Pola. Un orto giardino nel quale cresce la scienza

Sito nel cortile interno del Centro per la popolarizzazione delle scienze in Clivo Glavinić, nasce come supporto alle scuole e agli asili della città per attività didattiche aggiunte alle lezioni in aula

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Pola. Un orto giardino nel quale cresce la scienza
Anton Pletikos spiega il teorema del “Pitagora... liquido”. Foto: DARIA DEGHENGHI

Nella sua definizione è un “orto-giardino scientifico” e nella fattispecie è un’aula di scienze naturali e matematiche all’aperto. Si trova nel cortile interno del Centro per la popolarizzazione delle scienze in Clivo Glavinić, sede della società di Cultura tecnica di Pola, che ne ha promosso l’allestimento con contributi pubblici, prevalentemente europei, come supporto alle scuole e agli asili di Pola. L’intento è offrire loro un’opportunità didattica in aggiunta alle lezioni in aula: il “giardino delle scienze” è stato infatti dotato di strumenti didattici (pannelli e installazioni) che illustrano in maniera plastica e divertente i teoremi della matematica, le leggi della fisica, i precetti della geometria, le nozioni della geografia, della botanica e della sostenibilità ambientale con accento particolare al problema delle fonti e dei consumi energetici. Ne parliamo con Anton Pletikos, della società di cultura tecnica, uno degli “inventori” del Centro per la popolarizzazione delle scienze al fianco delle autorità regionali.

Fisica e Chimica +
“Tutto è iniziato una decina di anni fa quando, nell’ambito del Festival delle scienze, ipotizzammo con l’Agenzia regionale di sviluppo l’istituzione di un laboratorio per la sperimentazione fisica e chimica come supporto alle scuole superiori di Pola, generalmente poco o per nulla attrezzate per unire l’approccio sperimentale alla parte teorica delle lezioni. Le dirò che all’epoca non avevamo ancora adottato l’acronimo inglese STEM per indicare le discipline scientifico-tecnologiche (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica): il termine non era ancora entrato nell’uso corrente come è successo più tardi, per cui chiamammo il nostro laboratorio semplicemente così: “Fisica e Chimica +” e tale è il nome che porta tutt’oggi. In quell’occasione, tuttavia, non bastarono i mezzi per completare il giardino scientifico, che infatti ha dovuto attendere altri sette anni per l’attuazione”, ha spiegato Pletikos. L’opportunità di completare l’opera si è presentata solo nel 2022 grazie a una collaborazione di più ampio respiro con la Fondazione per la promozione del partenariato sociale e lo sviluppo della società civile, a cui si sono unite la Società istriana di robotica, la Società regionale di matematica, il Centro di educazione del mare fondato dall’Acquario di Pola, la Facoltà di scienze naturali dell’Università degli studi di Pola e sempre l’Agenzia regionale di sviluppo IDA. La qualità del partenariato tra enti, associazioni e Fondazione ha sortito un europrogetto del valore di 150.000 euro che ha consentito di attrezzare questi 500 metri di cortile con strumenti didattici che hanno il vantaggio di spiegare leggi complesse nella maniera più semplice e divertente possibile. Ovviamente l’esposizione è interattiva e spassosa nel senso che si gioca mentre s’impara e viceversa. Gli attrezzi e gli ausili sono suddivisi in quattro aree tematiche distinte e precisamente: l’Orto-giardino, la Sezione delle fonti di energia rinnovabili, la stazione Meteo e il Telescopio diurno per l’osservazione del sole. Pletikos ci fa da cicerone tra una postazione e l’altra che elenchiamo di seguito.

