Pescheria. Sardelle in grande quantità

Un chilogrammo di pesce azzurro fresco viene a costare tra i 3 e i 4 euro. Buona anche l’offerta di triglie

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Pescheria. Sardelle in grande quantità
L’offerta di pesce è molto buona anche in autunno. Foto: DARIA DEGHENGHI

Da novembre a Pasqua, la pescheria del mercato coperto soffre dello stesso male che perseguita tutti i locali commerciali del centrocittà tranne forse i bar (ma neanche tutti). Il male è quello dello svuotamento dei centri storici, l’altra faccia del trasferimento dei residenti e dei commercianti alle periferie urbane, a sua volta conseguenza della trasformazione degli alloggi in appartamenti turistici, seconde case, ostelli, insomma immobili disabitati per gran parte dell’anno. Ma non staremo qui a lamentarci degli effetti collaterali della turistificazione perché le origini del fenomeno si trovano altrove, probabilmente in ambito fiscale. Quello che ci preme ora è un senso di profonda desolazione alla vista di una pescheria effettivamente molto ben attrezzata, altrettanto ben rifornita di pesce ma sconsolatamente deserta come se esistesse soltanto per il turista di passaggio e non servisse alla città che l’ha edificata e la mantiene. I clienti si contano sulle dita della mano anche ad aspettarli decine di minuti e poi la spesa è comunque modesta, come sono modeste le retribuzioni e il potere d’acquisto. Non giova alla situazione generale il fatto che ormai il pesce si compra anche nei centri commerciali, e non è nemmeno cattivo perché i contratti con i fornitori sono stati aggiornati a garanzia di freschezza e reperibilità regolare. Insomma, tenere un banco in pescheria è un’attività che paga solo per quattro o cinque mesi l’anno – ci dicono chiaro e tondo i commercianti – mentre il resto dell’anno, da novembre a Pasqua – si campa di quella che si farebbe prima a chiamare “elemosina” piuttosto che guadagno. Non stupisce dunque che in estate i prezzi salgano alle stelle: si tratta solo di recuperare il tempo e il soldi persi in inverno.

Eppure anche in queste condizioni l’offerta non è per niente male e anzi, chi si ostina a passare in pescheria la mattina è quasi certo di trovarci tutto quello che serve per gratificare il senso del gusto, pesce o molluschi che siano. Non essendo ancora tempo del fermo pesca, che verrà da qui a un paio di mesi, il pescato di sardelle è abbondante e i prezzi lo confermano: un chilo di pesce azzurro fresco costa tra i 3 e i 4 euro, in pratica l’equivalente delle 20 e 30 kune di una volta, quindi lo stesso prezzo che eravamo soliti pagare prima o quasi, con una maggiorazione appena percettibile dovuta all’inflazione o al caro carburanti. Sardelle a parte, in questi giorni conviene fare rifornimento di triglie: un ottimo pescato di pesce di qualità da pagarsi 4, 6, 8 e fino a 18 euro a seconda delle dimensioni perché la qualità e il prezzo vanno a braccetto in ordine crescente. Ed ecco gli altri prezzi: suri o sauri, come si preferisce, costano 3 euro il chilogrammo, le salpe 4, i cefali 5, i naselli 4, 6 o 10 euro, i polipi e le seppie 10 e 13 euro, i calamari da 20 a 28 euro (ma i più cari sono spettacolari). Orate e branzini si vendono a partire da 10 a 26 euro, le sogliole costano tra i 17 e i 24 euro, il tonno 20, il salmone 22, come le capesante. Piccoline, le razze vengono solo 7 euro. La star del giorno? Il pesce San Pietro o Zeus faber nella terminologia scientifica, un tipo solitario che predilige i fondali sabbiosi e l’oscurità, fuggendo il “chiasso” del resto del mare. Il prezzo? Trenta euro tondi il chilogrammo, come si conviene.

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