Portolongo un risultato delle delibere illegali?

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Portolongo un risultato delle delibere illegali?

ALBONA | Quante delibere proposte ai consiglieri cittadini dall’esecutivo della Città di Albona negli ultimi 10 o 15 anni erano illegali? A chiederselo sono stati sette consiglieri dell’opposizione ieri, durante la riunione del Consiglio cittadino di Albona, nell’ambito del dibattito legato alle modifiche e integrazioni al Piano ambientale della Città di Albona.

Dopo gli interventi in cui l’opposizione ha dimostrato di avere buoni motivi per dubitare nella legalità degli atti della Città riguardo a una serie di documenti di pianificazione territoriale, compresi quelli per la realizzazione delle zone di sviluppo turistico a Portolongo, alla quale si oppongono pure molti cittadini, il punto è stato tolto dall’ordine del giorno e rimandato a un’altra riunione consiliare.

Portolongo rimane “verde”

“È ovvio che le modifiche e integrazioni non siano state illustrate bene. Tuttavia, vorrei che fosse chiaro a tutti che la Città ha proposto in questo documento di trattare la questione di Portolongo separatamente”, ha reagito alla fine del dibattito il sindaco albonese Valter Glavičić (DDI), confermando quanto esposto precedentemente da Anamarija Lukšić, assessore all’Assetto territoriale della Città di Albona, nell’ambito della presentazione dell’atto. 
Secondo l’assessore Lukšić, in accordo con quanto proposto dall’esecutivo, le aree scelte per le due zone di sviluppo turistico di Portolongo sarebbero rimaste con la delibera discussa ieri in Consiglio quello che sono ora, aree verdi.
“In questo caso abbiamo deciso di avvalerci della possibilità prevista dalla Legge sull’assetto territoriale secondo la quale le autonomie locali non sono tenute ad adattare ogni parte dei loro piani ambientali a quello della Regione di cui fanno parte. Nel caso di Portolongo, questo significa che i terreni che dovrebbero entrare a far parte delle zone in questione rimangono, in questa delibera, aree verdi. Inoltre, eventuali modifiche del Piano ambientale ed eventuali interventi edili a Portolongo dipenderanno dalle decisioni future del Consiglio cittadino”, ha detto l’assessore Lukšić.

La Città non rispetta il Consiglio

È seguita la reazione dei sette consiglieri dell’opposizione: Tanja Pejić, Silvano Vlačić e Darko Martinović (Indipendenti insieme), i rappresentanti dell’SDP, Željko Ernečić, Daniel Mohorović e Neel Rocco, e Jasminka Radolović, della lista indipendente di Nevina Miškulin.
In una loro conclusione, preparata per iscritto in anticipo, hanno deciso di chiedere all’esecutivo di rinunciare alla delibera proposta e alle quinte modifiche e integrazioni al Piano ambientale della Città di Albona, come pure di annullare le procedure e la compilazione avviate per una serie di altri documenti di pianificazione territoriale, quelli per le zone di sviluppo turistico a Šikuli e a Portolongo, per Porto Albona, come pure per Albona e Fratta.
Lo hanno fatto non solo perché dubitano della legalità degli atti in base ai quali le procedure menzionate sono state attuate, ma anche perché la Città non ha avvisato il Consiglio cittadino di una risposta dell’Alta Corte amministrativa indirizzata (anche) ai consiglieri cittadini in seguito a un invito avanzato in aprile allo stesso organo da parte dell’opposizione consiliare. Quest’ultima aveva, infatti, chiesto alla Corte di valutare la legalità delle delibere approvate dalla maggioranza del Consiglio cittadino dal 2016 in poi e legate alle modifiche e integrazioni del Piano ambientale della Città di Albona, tra cui quelle relative a Portolongo.
Nel suo comunicato, pervenuto all’indirizzo dell’amministrazione cittadina il 9 maggio, la Corte infatti invita la Città a esprimersi entro 15 giorni riguardo alla regolarità delle delibere elencate nell’invito dell’opposizione consiliare. Secondo l’opposizione, con la decisione di non avvisare il Consiglio cittadino della risposta del Tribunale menzionato, la Città ha dimostrato di non rispettare i consiglieri cittadini né la cittadinanza stessa.

E le acque reflue?

“Sarebbe molto irresponsabile da parte nostra votare per questa delibera se dubitiamo della legalità degli atti che hanno portato alle quinte modifiche e integrazioni al Piano ambientale”, è intervenuto Daniel Mohorović (SDP) reagendo alle parole di Vesna Šćira Knapić (DDI), la quale ha invitato i sette consiglieri dell’opposizione a votare per la delibera innanzitutto “per non fermare lo sviluppo di Albona e per non compromettere la realizzazione del progetto di ricostruzione del sistema di smaltimento delle acque reflue per l’agglomerato Albona-Arsia-Porto Albona”, per l’avvio del quale è necessario approvare il Piano d’assetto urbanistico per Porto Albona e le modifiche al Piano ambientale albonese entro il marzo 2019.

L’opposizione non ha, comunque, voluto cedere ricordando che era arrivata dalle sue file l’iniziativa di avviare il progetto menzionato e dicendo che è inammissibile il fatto che la Città non abbia avvisato i consiglieri dell’informazione ricevuta dall’Alta Corte amministrativa.
“Una volta Albona non era così. Non so quando la Città abbia iniziato a lavorare in questo modo. Sarà stato nel momento in cui sono iniziati i preparativi per le zone di sviluppo turistico a Portolongo o poco prima”, è intervenuto Silvano Vlačić (Indipendenti insieme), secondo il quale, sarebbe giunto il tempo per iniziare a correggere gli sbagli commessi (anche) dall’ex amministrazione cittadina.
Nel rispondere, il sindaco Glavičić ha ribadito che la Città non avrebbe mai rischiato la bocciatura delle modifiche e integrazioni proposte e il conseguente rallentamento delle procedure importanti per lo sviluppo di Albona proponendo nel documento presentato ai consiglieri anche l’approvazione delle zone di sviluppo turistico a Portolongo, interpretate da molti come cementificazione della costa meridionale di Albona, un angolo del territorio albonese ancora intatto. Per quanto riguarda la decisione di non avvisare l’opposizione dell’informazione dell’Alta Corte amministrativa, Glavičić ha voluto attribuire le colpe alla presidente del Consiglio, Eni Modrušan (DDI), la quale ha però confermato nel corso della seduta di non aver “ricevuto alcuna notifica da parte della Corte in questione”.

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