SMSI di Pola. Conviene leggere pure in un mondo digitale

La Scuola Media Superiore Italiana «Dante Alighieri» ha celebrato ieri la Giornata mondiale dell’alfabetizzazione. Come conferma un’inchiesta in Rete, la lettura dei libri è in declino

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SMSI di Pola. Conviene leggere pure in un mondo digitale
Anche quest’anno gli allievi della “Dante Alighieri” hanno celebrato la Giornata mondiale dell’alfabetizzazione. Foto: DARIA DEGHENGHI

La Scuola Media Superiore Italiana “Dante Alighieri” ha celebrato ieri la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, come fanno ogni anno le scuole consapevoli dell’importanza che la scrittura e la lettura hanno avuto in passato e certamente continueranno ad avere in futuro nella formazione di cittadini consapevoli in un mondo che cambia vertiginosamente. Dopo i saluti della preside Debora Radolović, la bibliotecaria Elda Pliško Horvat ha esposto per sommi campi il significato, o meglio, l’ampio ventaglio di significati che il concetto di alfabetizzazione assume a seconda dei contesti, delle epoche, delle tecnologie e degli ordinamenti sociali di riferimento. Il tema centrale dell’edizione 2023 della Giornata (“Promuovere l’alfabetizzazione in un mondo in transizione: costruire le basi per società sostenibili e pacifiche”) deriva dal fatto che l’umanità, o perlomeno la sua parte più fortunata, è stata scossa nel suo lungo letargo di relativo benessere da una pandemia che ha seminato morte, paura e povertà, da una guerra nel cuore stesso dell’Europa (l’occupazione russa dell’Ucraina orientale), da nuove massicce ondate di fenomeni migratori e da repentini ed estremi fenomeni climatici come la siccità e le alluvioni. Perché leggere i classici, oggi, con tutto lo scibile a portata di mano sul telefonino? Perché, come disse Harold Bloom e tanti altri prima e dopo di lui, una cosa sono le informazioni reperibili ovunque, i dati, il sapere, le nozioni, le definizioni, i concetti, ma un’altra è la saggezza, che non s’acquista senza sforzo. In questo caso, lo sforzo di leggere, o, per dirla con Elda Pliško Horvat: “Si chiamano classici per un motivo: è perché il loro valore è universale e trascende le situazioni, i personaggi e le epoche”. Insomma, i classici c’insegnano a vivere meglio.

La bibliotecaria Elda Pliško Horvat.
Foto: DARIA DEGHENGHI

La lettura paga
Ma che cosa ne pensano i giovani della lettura oggi? Disgraziatamente, una ricerca in Rete condotta dai bibliotecari delle scuole medie superiori istriane tra gli studenti di quegli stessi licei e istituti che hanno aderito all’iniziativa (vi hanno partecipato in 356, di cui 109 i ragazzi delle scuole italiane), sembra che la lettura dei libri sia decisamente in declino, benché si leggano sempre e in continuazione le notizie blitz sui social, sui cellulari, sui siti Internet, su tutti i dispositivi elettronici oggi comunemente in uso. Per non essere da meno, la bibliotecaria dell’”Alighieri” ha voluto consultare l’intelligenza artificiale e si è concessa una lunga “chiacchierata” col Chat GPT, cui ha sottoposto un quesito apparentemente banale: conviene ancora leggere libri cartacei e per quali motivi? Ebbene, il chatbot ha risposto che assolutamente sì, conviene leggere libri anche in un mondo ormai prevalentemente digitale perché “leggere seriamente sviluppa abilità cognitive superiori, favorisce un apprendimento continuo, sostiene il pensiero critico, arricchisce il vocabolario e quindi espande le capacità di articolazione del pensiero, d’espressione orale e di comunicazione”. Chi non legge – e oggi sono tanti – non è capace (oppure è meno abile) di pronunciare frasi compiute e sensate: lo dice la stessa IA, che pure fornisce ogni giorno fiumi di terabyte di informazioni gratuite sul palmo della mano. Ma è proprio qui che sta il tranello: una cosa è trovare le informazioni e un’altra è saper distinguere le informazioni vere o verosimili da quelle errate o deliberatamente falsate, perché ve ne sono anche di queste in circolazione, piazzate appositamente per creare il caos che permette ai malintenzionati di trarne un utile. Oggigiorno, pertanto, l’alfabetizzazione non basta. Bisogna cercare l’alfabetizzazione 2.0, quella mediatica, informatica, digitale, comunemente detta TIC, che insegni al bambino a elaborare le informazioni oltre ad acquisirle. Un sondaggio del 2022 ha mostrato infatti che il 70 p.c. dei bambini di 10 anni non è in grado di leggere, comprendere e interpretare con parole proprie un testo semplice adatto all’età. Qualcosa a un certo punto è andato storto e viene da chiedersi che cosa e perché.

Una “Persuasione”… a leggere
I risultati dell’inchiesta dei bibliotecari, benché condotta su un campione relativamente ridotto, sono comunque indicativi. Vediamone alcuni. Alla domanda, elementare, chiarissima: “Ti piace leggere?”, il 61,5 p.c. degli studenti interpellati ha risposto laconicamente “No”. Proprio così. No e poi no. Alla domanda “Che cosa ti invoglia alla lettura?”, la platea si è divisa tra quelli che leggono per divertimento, quelli che leggono per studiare (apprendere qualche cosa di nuovo), quelli che leggono per rilassarsi e quelli (la maggioranza) che leggono per “altri motivi”, senza ulteriori specificazioni. Circa il numero delle letture, il 26 p.c. dichiara di leggere 0 libri l’anno, e quindi niente, il 36 dice di leggerne fino a 5, e quindi pochi, e il 26 p.c. dichiara di leggerne da 5 a 10 e quindi, perlomeno, quelli consigliati se non di più. In quanto al supporto, il 54 p.c. dichiara di preferire il libro cartaceo, gli altri si accontentano di quello elettronico o di altri formati disponibili. Poi c’è la questione della fiducia (o sfiducia) verso gli adulti che pretendono di consigliare le letture ai giovani. Ebbene, solo il 30 p.c. degli studenti dice di fidarsi delle raccomandazioni letterarie del docente e solo il 38 per cento dice di fidarsi delle raccomandazioni del bibliotecario. Gli altri credono, presumibilmente, di saper scegliere le proprie letture da soli (se leggono, altrimenti non leggono e basta). Alla domanda “chi ti sprona a leggere”, il 42 p.c. risponde “nessuno”, il 23 p.c. “la scuola” e solo il 14 p.c. “la famiglia”. A questo punto risulta chiaro che anche in casa i ragazzi abbiano pochi modelli esemplari da seguire. Infine, un altro dato allarmante dice che solo la metà degli studenti ricorre alla biblioteca scolastica per procurarsi i libri da leggere (se non altro per le letture obbligatorie), mentre gli altri non ci mettono piede. E i bibliotecari lo confermano. Detto questo, l’ultima parte della celebrazione è servita per presentare il videotrailer ispirato al romanzo “Persuasione” di Jane Austen realizzato dalle studentesse della terza classe del ginnasio generale Rea Geromella, Nina Sirotić e Gaia Stojšić sotto la supervisione dell’insegnante Višnja Mijandrušić Miloš. In questo caso le studentesse hanno elaborato, contestualizzandolo, il romanzo della scrittrice inglese con l’obiettivo di “persuadere” il nostro pubblico a leggere.

Rea Geromella, Nina Sirotić e Gaia Stojšić.
Foto: DARIA DEGHENGHI

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