Occupazione e inclusione con il Fondo sociale europeo

Conferenza e tavola rotonda alla Comunità degli Italiani di Pola sui progetti regionali di sviluppo socio-sanitario

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Occupazione e inclusione con il Fondo sociale europeo
I relatori della tavola rotonda : la moderatrice Isabelle Vidajić, Jasna Vekić, Dean Perković, Gordana Antić, Maja Milevoj e Sanja Radolović. Foto: DARIA DEGHENGHI

Conferenza e tavola rotonda sui progetti istriani di sviluppo socio-sanitario sostenuti con i mezzi del Fondo sociale europeo (FSE) che promuove l’occupazione, la mobilità dei lavoratori, l’inclusione sociale e la resilienza alla povertà con investimenti nella formazione, nella capacità istituzionale e nell’efficienza della pubblica amministrazione. Dopo una serie di presentazioni e dibattiti di ordine puramente tecnico-specialistico seguita alla cerimonia inaugurale alla presenza del presidente della Regione Boris Miletić, la conferenza è terminata con una tavola rotonda di più agevole comprensione a un pubblico di non iniziati, che ha portato al centro del dibattito gli esempi di buona pratica di maggiore successo. Protagonisti del dibattito esponenti del settore pubblico e privato, enti e società che operano in campo socio-sanitario, formativo e amministrativo. Ecco le esperienze dei soggetti che hanno tratto maggiore beneficio dal FSE nel corso del quadro finanziario settennale in corso. Per quanto attiene l’occupabilità, l’Università degli studi di Pola ha raggiunto il massimo successo nella fondazione del corso di laurea in infermieristica, ma anche nei corsi di informatica (programmazione) e didattica dell’informatica: entrambi sfornano professionisti immediatamente occupabili che grazie ai programmi di collegamento tra Università e mondo del lavoro hanno il privilegio di trovare impiego prima ancora di portarsi a casa la laurea. Tuttavia, stando a Sanja Radolović dell’Ateneo di Pola, l’incapacità dell’Università e dell’istruzione medio-superiore di generare personale richiesto sul mercato del lavoro è una missione, che nonostante gli sforzi stenta a produrre gli effetti desiderati.

Personale medico, primi risultati
Con i soldi del FSE, la Medicina d’urgenza in Istria si è guadagna cinque specialisti, e si spera di poterli trattenere – ha detto l’assessora Gordana Antić – riconoscendo il fatto che gli enti regionali non hanno mezzi per costringere i medici e le infermiere a restare nella sanità pubblica (tanto è vero che la Corte costituzionale ha messo fine ai contratti capestro per gli specializzandi) per cui deve fare leva su iniziative finalizzate a… corteggiarli, altrimenti tendono a scappare in cliniche private o anche all’estero. Per importare invece il personale medico dai Paesi non UE, i procedimenti di equipollenza delle lauree sono eccezionalmente complessi e duraturi, tanto che bisogna cominciare a studiare un modello di “equipollenza con procedimenti d’urgenza”, come hanno già fatto altri Paesi dell’UE che accusano la stessa fuga di cervelli della Croazia.

L’esempio di Sanvincenti
La Croce rossa polese assiste circa 200 anziani soli che hanno difficoltà a muoversi sul territorio di Pola e dei Comuni limitrofi con i contributi del FSE, un servizio, stando a Jasna Vekić, della massima importanza per due motivi: l’incapacità degli anziani di pagarsi la casa di riposo, ma anche la preferenza che tutti dichiarano di avere per restare a casa loro con una minima partecipazione degli assistenti a domicilio pagati con soldi pubblici per andare a trovarli una, due o tre volte alla settimana. Il Comune di Sanvincenti è forse l’ente-simbolo del successo nell’europrogettazione quando si parla esclusivamente del FSE perché con la sua capacità di calamitare nella località istriana la bellezza di un milione di euro è diventato il secondo Comune in Croazia per investimenti nel campo della cultura in un anno. Come? Il Comune ha semplicemente raccolto tutte le sue associazioni civiche, gli artisti, le istituzioni, le società culturali, i festival, che, presi singolarmente, non avevano alcuna possibilità di compiere il passo decisivo: imparare a guadagnarsi i soldi per centinaia di attività culturali che ora elevano la prosperità del Comune a livelli finora inarrivabili.

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