direttrice del «Rin Tin Tin»

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Tamara Brussich: «Ho chiesto e ottenuto giustizia»
Tamara Brussic. Foto: Srecko Niketic/pixsell

Punto e a capo, verrebbe voglia di dire. Un punto fermo per chiudere una situazione e poi andare a capo per un nuovo inizio. A mettere il punto fermo su una situazione che, una volta risolta consente di guardare altrove, è stato il Tribunale amministrativo, che in primo e secondo grado ha dato ragione a Tamara Brussich, che ha intentato causa contro la Città di Pola per la sua destituzione dall’incarico di direttrice e nomina a f.f. di direttrice dell’asilo “Rin Tin Tin”. La Città, quindi, ha sbagliato. Un vizio di forma che ha inficiato la procedura. Già una sentenza di primo grado (aprile 2022), emessa dal Tribunale amministrativo di Fiume, aveva dato ragione a Tamara Brussich. Sulla sentenza la Città aveva inoltrato ricorso e quindi la materia è stata trattata in seconda istanza dal Tribunale amministrativo superiore di Zagabria, che ha ritenuto infondato il ricorso della Città e dato un’altra volta ragione alla Brussich. È la diretta interessata che ripercorre per noi la vicenda.

Tamara, com’è successo tutto?
È successo che nel settembre del 2021, in seguito a una denuncia anonima, l’Ispettorato di competenza, nel suo controllo ha rilevato che il concorso per la nomina di direttore, bandito a marzo del 2021 dal Cda dell’istituzione prescolare, non era stato pubblicato, come la legge prevede, anche nel Gazzettino ufficiale della Repubblica di Croazia. Un errore, una svista dell’ufficio legale. Al concorso avevo aderito solamente io, quindi ero candidata unica e successivamente ero stata pure nominata, o rinominata, direttrice. L’Ispezione del Ministero dell’Istruzione, in seguito al controllo effettuato, aveva emesso una delibera che mi vietava di espletare l’incarico di direttrice e quindi bisognava destituirmi, nominare un f.f. e ripetere il concorso. Il sindaco ha adottato una procedura veloce e andando di fretta ha sbagliato. Ha proposto, in Consiglio, la mia nomina a f.f. e appena dopo un paio di giorni mi ha esonerata dall’incarico. Ma per nominare un f.f. è necessario che non ci sia un titolare, no? Quindi, per un po’ sono stata direttrice e f.f. Decisamente un errore dettato dalla fretta, dalla mancanza di un pizzico di pazienza e forse anche di dialogo. Poi il concorso è stato ripetuto, io mi sono ricandidata e si è candidata pure una collega ed è andata com’è andata. Il sindaco ha voluto sentire il parere del collettivo (e questa è un invenzione del sindaco, perché la Legge e lo Statuto non lo prevedono), che ha fatto la sua scelta. Che io accetto e non mi lamento assolutamente per l’esito di questo nuovo concorso. Ho preso atto che al “Rin Tin Tin” non mi vogliono e basta. Non contesto. Io contesto quello che è successo prima: l’inghippo, la confusione con la nomina e la destituzione, due tappe invertite di un percorso.

Saresti potuta rimanere al «Rin Tin Tin», lavorando con i piccoli: perché non hai voluto?
Semplice: perché mi sono sentita detestata, ripugnata, forse anche odiata. Non accettata né per quello che ho fatto né per la persona che sono. Capirai che stando così le cose ho preferito andare oltre e prendere un’altra strada.

Però hai intentato causa contro la Città. Per chiedere che cosa? Per raggiungere che cosa? Non hai chiesto di venire reintegrata.
Ho intentato causa per chiedere e raggiungere quello che poi ho ottenuto: giustizia. Ho dimostrato che il sindaco ha agito contro legge e non ha rispettato le procedure. Le cose devono essere fatte per bene. Non sarà un sindaco, con tutto il rispetto per la funzione, a trattarmi come una pezza da piedi. Io non ho chiesto altro che giustizia, che mi sia riconosciuta la ragione che ho. Ho la coscienza pulita e ho la mia dignità. Basta. Non ho fatto causa all’asilo, non voglio in alcun modo intralciare il lavoro.

