Pola. Mercato e pescheria, sospiro di sollievo

Dopo due settimane di transizione, da ieri la compravendita viene effettuata esclusivamente in euro

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Pola. Mercato e pescheria, sospiro di sollievo
Un ramoscello di mimosa precoce in dono. Foto: DARIA DEGHENGHI

Due settimane di rodaggio ed eccoci qui a maneggiare una valuta sola: l’euro. Al mercato ortofrutticolo di piazza del Popolo e in pescheria un grande coro senza senza voci discordanti afferma: meno male che è finita. Finita cosa? La doppia circolazione ovvero l’obbligo di accettare entrambe le valute e restituire soltanto euro. La confusione è stata decisamente troppa e ora lo dicono tutti con un sospiro di sollievo plateale. C’era chi voleva indietro uno po di euro e un po’ di kune, chi li voleva in moneta e chi in banconote, chi pagava con gli euro e chi con le kune, ma c’era anche chi voleva pagare con entrambe le valute e averne indietro un po’ di quelle e un po’ delle altre. Insomma, un baccano senza fine. Ed ora? Ora tutto fila liscio come l’olio. Tra l’altro non è il caso di fare i finti tonti: l’euro è sempre stato di casa in Istria, esattamente come prima erano stati di casa i marchi tedeschi e le lire italiane. Dacché mondo è mondo, i polesi e gli istriani hanno sempre risparmiato in lire, marchi o euro, tanto è vero che i prezzi ufficiosi delle case e delle automobili sono sempre stati comunicati in valuta straniera. Ebbene ora si paga in euro di nome e di fatto. Questi più o meno i discorsi che si fanno in piazza di questi giorni in seguito al ritiro definitivo della valuta che abbiamo visto circolare gli ultimi 29 anni. Che fine hanno fatto i prezzi?

Il ventaglio dei prezzi
A rigore, il ventaglio dei prezzi non è cambiato se non di poco. Tra la verdura di stagione si distingue il radicchio “Verona”, ortaggio tipicamente apprezzato in Istria per la resistenza a tutte le condizioni meteo e l’ottima conservazione (anche in frigo). Ebbene un chilo di radicchio costa tra i 4 e i 5,50 euro. Per quanto riguarda il cavolfiore, c’è chi lo vende a 1,50 e chi a 2,10. A parte queste piccole variazioni sul tema, i prezzi sono rimasti più o meno quelli di prima, in controvalore: 0,80 il cavolo cappuccio, 1,50 la verza, 2 euro i porri e la barbabietola, 2,12 i broccoli e le rape nere, 2,20 le carote, 2,66 la cipolla rossa, 2,70 il cavolo nero, 3 euro spinaci e biete, addirittura 13 euro la valerianella (che in kune costava comunque meno). La frutta in inverno è scarsa, ma si può comunque notare qualche differenza: i kiwi nostrani si vendono a 1,86 euro, i mandarini a 1,40 (3 euro in caso di acquisto di tre chilogrammi) e poi c’è il minuscolo kumquat o mandarino cinese che viene 4 euro al chilogrammo, ma vale quanto costa perché non si butta via niente: si mangia infatti con la buccia, e rende speciali le marmellate e i dolci di agrumi. Così dicono. Le mele costano tra un euro e dieci e un euro e settanta, a seconda delle varietà. Le melagrane, care, costano 3,18.

La stagione delle grancevole
E in pescheria? A parte il fatto che manca il pesce azzurro per il primo fermo pesca di quest’anno, ma si può comunque trovare qualcosa che accontenti il palato. Intanto, questa è decisamente la stagione delle grancevole, in vendita a 13 euro il chilogrammo come il polpo surgelato (nostrano), buono letteralmente in tutte le salse dall’antipasto freddo all’arrosto con patate al forno. Le seppie vengono tra gli 8 e gli 11 euro, i calamari e le sogliole 16, le orate dagli 8 ai 24, i branzini dai 16 ai 24, i gamberoni dai 16 ai 21,50 euro. Il rospo si vende a 18,50, il nasello 10,50, i cefali a 4, le triglie a 7 e il pesce serra a 9. Insomma, un pranzo lo si può ben racimolare, fosse pure un risotto alle seppie come piatto unico piuttosto che come primo. Chi s’accontenta, gode.

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