Pola. Il Museo storico e navale ora si occupa anche di… paletti

Erano stati posti come dissuasori per gli automobilisti che salivano in colle Castello, ma erano talmente malfunzionanti che l’istituzione ha deciso di toglierli

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Pola. Il Museo storico e navale ora si occupa anche di… paletti
Le tracce dei dissuasori spariti sulla strada che porta al Castello Veneziano. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

Museo della storia, della storia navale e della storia dei… paletti. L’Istituzione che alloggia dentro Il Castello veneziano di Pola allarga il campo dei settori, di ieri e di oggi, che rientrano e non rientrano nell’elenco delle attività di ricerca, documentazione e divulgazione scientifica. La storia dei pali di metallo di cui sopra è quella “specifica” che sta facendo perdere la pazienza e constatare che l’idea (municipale), di sbarrare l’accesso ai veicoli nell’area più elevata di Pola è stata un bel fiasco, la prova lampante di come spendere finanze pubbliche in requisiti urbani che a nulla servono e di cui manco l’istituzione insediata ha fatto richiesta e avrebbe voluto ricavarne utilità. Brevemente detto, i dissuasori sono spariti, anzi, finiti per essere depositati assieme ai reperti storici nel magazzino museale, perché la direzione si è letteralmente stufata di riparare e riparare, avvitare, inchiodare collocare e ricollocare quello che i vandali e gli automobilisti impazienti hanno spiantato e fatto rotolare giù dal pendio in direzione di via Castropola. L’esperimento (municipale) è finito. Resta la tabella di divieto d’accesso sul colle per i non provvisti di permesso, che non si sono ancora accorti del via libera capitato nel bel mezzo dell’estate, in barba alle guardie (municipali), che ancora non sembrano pattugliare da queste parti con il bigliettino della multa in mano. Ma ogni cosa a suo tempo. Se questa è la storia del quotidiano in breve, quella più in esteso illustra molto meglio i fatti strani e bizzarri che capitano a Pola in virtù di una politica (municipale), che sperimenta nuove tecniche di gestione degli spazi urbani, carreggiate e parcheggi in primis. Dalla direzione del Museo avrebbero ora tutto il diritto di recitare il “Te l’avevo detto io”. Come da preavviso rivolto agli addetti ai lavori (municipali), i paletti di sbarramento con meccanismo pieghevole non sono durati manco il tempo di venire allestiti.

Un rimedio sbagliato
Era l’inizio del 2023, esattamente febbraio, quando gli habitué dei posteggi in area storica già s’impegnavano ad allenarsi a piegare e a neutralizzare l’impertinente meccanismo (municipale) anti-salita al Castello. E il direttore del Museo storico e navale istriano, Gracijano Kešac, conferma che il rimedio non si è mai dimostrato efficiente. “I vandalismi si sono susseguiti seduta stante, mentre noi non siamo più in grado di intervenire ogni giorno per riattivare gli ostacoli alle macchine. Siamo stati proprio costretti a rimuoverli. D’altra parte, questo mancato funzionamento ha presentato il proprio lato positivo. La stagione degli eventi concertistico-culturali dell’estate 2023 avrebbe avuto grandi difficoltà di funzionamento, nel caso in cui il meccanismo di chiusura fosse rimasto funzionante. E la nostra preoccupazione iniziale è andata gioco forza scemando”. Difatti, la logistica necessaria ad accompagnare tanto di programmi anche con protagonisti di fama e numeroso pubblico è oltremodo esigente. Qualora questi paletti – ben lontani dal ponte levatoio del maniero – avessero svolto la loro funzione, gli automezzi pesanti e i furgoni con attrezzature da scaricare e sistemare all’interno sul palcoscenico, gli staff di manager e accompagnatori da ospitare per eseguire gli allestimenti avrebbero dovuto andare ogni volta alla ricerca delle chiavi in direzione, per dare il via alle loro complesse manovre di sbarco. Oppure effettuarle a distanza lanciandosi in una missione di trasloco impossibile. Il male, dunque, non è venuto per nuocere, quanto per complicare una situazione più del necessario.

Appiedati sì, motorizzati no
L’area attorno al Castello, è ora riuscita a conservare una certa libertà e non è stata invasa dalle macchine, grazie a un regime (anche questo municipale) che comunque proclama l’area off limits per tutti, fatto salvo per un unico furgone al servizio del Museo e gli automezzi d’intervento. Si ricorderà che la regola, severissima, era subentrata dopo una situazione inaccettabile per un’area storica. Non era stato un parcheggio vero e proprio quello spazio davanti al Castello, che, anni or sono, la Pula parking aveva sempre fatto pagare in base a salatissimo tariffario appioppato al nucleo storico cittadino, quanto una superficie di pietre e polvere, che per molti aveva rappresentato il posto più strategico per eclissarsi e a cui ricorrere allo scopo di raggiungere il centrocittà in maniera assolutamente indolore. Tutti vi si infilavano sopra, con e senza permesso, negli stalli previsti e non, in mezzo all’erba e all’area da passeggiata, in maniera più o meno irriverente. E le autorità si erano stufate al punto da dire basta. Su per il Clivo del Castello non ci sale più nessuno. Stop e basta. Gli appiedati sì i motorizzati no.

La soluzione di compromesso
Giunti a questo punto di sparizione definitiva dei paletti (municipali), non resta che attendere che questi motorizzati si accorgano davvero della ripristinata area di manovra. Tanto vale ora ascoltare la soluzione di compromesso suggerita dai bastioni del Castello, per voce di Gracijano Kešac: lasciare una decina di posti macchina per chi abita in cima al colle, fissare i dissuasori soltanto davanti alla superficie erbosa della tanto voluta, decente passeggiata attorno al Castello e da lasciare accessibile il tratto prima gestito dalla Pula parking sotto gli alberi per i servizi tecnici e la logistica degli eventi. Sono proposte innocue e non dispendiose, che certe orecchie (municipali) potrebbero prendere in considerazione.

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