Salvore. I conservatori dicono no alla diga frangiflutti

Marko Uhać, della Sovrintendenza ai beni culturali: «Sarebbe come costruirne una nel bel mezzo dell’Arena di Pola»

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Salvore. I conservatori dicono no alla diga frangiflutti

“Pollice verso” per la futura diga del porto di Salvore, sulla quale i pescatori locali facevano affidamento per salvare le loro barche dal maltempo.

Stando a Marko Uhać, della Sovrintendenza ai beni culturali di Pola, “sarebbe come costruire una diga nel bel mezzo dell’Arena di Pola”. Dunque, almeno per il momento, del progetto non se ne fa nulla. A Salvore a proposito c’è molta delusione, perché il porto è insicuro ed esposto ai venti di libeccio, ponente e maestrale.

Il nuovo molo di Salvore

Serve una diga frangiflutti, ma sulle tracce di quella vecchia non la si può proprio costruire. L’area di Salvore è una delle zone più ricche sotto il profilo archeologico e il suo porto è uno dei pochi che non possono essere toccati dal cemento. La recente costruzione del molo pescatori, con i fondi dell’Unione Europea, è stata possibile soltanto perché gli archeologi sul posto non hanno trovato nulla di rilevante. Ma l’area in cui ancora oggi sono presenti le tracce dell’antica diga e la zona circostante sono importantissime dall’aspetto archeologico.

Danilo Latin, presidente del Gruppo d’azione locale per la pesca (FLAG) si è detto molto deluso, perché sotto il profilo tecnico e ingegneristico le soluzioni alternative per riparare il porto di Salvore ci sarebbero.
Molto più cauto Doriano Labinjan, a capo dell’Autorità portuale di Umago – Cittanova, perché determinati progetti, senza il nullaosta dei conservatori non si possono fare. Comunque l’Autorità portuale ha espresso soddisfazione per i lavori che da poco si sono conclusi al porto di Salvore, dove i vecchi piloni di cemento armato sono stati demoliti con delle esplosioni controllate per poi essere sostituiti con dei nuovi. Sui piloni di sostegno, conficcati sul fondale a più di 5 metri di profondità, sono stati quindi collocati gli elementi prefabbricati del molo. Ma in quel tratto di mare non c’erano reperti di natura archeologica.

Doriano Labinjan

Un progetto da rivedere
L’anno scorso, dopo la chiusura delle gare d’appalto, l’Autorità portuale aveva avviato i lavori di ammodernamento dello scalo, oggi base della Guardia costiera e dunque d’importanza strategica per la Croazia. Un investimento annunciato già nell’agosto del 2018 dal governo del premier Andrej Plenković, quando a Salvore il Ministero dell’Agricoltura e della Pesca – Amministrazione della pesca, aveva assegnato 5,1 milioni di kune derivanti dalla misura I.23./I.24. del programma operativo europeo “Porti di pesca, punti di scarico del pesce, mercati del pesce e protezione dei porti”. Col passare degli anni, infatti, il porto era diventato troppo stretto per ospitare tutti, considerando anche l’aumento della flotta peschereccia, con imbarcazioni sempre più grandi. Di conseguenza, cambiare era diventato d’obbligo. Il porto ora ha tutto, dall’illuminazione pubblica all’isola verde, dalla videosorveglianza ai box per i pescatori. L’ investimento totale (compresa la sovrintendenza e l’indennizzo per il consulente per i progetti UE) è costato circa 5,8 milioni di kune. Salvo i 5,1 milioni di kune di fondi europei, la rimanenza era stata coperta dalla Regione istriana, dalla Città di Umago e dall’Autorità portuale di Umago – Cittanova.

Ma ora il porto ha bisogno della diga nella sua parte meridionale, che a quanto pare, non si farà. Non almeno nel punto previsto in un primo momento. Un progetto, quindi, tutto da rivedere.

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