La teoria in… pratica
Una delle installazioni didattiche più appariscenti di questo giardino scientifico è la ruota del “Pitagora… liquido” che si lascia ribaltare come una clessidra per riempire di palline ora un quadrato e ora un altro, costruiti sui lati del triangolo rettangolo. Naturalmente la ruota serve a spiegare il teorema di Pitagora, uno dei concetti chiave della geometria euclidea o piana, che quindi funziona perfettamente sulla carta, ma non trova applicazione nel mondo delle tre dimensioni. Prima che gli scolari imparino a mettere in dubbio le concezioni di Euclide, è bene che le acquisiscano con una fede nella scienza che almeno all’inizio non sia ottenebrata da una raffica di eccezioni derivanti dalla plasticità del mondo fisico.
Lo strumento che segue è la “Ciminiera rotante”, un altro disco da far girare a velocità maggiori o minori per osservarne l’effetto che cambia per la percezione umana a seconda della velocità di rotazione. A momenti l’oggetto osservato sembra piano e a momenti pare possedere tutte e tre le dimensioni spaziali, come fosse un cono o una ciminiera, mentre la percezione non cambia a seconda dell’angolo di osservazione. Un altro attrezzo che piace ai ragazzi è il “Carosello animato”. Anche qui c’è l’elemento rotante (il cilindro) gira sul cardine (il palo) per produrre l’effetto desiderato, in questo caso l’animazione che trasforma in un cartone la striscia di disegni del cavallo nelle sue varie posizioni durante la corsa. Per i più piccini c’è anche il gioco della campana, il gioco di strada più antico del mondo. In questa sua versione “scientifica”, la campana 2.0 è interattiva: come si salta da una casella rettangolare all’altra, così il gioco riproduce alcune melodie che rendono l’attività particolarmente stimolante perché personalizzata. Di musicale nell’orto-giardino c’è anche la campana tubolare che, oltre a fare bella figura come elemento paesaggistico, possiede un significato simbolico eurofilo: facendo scorrere l’apposita bacchetta sui tubi in successione, lo strumento “esegue” l’“Inno alla gioia” o Inno europeo di Ludwing van Beethoven. Inutile dirlo, anche questo è uno strumento che piace tanto ai ragazzini, proprio come piace da morire la “Mappa vivente”, che somiglia al calcio balilla, ma funziona come il flipper: la cassa con copertura in vetroresina contiene la cartina dell’Istria e le palline che i giocatori devono far muovere utilizzando solo le maniglie esterne.
Le palline girano a vuoto sulla mappa fino all’inserimento nelle cavità che indicano alcune località caratteristiche per la geografia, l’idrogeologia, la botanica e la zoologia istriane. Si citano a questo titolo il Bosco Siana o Kaiserwald nella periferia urbana polese, la Foiba di Pisino, il Canale di Leme, la riserva paleontologica di Datule presso Barbariga la Grotta Baredine nelle vicinanze di Parenzo e naturalmente il Parco naturale del Monte Maggiore.

Cause in cerca d’effetto
Una delle installazioni didattiche più frequentate di questo percorso istruttivo è un minuscolo mulino elettrico azionato a pedalate di bicicletta dai bambini svegli che vanno sempre in cerca delle cause per ogni effetto. Si chiama causalità ed è spesso confusa con la correlazione: imparare a distinguerle è una delle condizioni del metodo scientifico correttamente impostato. Insomma, si sale a bordo della bici che non parte e si comincia a pedalare. L’energia cinetica generata dalla pedalata viene trasformata in energia elettrica nel generatore che fa due cose differenti: alimenta la lampadina elettrica e manda l’acqua dal serbatoio alla ruota idraulica che la riversa nei canali scavati nella terra. Molto attraente è anche l’installazione che simula l’abitazione dal tetto verde. In questo caso la copertura dell’edificio non è il classico tetto a tegole, ma una superficie piana coltivata a prato che funge da isolamento termico ed elemento decorativo. A Pola è una pratica poco conosciuta, ma Pletikos dice che c’è un bellissimo tetto verde in centro città, poco lontano da piazza Dante Alighieri. Peccato che sia nascosto all’occhio dei passanti e sia invece accessibile solo agli uccelli. Poi viene una minuscola turbina eolica che alimenta la lampadina (sempre che ci sia del vento), lo specchio a bande orizzontali che studia le leggi della riflessione della luce e la psicologia della percezione umana, ma anche l’utilissimo telescopio diurno con tutti i filtri solari a protezione dell’occhio per l’osservazione del sole. Due pareti sono state tappezzate di pannelli educativi sulle fonti e i consumi di energia, la produzione di carburanti da biomassa, le centrali termiche, idriche ed eoliche, la sostenibilità energetica e ambientale e via elencando. La parte botanica del giardino scientifico contiene una parete verde in via di allestimento con piantine di fragole e una compostiera per i resti vegetali che avanzano dalla cura del giardino (ci mette sei mesi per smaltire un “pieno” di foglie, erba, fiori e rami secchi). Gli alberi al centro sono qui da sempre, che si sappia: dei bagolari, un gelso bianco, alcune palme e qualche olivo. In futuro, certamente, si vedrà di nobilitarlo con un assetto del giardino più sofisticato rispetto a oggi che rimane praticamente incolto.

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