I conti cambiano la verdura in tavola

L’offerta è ancora pressoché invernale, ma tra le bancarelle del mercato c’è già aria di primavera

0
I conti cambiano la verdura in tavola
Sono tornati i gerani (zonali e pendenti). Foto: DARIA DEGHENGHI

Chi l’ha detto che non esistono più le mezze stagioni? A momenti sembra che non ve ne siano altre. In marzo, tuttavia, siamo proprio nel mezzo della… mezza stagione. Al mercato ortofrutticolo in piazza del Popolo regna ancora la calma piatta, tipica dell’inverno (mancano ancora gli ortolani e i rivenditori stagionali), ma in compenso c’è un sentore del risveglio primaverile. Le bancarelle sono ancora semideserte, la scelta degli ortaggi è ancora tipicamente invernale, la clientela continua a scarseggiare, ma in cambio sono tornati i fiorai con i gerani e le altre piantine da fiore annuali e sono tornate le mimose ad accendere in anticipo i colori della bella stagione in arrivo. I fiorai sono sempre forieri di primavera, ma ormai lo sono anche le temperature, sensibilmente più elevate rispetto a qualche settimana fa. Anche se il sole si nasconde dietro alle nuvole, ormai si registrano 16-17 gradi di massima. A questo punto, come conferma dell’incipiente primavera, mancano solo i germogli spontanei del sottobosco: asparagi selvatici, pungitopo e luppolo. Ma è proprio una questione di giorni.
Le scorte della verdura e della frutta di stagione si stanno via via esaurendo. Sono mesi che si campa di cavoli e ortaggi a foglia verde, tra l’altro a costi sempre più elevati, nonostante la modestia degli alimenti: i porri costano tre euro, le bietole quattro, come il cavolfiore e i broccoli. Di conveniente c’è solo la verza e il cavolo cappuccio, generalmente venduto a 1,33. La barbabietola costa 2,12 euro, la cipolla rossa 2,66, il radicchio di Chioggia 3 euro, mentre il Verona e il Gorizia, pregiati, si trovano in vendita dai quattro euro in su con punte di 6 e 8 euro davvero difficili a spiegarsi. Nel caso si fosse nell’incertezza, basta fare di conto e la verità viene subito a galla: 8 euro fanno 60 delle vecchie kune e se memoria non c’inganna, il radicchio rosso di qualunque varietà, per pregiata che sia, non era mai costato più di 40 kune il chilogrammo. Ma quelli erano altri tempi. La pandemia, la guerra, la siccità, l’inflazione e la crisi dei carburanti hanno cambiato le carte in tavola.
Anche la frutta di stagione fredda comincia a scarseggiare. Gli agrumi sono decisamente agli sgoccioli, tant’è vero che non è più facile come prima fare provvista di arance e di mandarini di qualità medio-alta. In ogni caso ci vogliono due euro di spesa per chilogrammo di merce. Le mele non mancano. Basta un euro e mezzo per un chilo di qualità discreta, ne servono due o due e mezzo per un chilogrammo delle varietà più pregiate. Ultimamente le Pink Lady o Pink Cripps, che in origine vengono dall’Australia (sono state selezionate nel 1973 allo Stoneville Research Station del Dipartimento dell’agricoltura australiano da un felice incrocio di varietà tradizionali locali), sono molto apprezzate dai buongustai a tutte le latitudini. Due euro e mezzo o, insistendo a convertire il valore della merce in kune, fanno 19 kune per un chilogrammo di frutta. Trattandosi di mele, siamo decisamente fuori dalla categoria della convenienza.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display