Non si nasce direttori e l’incarico a mandati non può essere vita natural durante. direttori si diventa e lo si smette di essere, per concorso, per nomina. Insomma, voglio dire che è nell’ordine delle cose smettere di essere direttore. L’avrai messo in conto, no?
Certo. Praticamente ero conscia che… come si viene così si va. Non mi aspettavo, dopo le elezioni, un tappeto rosso e feste, ma almeno un pizzico di sincerità. Di dialogo. Io ho anche chiesto un colloquio con il sindaco prima della nomina della nuova direttrice in sede di Cda. Niente.

Un incontro perché: ormai la scelta era stata fatta.
Un colloquio per vedere di arginare l’errore fatto, di trovare un accordo. Ormai la scelta del collettivo era chiara.

Il sindaco poi ha destituito i direttori di tutte le municipalizzate. Senza fare errori.
L’aveva già annunciato in campagna elettorale. Una sorta di crociata politica nei confronti di tutto quello che era stato prima. L’ha fatto. Scelte sue. Ma la politica non si fa così.

Resta, dopo tutto, un po’ d’amaro? Che cosa ti ha dato l’asilo? Ti appaga quello che ora fai?
Ah, l’asilo mi ha lasciato tante belle cose e io sono grata all’istituzione. Io il mio lavoro non l’ho semplicemente fatto, l’ho vissuto, l’ho svolto nel migliore dei modi. Ho dato tanto e ho imparato tanto. Ho costruito momenti di crescita, sia professionali che personali. In fin dei conti si è trattato di gestire un collettivo di una quarantina di persone, di avere intorno 180-200 famiglie. Guarda, il prescolare fa parte della mia vita. Non ho lasciato con rammarico. Indubbiamente è stata un’esperienza che mi ha dato tanto e una parte di me sarà sempre alla prescolare. Non è rammarico, quello che mi porto dentro. Te l’ho detto: io non sto dove non sono bene accetta. La comunicazione, il modo in cui tutto è successo non è stato né umano né rispettoso. Così ho deciso di portare le mie esperienze e le mie competenze in altri campi. Io al “Rin Tin Tin” voglio un mare di bene e ho il massimo rispetto per chi ci lavora. E faccio i miei auguri per un’ulteriore crescita, affinché il futuro sia il migliore possibile. Il lavoro di adesso mi appaga e mi è gradevole farlo grazie alle esperienze acquisite quanto all’asilo tanto in seno alla Comunità degli Italiani.

Non è una guerra che hai affrontato da sola.
No. Ho avuto il supporto di un avvocato (Tiziano Sošić, n.d.a.) estremamente corretto, serio, pedante, giusto. E ho avuto l’appoggio della famiglia e degli amici sinceri e vicini da sempre. Eppoi anche il sostegno di molti connazionali, che mi hanno telefonato, sostenuto. Che si sono complimentati per il coraggio di non dare il braccio a torcere e rispondere.

Presumo anche una bella fetta di assenti che forse avresti creduto… presenti.
Certo, ma lasciamo perdere. Va bene così. Io la mia soddisfazione morale e in termini di giustizia l’ho avuta e sono tranquilla. Se ho deciso di intraprendere questa battaglia, che adesso è finita, l’ho fatto principalmente per me e per la mia famiglia, che mi ha supportata e mi è stata vicina. Ma non è stato affatto facile”.
Punto, ancora una volta. Questa volta sulla chiacchierata con Tamara. Deontologia vorrebbe una comunicazione usando il “lei”; ma con Tamara viene più spontaneo darsi del tu, come avviene nei momenti della non ufficialità. I lettori, certo, perdoneranno.

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