Pola. La bici si usa solo per svago

Stando ai dati in mano alla Questura, le due ruote vengono poco utilizzate per andare a scuola o al lavoro. Ciò che rallegra è il fatto che dal 2015 nel territorio dell’ex Comune di Pola non si registrano incidenti mortali con vittime ciclisti

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Pola. La bici si usa solo per svago
Le biciclette vengono usate molto dai turisti, meno dai residenti. Foto: Marko Prpic/PIXSELL

È dal 2015 a questa parte che la Questura istriana non ha registrato neanche un morto in sella alla bici in tutto l’ex territorio del Comune di Pola. Il bilancio è splendido se si considera che negli ultimi anni, in Europa gli incidenti con esito letale per i ciclisti vanno via via crescendo. Tuttavia, non ci si merita una promozione con lode e la conquista del titolo di città modello, ossia di esempio da imitare. L’“alto” grado di sicurezza che si andrebbe dimostrando è, in realtà, pura apparenza determinata dalla poca abitudine di abbracciare una cultura locale del trasporto in bicicletta e di continuare a preferire lo spostamento con mezzi inquinanti su quattro ruote. Tale risulta essere in sintesi il responso scaturito dalla sessione mattutina della seconda giornata dedicata alla mobilità urbana alla conferenza promossa dall’assessorato all’Urbanistica, Investimenti e Opere pubbliche di Pola assieme alla Pulapromet e alla Pula parking e in collaborazione con la Facoltà di Scienze dei trasporti dell’Università di Zagabria. I lavori ospitati alla Comunità degli Italiani sono stati introdotti dalla presentazione dal Piano nazionale di sviluppo del traffico con bicicletta nella Repubblica di Croazia dal 2023 al 2027, spiegato per sommi capi dal prof. Mario Ćosić, assieme alle strategie che il governo intende mettere in campo per un investimento pari a 166 milioni di euro, mirato soprattutto alla crescita della rete infrastrutturale del Paese, a favore di un traffico molto più inclusivo del movimento in bicicletta.

I turisti sui pedali
Particolarmente interessanti nel nostro caso le analisi, poi, prodotte da Gordana Kliman Grabar del Settore di prevenzione degli incidenti stradali della Questura istriana, presso il quale è stato dedotto che, nonostante l’attaccamento alle vecchie abitudini di muoversi esclusivamente in macchina, la guida in bici negli ultimi dieci anni è diventata molto presente. Spiccano in detto senso, i mesi primaverili, estivi e autunnali, con ciò che a dettare un vistoso aumento di ciclisti nel traffico e su piste allestite per loro, sono soprattutto i turisti. Ergo, l’aumento delle presenze durante le stagioni vacanziere detterebbero non solo la moltiplicazione delle bici in circolazione, ma anche una certa importazione della cultura dello spostamento su due ruote e non solo su quattro. Quello che la Questura ha appurato con le proprie analisi preventive è lo scarsissimo uso delle bici per gli spostamenti a scuola (bambini e giovani) o per lavoro (adulti) e una preponderante preferenza nei confronti dell’aspetto ricreativo.

La cultura del traffico
L’investimento nella cultura nel traffico, passa attraverso le scuole, e, la rappresentante della Polstrada ha reso noto che vi sono tante iniziative a livello di elementari, medie-superiori e di Scuola guida, per insegnare il corretto comportamento nel traffico, i vantaggi degli spostamenti in bici, la necessità di essere prudenti e di tenere in considerazione i pedoni, come pure la buona educazione e il rispetto nei confronti di chi sta in sella dal momento che è preponderante la mentalità dell’automobilista da padrone indiscusso della carreggiata, che come tale scoraggia la voglia di mettersi a pedalare per città. Urge secondo la questura il potenziamento dell’infrastruttura ciclistica e la creazione di quante più zone da 30 chilometri all’ora a traffico limitato, che come dimostrato anche a Pola, risultano essere immuni dagli incidenti stradali. Si apprende che il 2023 ha comunque notificato una crescita di incidenti che hanno coinvolto i ciclisti (costituendo il 5,47 per cento dei sinistri complessivi), rispetto al 2019 (con il 4,40 p.c.) e che pure gli anni di crisi epidemica sono risultati piuttosto accidentati per la categoria in parola. Quanto è sicuro muoversi a Pola in bici? Lo mostra, in parte, la statistica dal 2018 al 2023: soltanto il 15,65 per cento dei ferimenti capitati ai ciclisti sono risultati di natura grave, e nel 72 p.c. dei casi sono stati riportati da cittadini residenti (non da vacanzieri); nel 99,9 per cento ovvero nella quasi totalità dei casi gli incidenti si sono verificati sull’asfalto, soltanto il 3 p.c. in condizioni di pioggia (quando la bici resta solitamente in garage), e l’88,4 per cento durante le ore diurne. Nella misura del 78,6 p.c. i responsabili degli incidenti capitati ai ciclisti sono i ciclisti stessi, a causa della guida a velocità elevata e manovre maldestre, soprattutto su rettilinei e all’altezza di incrocio. I ciclisti più coinvolti in incidenti secondo età sono quelli tra i 31 ed i 50 anni, mentre coloro che solitamente riportano le ferite più gravi sono di età superiore ai 55 anni, anziani soprattutto.

I falsi pregiudizi
A completare il discorso sulla micromobilità con bici e prospettive future per Pola anche Ingrid Bulian, viceassessore all’urbanistica e la consulente Iva Ivančić che hanno parlato della necessità dell’adattamento dei piani ambientali in funzione dei progetti per la costruzione dell’infrastruttura necessaria alla mobilità ciclistica in quanto sostenibile. Come creare un ambiente urbano percorribile? Le linee guida sarebbero le seguenti: adeguare all’uopo la pianificazione urbanistica, collaborare con altre città per uno scambio di soluzioni, pianificare sempre più zone a traffico ridotto, far sì di sviluppare un atteggiamento di rispetto ambientale e stimolare la volontà di fruire della bici sia come necessità lavorativa sia ricreativa. Per compiere tutto ciò a Pola va sfatata tutta una serie di falsi pregiudizi: non è vero che le strade sono troppo strette da impedire il tracciamento di piste percorribili; non è vero che il ciclismo non sia adatto alle città più o meno grandi; non è vero che la bici è consona solo in pianura, che sia una abitudine per soli olandesi e danesi; che in bici non si possa andare a far spesa; che il clima di Pola non sia adatto a pedalare; che la bici non sia buona per le famiglie con prole, come del resto, non è nemmeno vero che un modello di traffico ciclistico sia adatto ad ogni dimensione urbana. Ogni città è un caso specifico. Così anche Pola. Che dovrà pensare da sola alla creazione di un proprio modello personalizzato.

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